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Politica

Di Battista: “Ho fatto i complimenti al premier per come ha gestito l’emergenza Coronavirus”

L’ex parlamentare del M5S, da più parti indicato come possibile nuovo leader grillino, è tornato nel periodo più critico del Movimento. Fiducia a Conte solo a determinate condizioni: la partita per lo scranno più alto dei 5 Stelle sembra essere cominciata. 

Alessandro Di Battista, ex Deputato del Movimento 5 Stelle e rappresentante dell’ala più dura e pura – in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano – è tornato alla carica nel periodo più torvo dei Cinque Stelle. Il partito, che al momento è guidato dal Sottosegretario all’Interno Vito Crimi,  è uscito con le ossa rotte dalla doppia sfiducia al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. E la forza accentratrice del Partito Democratico ha messo all’angolo i grillini nel momento più duro della pandemia. Il Premier Giuseppe Conte non sembra più essere espressione del Movimento ma vive di luce propria ed ha scavalcato, più volte, Crimi e soci, sui temi più caldi dell’economia comunitaria, Mes su tutti. Gli Stati Generali che avrebbero dovuto designare l’erede del dimissionario Luigi Di Maio, attuale Ministro degli Esteri, sono stati posticipati a data da destinarsi causa Covid, ma l’assenza di una forte leadership è costata cara al Movimento che ha perso giorno dopo giorno influenza nell’Esecutivo.

La morsa dei Dem, la corsa a Bruxelles di Conte e il calo a picco nei sondaggi: per Di Battista sembra arrivata l’ora di fare i conti all’interno del Movimento. Con Bonafede uscito macchiato dalla disputa con il Pm Nino Di Matteo e con la Senatrice Paola Taverna e lo stesso Di Maio accusato, da più parti, di sudditanza  al PD, per l’ex parlamentare romano si aprono spiragli interessanti. Nei giorni scorsi – riporta Repubblica – tre europarlamentari grillini sono stati sospesi dai probiviri perchè il 17 aprile scorso hanno votato contro la risoluzione della Commissione per gli aiuti – compreso il Mes – per gli Stati Ue. Colpendo i  tre – si tratta di Ignazio Corrao, Rosa D’Amato e Piernicola Piedicini – si è voluto dare un messaggio ben preciso: non sono più tollerate anime anti-europeiste nel Movimento. Come ha spiegato, senza mezzi termini, l’ex Ministro del Sud Barbara Lezzi: “Sono stati colpiti per isolare Di Battista. Evidentemente per i vertici è più facile sedersi al tavolo con Boschi che con lui”. 

Di Battista sulla questione è abbottonato: “Mi auguro vivamente che non sia così. Avere paura di me è sciocco”. Eppure al Governo Conte – imbastito con gli ex nemici Dem – il deputato romano non ha mai giurato fedeltà eterna e fatica ancora ad accettarne tanti aspetti. “Ho fatto i complimenti a Conte per come ha gestito l’emergenza del Coronavirus. Se il premier porterà avanti idee come l’ecobonus e la legge sul conflitto d’interessi avrà il mio sostegno“.

 

Dietro il suo sostegno sembrerebbero celarsi diverse condizioni e accuse già pronte. Insomma se dovesse venire giù l’Esecutivo, Di Battista non sarebbe tra quelli che ne resterebbero delusi. E continua: “Se il Premier dovesse portare avanti idee come il Ponte sullo Stretto e non sarà duro come aveva detto di voler essere sulla revoca della concessione ad Autostrade, dirò pubblicamente che sono in disaccordo con lui”. Un tentativo di far capire di non essere legato ai vertici attuali, cosa che rende di fatto Di Battista una mina vagante, anche se assicura di non voler picconare il Governp. Ogni volta che prende parola l’ex deputato romano i vertici dei Democratici e di Italia Viva – dell’ex Premier Matteo Renzi – sono in fibrillazione: cosa accadrebbe se Di Battista dovesse divenire il nuovo capo politico M5S?

L’ex parlamentare – che si guarda bene dal portare un attacco frontale a Crimi e Di Maio – si riscopre sibillino: “La politica è anche compromesso: e da soli non si governa. D’accordo. Ma il PD ha avuto i tavoli che contano, il M5S nessuno. Ed è la prova che non ha fatto pesare adeguatamente la sua forza contrattuale”. E mentre Di Battista sciorina la lista dei nemici – divenuti nel tempo un pò meno nemici – come Renzi, Carlo Calenda, Luciano Benetton, Carlo Bonomi e gli Elkann, citando il vecchio cavallo di battaglia dell’anti-establishment, ammette di essere al lavoro per fornire un’agenda politica ai 5 Stelle di ampio raggio e a lungo termine. Ma si affretta a chiarire: “Non mi interesso alle poltrone, mi dedico ad altro. Non voglio far cadere Conte, sono grillino non stupido”. Di Battista conclude con un ammiccamento all’ala sinistra del Movimento, da cui proviene, sentitasi superata al Governo dai Dem: “Dico sì a investimenti pubblici. In una fase di recessione lo Stato deve dare più lavoro. E c’è bisogno di un istituto per la trasformazione industriale, con cui aiutare le aziende a riconvertirsi”. Sembra proprio un programma minuzioso, quello che manca ai vertici grillini in questo momento.

 

Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano

 

 

Pubblicato da
Mario Cassese

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