La Guardia Costiera maltese ha respinto un barcone, cambiato il motore e impostato la rotta del gps di bordo per Lampedusa. Sino ad oggi si credeva che fossero gli scafisti ad effettuare uno scambio in Mediterraneo.
Un video della piattaforma Alarm Phone – che si occupa di raccogliere le richieste di soccorso in mare che arrivano dal Mediterraneo – pubblicato in un’inchiesta dal The Guardian e in Italia da Avvenire, getta pesanti ombre sull’operato di Malta nel Mediterraneo. Un atto di accusa durissimo che – se prima si basava solo sulle testimonianze dei migranti – oggi è supportato anche dalle immagini inequivocabili. Il caso risale allo scorso 8 aprile: un barcone con 101 migranti, partito dalle acque libiche, arriva a Malta l’11 mattina. Una nave della Guardia Costiera maltese si avvicina al barcone: non c’è alcun tentativo di soccorso e i migranti, per il timore di dover tornare in Libia, si gettano in acqua. A quel punto i militari forniscono acqua e giubbotti alle persone a bordo, cambiano il motore dell’imbarcazione e impostano il gps di bordo su 0.0, ovvero il nord e il nord sono le coste italiane.
La nave arriverà – come ha raccontato la cronaca di quei giorni – il 12 nel porto di Pozzallo. La Guardia Costiera italiana rinverrà, effettivamente, un motore nuovo e pieno di carburante, difficilmente compatibile, quindi, con un lungo viaggio da Tripoli. Sino ad oggi si era sempre ipotizzato che fossero i trafficanti ad effettuare un cambio dell’imbarcazione – attraverso il metodo della “nave madre” – e non che ci fosse l’aiuto della autorità maltesi. Ciò potrebbe spiegare come – nonostante il blocco dovuto al lockdown – le imbarcazioni siano riuscite ad ogni modo ad arrivare in Italia. Malta non poteva in alcun modo costringere i migranti a proseguire il viaggio e, in qualità di Paese di primo approdo, aveva l’obbligo di soccorso.
Ma la faccenda è ancora più intricata di quel che appare. In quei giorni, il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, dichiarò che non erano state rilevate attività sospette nel Mediterraneo. Questo perchè il programma Frontex – la guardia dei confini Ue – nonostante monitorasse le navi partite da Tripoli, non ritenne necessario intervenire. Interrogati dal quotidiano The Guardian, i dirigenti della polizia comunitaria hanno spiegato che le navi furono individuate e segnalate ai Centri Nazionali di Coordinamento per il Salvataggio Marittimo, ma che sono i singoli Stati – successivamente – responsabili delle operazioni di ricerca. La Guardia Costiera italiana, invece, ha fatto sapere di non essere a conoscenza delle operazioni delle autorità di La Valletta. La vicenda è allarmante: Malta potrebbe aver stralciato gli accordi con Roma in più occasioni.
BREAKING: Malta's Dangerous Manoeuvres at Sea exposed!
Witness testimonies and video evidence gathered by #AlarmPhone suggest that the Armed Forces of Malta (@Armed_Forces_MT) endangered the lives of 101 people in distress before facilitating their arrival in Italy. 1/12 pic.twitter.com/6QU87PMffm
— @alarmphone (@alarm_phone) May 20, 2020
Sbarchi in diminuzione nel nostro Paese
In base ai dati pubblicati da il Centro Astalli – il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati – in Italia gli sbarchi sono drasticamente diminuiti rispetto agli ultimi due anni. Come spiega Open, nel 2019 sono arrivati 11.471 migranti, quasi il 50% in meno rispetto al 2018 e il 90% in meno comparati con il 2017. Questo, spiega il Centro, è attribuibile all’aumento degli interventi delle autorità della Libia. Nel 2019 ben 8.406 migranti sono stati intercettati nelle acque di Tripoli e riportatati sulla terra ferma. Resta il gravoso problema – spiegano i gesuiti – dei centri di prigionia in cui i migranti sono rinchiusi. Secondo il SaMifo, che si occupa dell’assistenza e della cura dei richiedenti asilo a Roma, il 35% dei pazienti arrivati nelle loro strutture presentava segni di violenze e disturbi post-traumatici, mentre le donne erano state sottoposte a mutilazione dei genitali. Il problema maggiore per i nuovi arrivati – continua il Centro Astalli – è l’accesso ai documenti: “Con l’abolizione della protezione umanitaria, si sono trovate all’improvviso nella condizione di poter perdere il permesso di soggiorno“. Difficoltà che si riflette sulle possibilità di assistenza medica. Conclude il Centro: “Due terzi delle persone che si sono rivolte all’ambulatorio nel 2019 non risulta iscritta al SSN: nella maggior parte dei casi si tratta di migranti che vivono in Italia da tempo, ma che per difficoltà relative al titolo di soggiorno hanno perso l’assistenza”.
Voli charter per i migranti
Intanto il Ministro per le Politiche Agricole Teresa Bellanova ha annunciato – nel corso della trasmissione Agorà su Rai Tre – che il Governo è al lavoro per la realizzazione di un corridoio verde – rivolto dunque al settore ortofrutticolo – per l’arrivo di lavoratori stagionali da zone extra Ue. La richiesta era arrivata da Coldiretti e da altre associazioni di categorie, che hanno denunciato la mancanza di manodopera stagionale. Secondo Coldiretti, infatti, la sanatoria varata dall’Esecutivo regolarizzerà le posizioni dei lavoratori migranti soltanto per la fine di settembre, lasciando scoperto il comparto per l’estate. Il Ministro ha spiegato: “I lavoratori saranno disponibili dal giorno in cui andranno a fare la dichiarazione e avranno un attestato per cercare lavoro. Stiamo lavorando perché si concretizzi il corridoio verde richiesto”. Saranno organizzati dunque dei voli charter – i primi saranno organizzati con i Paesi dell’Est Ue – per permettere l’entrata nel nostro Paese dei lavoratori nonostante il lockdown. Ad ogni modo, ha concluso Bellanova, i lavoratori saranno sottoposti a quarantena per 14 giorni appena dopo il loro arrivo.
"Alla Coldiretti rispondo che stiamo lavorando per concretizzare un corridoio verde, per consentire a braccianti stagionali di venire in Italia. Non è semplice farlo perché ci sono misure di quarantena da applicare" @TeresaBellanova #agorarai pic.twitter.com/iiF05PAd2i
— Agorà (@agorarai) May 19, 2020
Fonte: Avvenire, Open, Ansa