L’ex Premier, ospite di Giletti sul La7, in una lunga intervista ha parlato dell’esperienza dell’Esecutivo e sul futuro della Maggioranza. Stoccata al Guardasigilli sul caso Basentini.
In una lunga intervista rilasciata a Massimo Giletti, durante il programma “Non è l’Arena”, su La7, il leader di Italia Viva e Senatore Matteo Renzi ha chiesto un deciso cambio di passo all’Esecutivo guidato dal Premier Giuseppe Conte. La pax siglata nelle ultime settimane è saltata a seguito dell’annuncio del Capo del Governo di indire, a partire da mercoledì prossimo, gli Stati Generali dell’Economia a Villa Pamphili in Roma. Un fulmine arrivato a ciel sereno che ha spiazzato Italia Viva e il Partito Democratico, trovatisi, inaspettatamente, sullo stesso fronte per cercare di indebolire il protagonismo e le incursioni del Premier. Dall’evento usciranno le proposte per il Recovery Plan da presentare alla Commissione Ue, bocciando, di fatto, sia il piano del Comitato Tecnico guidato da Vittorio Colao, sia il Piano per le infrastrutture proprio di Renzi e Maria Elena Boschi, che rischiano di trovarsi a mani vuote nel momento più caldo della distribuzione dei fondi proveniente dall’Ue.
Negli studi di La7, Renzi cerca di riprendersi la sua posizione di ago della bilancia nella Maggioranza – senza i voti di IV a Palazzo Madama il Governo crollerebbe – e lancia continui moniti a Conte. Sembra di essere tornati alla vecchia guerra intestina del Governo giallo-rosso, mal digerito dai renziani ma certamente meglio delle urne. Il 30 aprile scorso, proprio al Senato, Renzi pronunciò il famoso discorso: “Non abbiamo negato pieni poteri a Salvini per darli ad altri”, che, di fatto, costrinse il Capo del Governo a rivedere i suoi piani. Ma Conte non è certo quello di un mese fa e la fiducia di cui gode da parte degli italiani – uniti ai continui diktat dei partiti di Maggioranza – potrebbe spingerlo alla clamorosa corsa solitaria. Ha spiegato Renzi: “Questo non è più il mio Governo dove arrivavo pigiavo tre tasti e partiva tutto. Mi assumevo la responsabilità. Oggi c’è una situazione impaludata ed io sono ad un bivio”.
E continua: “O parlo di tutto quello che non va, oppure spingo per qualcosa piano piano vada avanti. Ci sono tante contraddizioni e bisogna trovare faticosi compromessi”. Come aggiunge Adnkronos, per Renzi – al momento – viene prima l’interesse per il Paese: “Io ho dovuto fare l’accordo con gente che ha detto di me le cose più incredibili. Stiamo parlando di persone dalle quali sono profondamente diviso, ma viene prima l’Italia”. Dichiarazioni sibilline che si scostano dalla decisa affermazione di appena pochi giorni fa in cui assicurava che il Governo sarebbe durato sino al 2023. La sensazione è che l’ex Sindaco di Firenze non possa permettersi di andare al voto – con IV data dai sondaggi poco sopra il 3,1% – nè tantomeno voglia rischiare di lasciare l’elezione del successore del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad un Parlamento a trazione leghista-meloniana. Ma qualcosa di traballante nella Maggioranza c’è.
Nel corso dell’intervista negli studi di La7, Renzi, ha parlato anche del caso Francesco Basentini e della crisi strutturale del Ministero della Giustizia guidato dal grillino Alfonso Bonafede. Basentini, dimessosi da capo del Dap – Dipartimento Amministrazione Penitenziaria – a seguito delle rivolte carcerarie del marzo scorso e delle scarcerazioni, causa Covid, di diversi mafiosi, fu nominato nel giugno del 2018, durante il Governo Conte I. Secondo Renzi, tale nomina non fu altro che un “premio” attribuitogli per l’inchiesta denominata “Temparossa”. Basentini nel 2016, allora alla Procura di Potenza, imbastì un’indagine sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, in cui finirono indagati diversi membri del Governo Renzi e che portò alle dimissioni dell’allora Ministro dello Sviluppo Federica Guidi. Ha spiegato Renzi: “Perchè è stato scelto? Ha fatto un’inchiesta assurda, in cui finirono indagati o interrogati metà del Governo di allora. Basentini non è stato in grado di gestire il Dap, ma andava cacciato via molto prima”. E sul voto della doppia sfiducia al Guardasigilli Bonafede, Renzi ricostruisce la sera che ha preceduto il voto, in cui è stato di fatto messo spalle al muro dal Premier: “Quel voto mi è pesato moltissimo. Il Presidente del Consiglio ha detto se ‘Bonafede va a casa, il Governo va a casa’. Avrei potuto vendicarmi, ma avrei condannato il Paese ad una crisi al buio”.
Fonte: La7, Adnkronos
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