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Economia

Evasione, milioni di cartelle in arrivo. Anche l’avvocato Conte non pagò, ora fa il Premier

Mentre i dati dell’evasione fiscale raggiungono cifre record e l’Agenzia delle Entrate si appresta ad inviare milioni di cartelle agli italiani, tornano a galla i problemi con il Fisco dell’attuale Premier. Il caso riguarda la casa di Conte di Roma che, dopo il pignoramento, ora vale più del doppio del suo prezzo. 

La stangata post-lockdown per gli italiani potrebbe arrivare nei prossimi mesi, quando l’Agenzia delle Entrate, farà partire dai propri uffici 8,5 milioni di cartelle. il Direttore dell’Ente, Ernesto Maria Ruffini ha auspicato – in vista del maxi invio di notifiche – che il Governo agisca per una pax fiscale che ammortizzi i problemi economici della fascia medio-bassa dei contribuenti, usciti tramortiti dalla crisi Covid. Ad una situazione già critica – ha spiegato Vittorio Carlomagno, Presidente dell’Associazione Contribuenti Italiani a QuiFinanza – si aggiunge un nuovo regime fiscale che non farà altro che danneggiare proprio la fascia più debole della popolazione: “Le nuove misure, annunciate dal Governo, non servono a nulla se non a vessare ulteriormente i contribuenti italiani. Per combattere l’evasione bisogna riformare il fisco italiano introducendo la tax compliance”. Nel 2019 – i dati dati del primo semestre 2020 arriveranno a breve – in Italia sono stati sottratti al fisco 181,4 miliardi di euro, con l’imponibile evaso cresciuto del 3,8%.

Secondo una ricerca del Centro Studi e Ricerche Sociologiche “Antonella Di Benedetto” di KRLS Network of Business Ethics, i principali evasori sono gli industriali (33,4%), seguiti da bancari e assicurativi (30,7%), commercianti (11,6%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%). L’evasione è diffusa nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%), dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%). Sono in tanti – professionisti di un certo spessore – ad aver avuto problemi con il fisco, tra cui anche il  Premier Giuseppe Conte. Nel 2011 – in una vicenda ricostruita da L’Espresso – a Conte, allora avvocato civilista, Equitalia consegnò una doppia cartella esattoriale da 24.600 euro e 26.000 euro a garanzia del proprio credito di 49.200 euro. Il debito maggiore era stato maturato con il mancato versamento dell’Iva per il 2006 (17mila euro) e dell’Irpef per il triennio 2003-2006, oltre 18mila euro. Poi c’è un altro debito, contratto con la Cassa di Previdenza e Assistenza Forense di 12,700 euro, maturati dal 2002 al 2008, a cui vanno aggiunge le spese di mora.

Per tali motivi, all’attuale Premier, venne confiscata la sua casa di Roma di Via Giulia, una delle più belle strade della Capitale tra Vaticano e corso Vittorio Emanuele II. Come spiega Il Fatto Quotidiano, l’immobile da 130 metri quadri fu acquistato nel 1999 da Conte per 450 milioni di lire dalla Michele Amari Srl, società immobiliare che poche settimane prima passò dall’imprenditore romano Alfio Marchini al casertano Giuseppe Statuto. Il pagamento avviene in due tranche: 140 milioni di caparra e 310 all’estinzione del debito di mutuo di Stato con la banca Mps. Statuto, anni dopo, finirà nel calderone dell’inchiesta romana dei “furbetti del quartierino”, anche se con responsabilità minori di Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Conte ristruttura inoltre l’appartamento, dal momento che dal contratto si evince che la casa fosse: “In pessimo stato di manutenzione e necessita di messa a norma degli impianti”. Oggi l’appartamento di Via Giulia vale oltre un milione di euro. Per i commercialisti dell’avvocato si trattò di un disguido: “L’agenzia ha mandato le comunicazioni via posta, ma il portiere non c’è. La cartolina è stata smarrita. Quando il contribuente non si presenta, e non porta i giustificativi della dichiarazione, iscrive al ruolo tutto l’Irpef sulla dichiarazione non presentata”. Sta di fatto che  Conte risolverà i suoi problemi con il Fisco nel novembre del 2011, girando ad Equitalia 52mila euro. 

Fonte: L’Espresso, Qui Finanza, Il Fatto Quotidiano

Pubblicato da
Mario Cassese

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