Ecofin infuocato con la Germania che propone di tornare alla vecchio accordo Parigi-Berlino di 500 miliardi. Italia isolata mentre cresce il fronte del no al piano della Commissione da 750 miliardi.
Che la proposta della Commissione Ue guidata da Ursula Von der Leyen, di 750 miliardi di euro ripartiti tra i 27 Paesi dell’Unione – 500 miliardi a fondo perduto e 250 miliardi in prestiti – avrebbe incontrato le ostilità dei cosiddetti Paesi frugali (Danimarca, Svezia, Olanda e Austria) lo si sapeva. Ma che l’Italia, dopo un lungo braccio di ferro, vedesse la posizione della Germania scostarsi proprio nel momento più critico è stata una – brutta – sorpresa. Il primo incontro dell’Ecofin a Bruxelles ha mostrato le crepe di un’Unione spaccata su più fronti. Non solo si contesta l’alta cifra della liquidità messa a disposizione, garantita dal bilancio 2021 della Commissione ma anche la ripartizione tra gli Stati. Ma procediamo con ordine: la riunione si è aperta con l’annuncio del Ministro delle Finanze tedesco, il socialista Olaf Scholz che, spalleggiato dalla Cancelliera Angela Merkel, vuole tornare al vecchio patto proposto con il Presidente della Francia Emmanuel Macron di un fondo da 500 miliardi di euro.
Come spiega HuffingtonPost, ufficialmente il dietrofront è un tentativo di mediazione, in realtà il Governo Merkel sta subendo in patria le pressioni di un’elargizione considerata troppo “benevola” con i Paesi del Sud dell’Ue. Il Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, collegato in videoconferenza, capisce che la situazione si mette male e ribadisce: “La proposta non va ridimensionata, l’Italia sta preparando un ambizioso piano per gli investimenti e le riforme”. Ma il sasso è stato lanciato dai tedeschi è vengono a galla tutti i malumori Ue: i flachi del Nord vogliono un ridimensionamento e che i fondi in prestiti siano maggiori di quello a fondo perduto. In più, i Paesi dell’Ue devono impegnarsi a presentare un piano di riforme economiche che sarà ad ogni modo controllato da Commissione e Bce. Il Ministro delle Finanze austriaco, Gernot Bluemel, spiega: “Il pacchetto complessivo non è accettabile per noi in termini di volume, ma anche in termini di contenuto. Oggi dobbiamo sapere come e da chi verrà rimborsato il debito”.
Ma non è tutto: si contesta anche la divisione dei fondi. Dopo l’Italia – secondo la proposta della Commissione – il Paese che beneficerà dei fondi sarà la Spagna, con 140 miliardi, terzo la Polonia. E proprio su Varsavia si è concentrata l’ira: nonostante il Paese non sia stato particolarmente colpito dalla pandemia dovrebbe ricevere 64 miliardi, contro il Belgio – che ha avuto il più alto tasso di mortalità pro-capite nell’Unione – che avrà poco meno di 6 miliardi di euro. Critiche anche da Irlanda, Lituania e Ungheria, con il Ministro delle Finanze del Governo di Victor Orban, Mihaly Varga, che sbotta: “Proposta fatta su misura per aiutare gli Stati membri del Sud”. Il Vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, cerca un compromesso: “E’ la prima discussione: non è sorprendente che ognuno abbia detto la sua, sulle dimensioni del fondo, la ripartizione tra sussidi e prestiti, le condizionalità”. Eppure i tempi sono davvero stretti: il 19 giugno, in videoconferenza, si incontreranno i Capi di Stato, mentre per fine luglio è attesa la decisione finale. Il cambio di passo della Germania – e il silenzio di Macron – pesano per l’Italia: la fronda dei Paesi contrari è più forte di ieri.
La Bce, guidata da Christine Lagarde, ha rilanciato gli acquisti di debito e aumentato di 600 miliardi il Pepp portandolo ad un totale di 1350 miliardi di euro. Ma non è tutto: la Bce potrà acquistare i titoli per l’emergenza Coronavirus fino a fine giugno 2021 e non più – come stabilito in precedenza – fino a dicembre 2020. Il Pepp proseguirà finché la Bce non considererà finita la crisi economica legata al Coronavirus. Restano inoltre invariati i tassi d’interesse. Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea si è dichiarato pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti a seconda della situazione di ciascun Paese membro. L’ideale – stando alle dichiarazioni – è l’impegno verso la “simmetria”. Anche sul questo fronte prosegue lo scontro: come spiega Il Corriere della Sera le mosse della Bce – che aveva iniziato ad acquistare in maniera notevole i titoli di Stato di Francia, Italia e Spagna – avevano attirato le ire dei tedeschi. Un punto importante quello dell’entrata a piedi uniti della Corte Costituzionale tedesca nella vita delle Istituzioni Europee, che rischia di compromettere la vita stessa dell’Ue e della sua moneta. Sul punto Lagarde era stata chiara e aveva dichiarato: “Abbiamo preso atto di questa sentenza. La Bce è soggetta al diritto europeo, rende conto delle proprie attività ai parlamentari europei, risponde in ultima istanza alla Corte di giustizia Ue”.
La numero uno della Bce ha spiegato che l’obiettivo della Bce è frenare la recessione in Europa. Gli scenari più drammatici – a metà maggio – ipotizzavano una recessione dell’8% dell’area euro. Tuttavia era chiaro già un mese fa che i Paesi Ue sarebbero usciti dai rispettivi lockdown in tempi e modi diversi. “La stabilità dei prezzi è il cuore del nostro mandato, con un’inflazione al di sotto ma vicina al 2%. Dobbiamo intervenire ogni qual volta si manifesti un rischio di restrizione delle condizioni finanziarie” – sosteneva Lagarde riferendosi al Pandemic Emergency Purchase Programme. E ha concluso: “Credo che i termini del Patto di stabilità e di crescita debbano essere rivisti e semplificati prima che si pensi a reintrodurlo, quando saremo usciti da questa crisi”.
Fonte: Il Corriere della Sera, HuffingtonPost
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