Dopo due mesi di lavoro è stato presentato il piano per il rilancio economico della squadra guidata da Vittorio Colao. Gelo del Premier Conte che preferisce guardare agli Stati Generali previsti in settimana.
Nella giornata di ieri ha visto la luce, dopo due mesi di lavoro, il piano del Comitato Tecnico guidato dal manager Vittorio Colao, denominato “Iniziative per il rilancio dell’Italia 2020-2022”. Come spiega Il Fatto Quotidiano, il piano verte su tre pilastri su cui si fonderà l’economia italiana del domani: digitalizzazione, rivoluzione verde, parità di genere ed inclusione. Sono in tutto 102 proposte di rilancio. Ci sono degli interventi che il Comitato ritiene come il rinvio del pagamento del saldo delle imposte del 2020, la depenalizzazione per il datore di lavorose si verifica una contagio Covid in azienda, la promozione dello Smart Working ed una deroga per il rinnovo dei contratti a tempo in scadenza.
Il Comitato, nel suo documento, invita il Governo ad innalzare i fondi per le infrastrutture da 50 a 100 miliardi nei prossimi 18 mesi. Nell’ambito commerciale si consigliano sanzioni agli esercizi commerciali privi di Pos. Due proposte hanno già agitato le acque della Maggioranza: la prima prevede l’emersione e regolarizzazione del contante derivante da redditi non dichiarati a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva; la seconda il rientro dei capitali esteri con una nuova “Voluntary Disclosure”, sempre facendo pagare le relative imposte. Mentre nell’ambito del mondo della cultura si ipotizza la costituzione di un “Fondo Covid” per sostenere economicamente musei, attività culturali e dello spettacolo, parchi e aree protette. Sulla pubblica amministrazione il Comitato si sbilancia: digitalizzazione, rinnovo generazionale e cambio di norme. Quest’ultime dovrebbero prevedere il superamento della “burocrazia difensiva” riformando le responsabilità dei funzionari per danno erariale. Il Comitato chiede poi di valutare alcune possibilità nel mondo Welfare: come il “reddito di libertà“,un contributo per le donne vittime di violenza, sostegni per l’inclusione e parità di genere salariale.
La Maggioranza: il piano Colao subordinato agli Stati Generali
La riunione nella serata di ieri a Palazzo Chigi tra il Capo del Governo Giuseppe Conte e i capi-delegazioni dei partiti ha evidenziato le crepe nella Maggioranza. Che fine farà il piano Colao – atteso da due mesi – con gli Stati Generali? Come ha spiegato la Repubblica, Conte, nonostante il pressing dei Dem, non rinuncerà all’evento a Villa Pamphili a Roma, dove verranno valutate idee per il Recovery Plan da presentare alla Commissione Ue. Ora il gelo tra Palazzo Chigi e il Comitato Tecnico è evidente: della conferenza stampa congiunta, promessa mesi fa, nemmeno l’ombra, mentre l’invito di Colao agli Stati Generali non è neppure arrivato. In videoconferenza ci sarà il Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, mentre sono top secret i nomi delle “menti brillanti” annunciate da Palazzo Chigi. Il mattatore della serata sarà Conte, che gestirà gli interventi e sarà onnipresente durante le tavole tematiche. All’evento mancherà l’ex Presidente della Bce Mario Draghi, che ha già declinato l’invito. Un protagonismo che ha sorpreso molto i capi-delegazione presenti a Palazzo Chigi: Conte non ha tentennato minimamente dinanzi alle dure critiche dei Dem e di Italia Viva, anzi. Il Premier è convinto che mai tra i partiti di Maggioranza ci si possa accordare per defilarlo. Ma mentre serpeggia il malumore tra il PD, con un sibillino Segretario Nicola Zingaretti che dichiara: “Non c’è alternativa alla coalizione di Governo in campo”; parole simili dal Sottosegretario alla Presidenza Andrea Martella ricorda che: “Non c’è alternativa a questo Governo, a questa alleanza, ma potrei dire anche che questo Governo non è possibile senza il Pd”.
Durante la riunione il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha più volte incalzato il Premier: “Decidiamo assieme come spendere i duecento miliardi europei sul tavolo”. Ma ormai Conte sembra viaggiare su un sentiero già tracciato, mal fidandosi sia del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che dei Dem. I partiti della Maggioranza sono dunque al bivio: attendere che la crisi economica d’autunno destabilizzi la fiducia – e il potenziale elettorato . di Conte, rischiando però di andare a picco seguendolo, oppure tentare una sortita subito chiedendo un rimpasto e – in caso di contrarietà – spodestare Conte. Stiamo già correndo verso le politiche?
Fonte: Il Fatto Quotidiano, Repubblica