Il primario Alberto Zangrillo sostiene che dal punto di vista clinico il Coronavirus non esiste più. Lo testimonia uno studio del San Raffaele.
I dati della Protezione Civile riferiti alla situazione odierna ci informano che i casi attualmente positivi scendono ulteriormente e arrivano a 39.893, con un decremento di 1474 unità rispetto a ieri. Nelle ultime ventiquattro ore i decessi sono stati 55 e portano il totale a 33.530. Il totale dei dimessi e guariti sale a 160.092 con un incremento di 1737 persone rispetto a ieri. Le persone ricoverate scendono a 5916, -183 rispetto a ieri. Le terapie intensive si svuotano di altre 16 persone e raggiungono quota 408.
Ad oggi il totale dei casi in Italia è 233.515, +318 rispetto a ieri.
Coronavirus: secondo gli esperti non esiste più
I numeri delle ultime settimane continuano a registrare un evidente calo di contagi. Oggi vediamo scendere i casi positivi sotto la soglia delle 40.000 unità, assistiamo a 55 decessi ma ben 1737 guarigioni. Nella giornata di ieri i decessi sono stati 60 a fronte di 848 pazienti dimessi e guariti e, soprattutto, i casi totali – da inizio emergenza – hanno avuto un incremento di 178 unità: il numero più basso dal 26 febbraio. Questi numeri sembrano confermare le teorie di alcuni esperti i quali sostengono che ormai il virus sia in ritirata.
Il primario del San Raffaele Alberto Zangrillo, informa Il Giornale, sostiene che dal punto di vista clinico il Coronavirus non esiste più. Una frase che ha aperto non senza difficoltà la polemica, in quanto potrebbe indurre ad adottare comportamenti sbagliati proprio ora, nella fase 2 di convivenza del virus, durante la quale non è possibile abbassare la guardia che, anzi, va tenuta più alta. Ma Zangrillo è convinto di quanto detto. A sostegno della sua tesi, uno studio condotto dall’Ospedale San Raffaele di Milano, prossimo alla pubblicazione su una rivista scientifica, secondo cui tra marzo e maggio la quantità di virus presente nei soggetti positivi si sia ridotta notevolmente. Infatti, analizzando 200 pazienti paragonando il carico virale presente nei campioni prelevati con il tampone, ne sono risultati risultati straordinari.
“La capacità replicativa del virus a maggio è enormemente indebolita rispetto a quella che abbiamo avuto a marzo. E questo riguarda pazienti di tutte le età, inclusi gli over 65” – ha detto Massimo Clementi sul Corriere della Sera – a sostegno della tesi del collega. Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e professore all’Università Vita-Salute, ha spiegato che non ci sono prove sul fatto che il virus sia mutato. Ciò che è cambiata è la manifestazione clinica. Un cambiamento su cui avrebbero inciso anche le condizioni climatiche, adesso più favorevoli. Clementi ha aggiunto che attualmente assistiamo ad una malattia diversa da quella di marzo-aprile: non abbiamo più ricoveri per Covid in terapia intensiva e neanche in semi-intensiva; i sintomi sono lievi; i decessi ridotti. “Si può stabilire la quantità di virus presente in un soggetto positivo attraverso tecniche quantitative, utilizzate in passato anche per l’Aids”, ha proseguito l’esperto.
Le cause dell’indebolimento del virus sono ancora un mistero e i medici sono al lavoro Una delle ipotesi è che sia avvenuto un co-adattamento all’ospite, cosa che avviene comunemente quando un virus entra a contatto con l’uomo. Nessuno può sapere con certezza se ci sarà una nuova ondata di contagi. Ci potranno essere, dice Clementi, nuovi focolai locali e “sarà determinante il modo in cui sapremo reagire, isolandoli, individuando i contatti e affidando i pazienti alla medicina di territorio per lasciare gli ospedali solo a eventuali casi gravi”. Guido Silvestri, virologo e docente alla Emory University di Atlanta, parlando dello studio del San Raffaele ha definito i dati di laboratorio molto solidi. Ma le ipotesi sono tutte da verificare
Fonte: Corriere della Sera, Il Giornale, Protezione Civile