Il numero degli italiani che ancora attendono la cassa integrazione risulta essere ben più elevato di quello pubblicato ufficialmente sul sito dell’Ente previdenziale, che si ferma a 420mila. Intanto cresce la preoccupazione per il deficit dell’Inps che, secondo le stime, arriverà a 40 miliardi di euro entro la fine dell’anno.
Numeri ancora drammatici sul fronte del lavoro. Dopo la pubblicazione dei dati Istat che certificano una perdita di 484mila posti di lavoro nei mesi di lockdown, preoccupa la tenuta dell’Inps sul fronte della cassa integrazione. Come spiega QuiFinanza, il Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Ente, Guglielmo Loy, ha calcolato un disavanzo nelle casse Inps di quasi 35,3 miliardi sino ad oggi. Per il 2020, il ricorso massiccio alla cassa integrazione e, al contempo il calo dei guadagni dei lavoratori autonomi e i minori contribuiti, porteranno i deficit previdenziale ad oltre 40 miliardi. Non solo: come ha spiegato Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari Previdenziali, la situazione si aggraverà ulteriormente tenendo conto delle altre prestazioni assistenzialistiche a carico dello Stato: “Con tutte le nuove misure di sostegno causate dall’emergenza Covid-19, tra i vari sussidi, i bonus di 600 euro, la Discolpatevi, la Cig aggiuntiva, la Naspi arriviamo a un costo di 55 miliardi”. Sul caso è intervenuto il Viceministro dell’Economia Antonio Misiani: “Stiamo monitorando la spesa per la cassa integrazione e siamo pronti a intervenire con altre risorse, prima ancora di attivare il programma europeo Sure. Stiamo ai dati Inps del 4 giugno: restano da pagare 420mila beneficiari, il 5% del totale”.
Ma sul numero degli effettivi beneficiari aleggiano dubbi. Come scrive la Repubblica, la platea dei lavoratori in attesa della cassa integrazione dei mesi di marzo ed aprile sarebbero molti di più. Per l’Ente sono 419.670, ma in realtà sarebbero oltre un milione e mezzo. Ma per arrivare a questa cifra dobbiamo procedere con ordine. Sottraendo dai beneficiari potenziali calcolati dall’Ente – ovvero 8,4 milioni di lavoratori – coloro che sono stati già pagati dall’Inps o le cui aziende hanno anticipato la cassa in deroga – ovvero 7,6 milioni – si ottiene una cifra di circa 830.000 lavoratori. L’Inps ha spiegato che non tutte le imprese dove sono impiegati questi lavoratori hanno presentato l’SR41 (il modello per i pagamenti integrazioni salariali), che contiene i dati dei lavoratori effettivamente messi in cassa dalle imprese (non quelli solo ipotizzati al momento della domanda).
I dati spediti dalle aziende all’Inps non sono “potenziali” (cassa prenotata) ma reali con dati sulle generalità, l’Iban e le ore di lavoro. Stando ai dati forniti dall’Inps, sappiamo che i lavoratori con SR41 pagati sono 3.249.249. Il punto è che l’Inps non fornisce il dato complessivo di lavoratori totali da pagare. Un documento interno, arrivato nelle mani di Repubblica, svela che la platea totale è di 4.798.609. Dunque sottraendo i due dati – 4,8 milioni di beneficiari meno 3,3 milioni già pagati – si deduce che i lavoratori in attesa delle risorse ammontano a 1.439.520. E’ possibile che, in questo milione e mezzo, vi siano dei “doppioni” di SR41: questo perchè ogni impresa può inviare all’Ente più di un modello con i nomi degli stessi lavoratori e che, ogni SR41, può contenere un numero imprecisato di dipendenti. L’Inps però non sembra intervenire su tali “doppioni” e preferisce sul proprio sito pubblicare sia le domande SR41 (1,3 milioni arrivate e 1,165 milioni pagate), sia i lavoratori pagati (3,249 milioni). Ma non pubblica dunque il totale dei lavoratori di cui conosce l’Iban.
Fonte: QuiFinanza, Repubblica
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