La fase due non convince tutti i negozianti e ristoratori. Nonostante il 18 maggio potessero ripartire, molti non hanno riaperto.
Sono almeno 90.000 le attività commerciali che dall’inizio della fase due non hanno ancora rialzato le saracinesche. Bar, pasticcerie, gelaterie ma anche pub e negozi – riporta la Repubblica. Le ragioni che sottendono alla decisione dei titolari di tenere chiuse le attività sono molteplici. In primis bisogna fare i conti con la mancanza – o comunque il netto calo – della clientela. Infatti un’indagine di Confcommercio condotta in Lombardia stima che l’affluenza dei clienti presso i negozi che sono ripartiti oscilla tra il 20% e il 30% rispetto alla situazione precedente all’emergenza. Pier Galli, proprietario del ristorante Alla Galleria di Milano, è uno dei tanti imprenditori che dopo aver fatto i conti ha deciso di non riaprire subito: “Normalmente, ospitiamo moltissimi clienti che visitano anche il teatro della Scala, attualmente chiuso. Così ho deciso di posticipare la riapertura a settembre”. Sono soprattutto i ristoranti con locali nei centri storici, i cui profitti derivano in larga misura dai turisti, a non aver riaperto. In molti casi le spese superano gli introiti: “Se non arrivano i finanziamenti statali non riapriremo affatto”. Ha dichiarato Fabrizio Santucci, proprietario del ristorante Il Caminetto che si trova nel quartiere Parioli a Roma. Altro problema con cui confrontarsi – spiega Fanpage – è che, per rispettare le misure di distanziamento previste dal nuovo Dpcm, i locali sono inevitabilmente costretti ad accogliere un numero minore di clienti.
Ma non sono solo bar e ristoranti a trovarsi in difficoltà. Anche negozi di abbigliamento, accessori, gioiellerie si trovano messi con le spalle al muto. La signora Laura Giannini possiede un’oreficeria storica a Firenze, città che ha saputo fare del turismo culturale ed enogastronomico uno dei suoi punti di forza. Ma se i turisti non possono ancora venire in Italia allora che senso ha riaprire? Dunque meglio restare chiusi, almeno per il momento. Il suo esempio è stato seguito da tutti gli altri negozianti di Ponte Vecchio, non in grado di riaprire e sostenere i costi di affitto, stipendi da versare ai dipendenti e le spese per i fornitori. Hanno avuto invece meno problemi attività come parrucchieri e negozi di abbigliamento, a dirlo Marco Bussoni, segretario generale di Confesercenti che descrive un quadro generalmente positivo. Per tanti commercianti però la situazione rimane in bilico tra il rischio di un nuovo lockdown e soprattutto la prospettiva di un’estate a porte chiuse, senza i tanti turisti che ogni anno visitano il nostro paese contribuendo ai guadagni della maggior parte delle attività del settore terziario.
Fonte: Repubblica, Fanpage