La regolarizzazione voluta dal Governo agita i migranti che lavorano nei campi. Secondo le stime dell’Ismu – che riduce a 300mila i futuri beneficiari del provvedimento – la sanatoria non porterà ad un effettivo aumento dei posti di lavoro.
La sanatoria voluta dal Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova – e inserita all’interno del Decreto Rilancio – continua a tenere banco nel dibattito politico. Il provvedimento punta alla regolarizzazione dei migranti senza documenti presenti sul territorio ma rischia di non produrre gli effetti sperati. Dopo la Coldiretti, che ha spiegato che i “nuovi regolari” non saranno a disposizione del mercato del lavoro prima di settembre, arriva una nuova analisi a firma dell’Ismu, fondazione che si occupa dello studio dei fenomeni migratori. Come spiega Repubblica, per l’Ismu la sanatoria porterà alla regolarizzazione di poco meno di 300 mila posizioni. La cifra è quindi ben lontana dalle iniziali stime del Ministero dell’Interno che ipotizzava almeno il doppio. Numeri che ricordano la sanatoria del 2009, voluta dall’allora Capo del Viminale Roberto Maroni – la quale si occupò soltanto delle posizioni del lavoro domestico – e che rappresentano la metà delle regolarizzazioni della Legge Bossi-Fini del 2002.
Secondo il rapporto dell’Ismu il provvedimento, che prevede il permesso di 6 mesi per gli irregolari, non sarà efficace per l’emersione del lavoro nero, a causa proprio della durata limitata. La regolarizzazione, spiega la fondazione, non influenzerà ii rapporto domanda/offerta nel mondo dell’occupazione: “La sanatoria non porterà alla creazione di nuovi rapporti di lavoro per rispondere a una specifica esigenza del mercato ma a regolarizzare preesistenti rapporti di lavoro irregolari”. Di riflesso, conclude l’Ismu, non inciderà sul livello medio dei salari nel mondo dell’agricoltura. Anche per questi motivi – spiega Il Fatto Quotidiano – nella giornata di ieri i braccianti “invisibili” hanno indetto uno sciopero. Dai campi di Borgo Mezzanotte e Torretta Antonacci in migliaia hanno marciato sino alla Prefettura di Foggia. Una marcia guidata dal sindacalista della sigla Usb, Aboubakar Soumahoro, che ha invitato gli italiani a supportare le dimostrazioni dei braccianti del sommerso non comprando – in segno di protesta – per un giorno frutta e verdura raccolta in quell’area pugliese. Spiega Soumahoro: “Nelle campagne mancano i diritti, non le braccia. Abbiamo osato scioperare per sfidare la politica del cinismo, per sfidare i ricatti, i soprusi e per dimostrare che a marcire sono i diritti dei lavoratori”. Il sindacato ha annunciato che la manifestazione di ieri è soltanto la prima di una lunga serie che verranno. Infatti sta preparando proprio a Foggia un’assemblea nazionale con tutti i braccianti italiani per il mese di luglio, nel rispetto – fanno sapere – delle norme sul distanziamento. La regolarizzazione voluta dal Ministro Bellanova, per gli scioperanti, non basta. Si richiedono interventi per il diritto alla salute e l’accesso a contributi e indennità di occupazione. In più, la sanatoria prevista soltanto per il comparto dell’agricoltura, non si occupa delle migliaia di immigrati che lavorano nell’edilizia, nella logistica e taglia fuori tutti coloro ai quali il permesso di soggiorno è scaduto prima del 31 ottobre 2019. Conclude Soumahoro: “A partire da oggi se il Governo non darà delle risposte, la stagione di raccolta sarà caratterizzata da altri scioperi. Abbiamo visto nei giorni scorsi le lacrime di un Ministro ma nessuno di loro ha messo gli stivali ed è venuto da noi”. Si richiede inoltre l’abolizione dei Decreti Sicurezza voluti dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini e la depenalizzazione della Bossi-Fini.
Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano