Il docente dell’Università della Florida ha analizzato i dati dal 4 maggio ad oggi. Il temuto rialzo dei contagi al momento non c’è.
Il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa presso la Emory University di Atlanta, in Florida, che dall’inizio della pandemia da Covid-19 scrive una rubrica settimanale su Facebook dal titolo “Pillole di ottimismo“, ha analizzato i dati al termine della prima settimana post 4 maggio, ovvero dopo la fine del lockdown. Dati che segnano una flessione corrente dei contagi, dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva. Anche se in alcune zone dell’Italia, Lombardia e Piemonte su tutte, i dati epidemiologici segnano livelli d’allerta ancora elevati. Come riporta Agi, Silvestri ha spiegato che la scelta della chiusura del Paese – avvenuta il 10 marzo scorso – era necessaria anche per la scarsità delle informazioni in nostro possesso sul Coronavirus. Ma oggi – dopo una lunga battaglia contro il Covid – il mondo scientifico conosce in maniera più approfondita il nemico, lo ha analizzato e studiato. Il virologo ha spiegato che la stagionalità sembra avere un ruolo determinante sul comportamento dell’infezione virale e sulla curve dei contagi.
E il professore si è soffermato anche sull’efficacia o meno delle misure restrittive decise dal Governo durante la fase uno dell’emergenza. Stando ai dati i lockdown totali non hanno avuto gli effetti sperati, oppure si sono rivelati meno efficaci delle chiusure parziali. Silvestri prende come esempio le scelte degli Stati di New York (chiusura totale) e Florida (chiusura parziale): nel secondo caso si è preferito chiusure e controlli su strutture mirate di alta pericolosità. I contagi più grandi sono avvenuti in case di riposo, ospedali, nelle famiglie o in particolari industrie (come quella delle conservazioni delle carni), mentre in altri ambienti sono risultati rari. In questo schema vanno annoverati chiaramente i danni economici provocati dalle chiusure totali e i danni psicologici provocati dalla quarantena specie tra i soggetti più a rischio. Conclude Silvestri: “Alcuni modelli epidemiologici che hanno previsto grandi benefici dalla chiusura potrebbero essere basati su dati iniziali incompleti e/o contenere errori metodologici”. Rispetto al mese di marzo, inoltre, sono state sviluppate diverse terapie – anche in mancanza di una vera e propria cura – che hanno permesso una lotta più efficace contro il virus, che hanno abbassato drasticamente la mortalità del Covid-19. Come aggiunge Adnkronos, il virologo conclude – alla luce delle previsione a suo avviso sbagliate del Comitato Tecnico-Scientifico – chiedendosi come si siano potuti omettere queste valutazioni: “La grande ritirata continua e continua imperterrita, siamo ormai al giorno 18 dalla riapertura del 4 maggio, e del tanto temuto ritorno del virus non se ne vede neanche l’ombra”. E ancora: “A questo punto comincio ad essere curioso di sapere come spiegano questi dati quelli che il 4 maggio dicevano: ‘E’ presto per la riapertura’, ‘la stagionalità del virus è una fantasia’, ‘il caldo non aiuterà’, eccetera”.
Fonte: Agi, Adnkronos
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