Il Governo prepara la legge: chi mostra insofferenza verso gli omosessuali rischia il carcere

Per la Conferenza Episcopale Italiana non è necessaria una legge sull’omotransfobia. Introdurre ulteriori norme rischierebbe di compromettere la libertà di opinione.

 

Oltre alle numerose questioni legate alla ripartenza post Coronavirus, in questi giorni il Governo è impegnato anche su un altro fronte: la lotta all’omotransfobia. Infatti – spiega Open – il 4 giugno è arrivata in Commissione Giustizia alla Camera la legge Zan – Scalfarotto, presentata nel 2018 dal Dem Alessandro Zan. La legge fu scritta per contrastare fenomeni di violenza legati a discriminazioni correlate all’orientamento di genere di un individuo. Lo scopo della proposta dell’esponente del PD è quello di equiparare questo tipo di discriminazioni a quelle legate alla razza, all’etnia o al credo religioso. Se venisse approvata chiunque fosse ritenuto colpevole di reati motivati da stigmatizzazioni legate al sesso o al genere, rischierebbe il carcere.

Ma, proprio dal mondo religioso arriva la più dura opposizione alla legge Zan. Infatti secondo la Cei (Conferenza Episcopale Italiana) introdurre nuove norme significherebbe aprire la porta ad una deriva liberticida. “Guardiamo con preoccupazione una legge sull’omotransfobia perchè reputiamo che introdurre ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide”. Il timore della Presidenza della Cei è che, attraverso questa legge, si voglia limitare la libertà di opinione di chi crede fermamente nella famiglia tradizionale composta da uomo e donna. “Sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia, per essere tale, richieda una mamma e un papà, significherebbe introdurre un reato di opinione”.

La Conferenza Episcopale non sta certo invitando ad ignorare il problema della violenza su omosessuali e transessuali. Ma ritiene sia necessario lavorare sull’aspetto educativo e non punitivo. Per i vescovi è necessario prevenire questi fenomeni persecutori attraverso il confronto, l’apertura, il dialogo e la disponibilità ad incontrare l’altro. I vescovi – riferisce Il Messaggero – hanno preso posizione in modo netto contro ogni forma di discriminazione che, secondo la Chiesa, costituisce una violazione della dignità umana, la quale deve sempre essere tutelata. Tuttavia – puntualizza la Conferenza Episcopale – nell’ordinamento giuridico dell’Italia esistono già adeguati presidi per contrastare comportamenti violenti.

Un metodo che punta sull’educazione e la prevenzione, dunque. Sistema che, a ben vedere, gli stessi esponenti del Partito Democratico hanno sempre promosso dando battaglia a chi, invece, da anni parla di pene severe e legittima difesa.

 

Fonte: Open, Il Messaggero

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