A partire dal 15 giugno la Grecia inaugurerà la nuova stagione estiva aprendo ai turisti di 29 Paesi del mondo. Ma non a chi proviene dall’Italia.
L’estate si avvicina e la voglia di vacanze, dopo mesi di lockdown e quarantena casalinga, è forte. Le spiagge italiane quest’estate avranno misure restrittive piuttosto importanti come il divieto, per i bagnini, di effettuare la respirazione bocca a bocca, l’impossibilità di stare a mollo in acqua senza fare sport, il distanziamento tra gli ombrelloni, gli accessi contingentati, il divieto di consumare ai tavolini interni dei bar degli stabilimenti balneari. Misure che a molti sono parse forse un po’ eccessive e, per questo, un gran numero di famiglie – piuttosto che coppie o single o gruppi di amici – già pensavano di volare verso altri lidi. Idea rafforzata, forse, dalle recenti dichiarazioni del Governatore della Sardegna, Christian Solinas, il quale pretenderebbe una “patente d’immunità” per i turisti provenienti dalla Regioni che sono state maggiormente colpite dal virus come la Lombardia.
Tuttavia non tutti in Europa sono disposti ad accogliere a braccia aperte chi proviene dall’Italia, il Paese ritenuto “untore del Coronavirus”. Ad esempio la Grecia – riferisce il Corriere della Sera – il prossimo 15 giugno inaugurerà la nuova stagione estiva aprendo ai turisti di ben 29 Paesi. Ma non a chi proviene dall’Italia. A comunicare la decisione è stato il ministero del Turismo. Ciò che suscita stupore è che, tra i Paesi ben accetti, compare la Cina, dove il Covid 19 è nato e da cui si è diffuso poi nel resto del mondo. Il ministero ha spiegato che i turisti verranno testati a campione e l’andamento dei contagi verrà costantemente monitorato. Se si dovesse rilevare un aumento dei casi, non si esiterà ad adottare prontamente misure più restrittive. La Repubblica Ellenica è stata tra i Paesi con meno contagi e meno decessi. Il primo caso di Covid 19 era stato scoperto – riferisce il Corriere della Sera – il 27 febbraio. In quel momento, senza aspettare il primo morto, il governo era intervenuto chiudendo immediatamente le scuole e vietando le manifestazioni pubbliche. Inoltre non avevano esitato a mettere in quarantena un intero traghetto di pellegrini che stavano rientrando dal Medio Oriente.
Sulla questione – riporta La Stampa – è intervenuto il Governatore del Veneto, Luca Zaia. Il leghista ha ribadito la sua disapprovazione verso la creazione di corridoi turistici che danneggerebbero in misura importante l’Italia la quale si regge in gran parte proprio sul turismo. “Non possiamo essere considerati il lebbrosario d’Europa solo perché in Italia il virus è arrivato prima che in altri Paesi europei. Di corridoi turistici se ne parla da settimane e non è stato fatto nulla. Il ministero degli Esteri si deve far sentire e ci deve essere una regia Europa che finora è mancata”.
E il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, proprio pochi giorni fa – riferisce la Repubblica – intervenendo alla trasmissione Frontiere su Rai 1, ha assicurato che il Governo italiano sta trattando per evitare corridoi turistici in Europa. Il capo della Farnesina ha ipotizzato che il 15 giugno potrebbe essere il “D- Day“, ovvero il giorno in cui far ripartire il turismo in tutti i Paesi europei. Tuttavia il ministro si è concentrato più sui flussi di turisti stranieri verso l’Italia e non tanto sulla libertà degli italiani di potersi dirigere anche all’estero. “Dobbiamo permettere alle nostre strutture di ricevere i turisti europei. Spero che gli italiani riescano a fare le vacanze in Italia ma serve il turismo straniero, tedesco soprattutto”. Il Ministro degli Esteri forse sta sottovalutando il fatto che se l’Italia è considerata “l’untore”, non solo gli altri Paesi non vorranno accogliere i turisti italiani ma sconsiglieranno – o impediranno – anche ai loro cittadini di venire da noi a trascorrere le ferie, come, infatti, già stanno facendo Svizzera e Austria.
Fonte: Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica