Incorruttibile e sotto scorta, arrestato il commissario per il Coronavirus premiato da Mattarella

Arrestato il Covid Manager della Regione Sicilia Antonio Candela. L’accusa è di corruzione e riguarda un giro di mazzette nella Sanità.

Coronavirus, arresti in Sicilia - Leggilo.org

 

Figura anche il nome del 55enne Antonio Candela, commissario per il Coronavirus, tra i 10 arrestati nell’ambito dell’operazione “Sorella Sanità”. La Guardia di Finanza di Palermo ha scoperto un giro di corruzione e di appalti pilotati nell’ambito della Sanità siciliana. All’alba di questa mattina sono state attuate misure cautelari verso 12 persone indagate per corruzione, atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Candela – spiega il Giornale di Sicilia – ora ai domiciliari, è stato Commissario Straordinario e Direttore generale dell’Asp 6 di Palermo. Passato agli onori della cronaca, qualche anno fa, per iniziative a favore della trasparenza e la legalità in ambito sanitario che gli fruttarono i complimenti dell’allora presidente della Regione Rosario Crocetta e dell’assessore alla Sanità del tempo, Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso. Durante il suo incarico a Palermo, Candela era addirittura finito sotto scorta per aver denunciato ai magistrati le pressioni ricevute finalizzate ad influenzarlo a pilotare le gare d’appalto per la fornitura di pannoloni e materiale sanitario agli ospedali e che avevano condotto all’arresto del magistrato Salvatore Cirignotta.

Nel 2016 – riporta il Corriere della Sera – Candela aveva ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella la medaglia d’argento al Merito della Sanità pubblica, su istanza dell’allora Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. In prima linea a Lampedusa nel 2013 quando si verificò il grande naufragio, Candela, nel corso di questi anni, si era guadagnato la fama di “manager di ferro” che gli ha fruttato il ruolo di Covid Manager della Regione Sicilia lo scorso marzo. Il governatore Nello Musumeci e l’assessore Ruggero Razza lo avevano presentato come “l’uomo della trasparenza” ignari che il loro prescelto era già oggetto di indagini da parte della Guardia di Finanza. Tuttavia – a quanto pare – le task force volute dal Governo per fare fronte all’emergenza legata al Covid 19 non sempre hanno prodotto esiti positivi. Talvolta, come in questo caso, hanno dato ulteriore spazio a una burocrazia inutile e potenzialmente dannosa.

La maxi operazione delle Fiamme Gialle – riferisce SkyTG24 – ha ora portato a galla un giro di appalti milionari. Gli investigatori avrebbero accertato un intreccio di mazzette che ruotavano intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’ASP 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro. Il gip ha disposto il sequestro preventivo di sette società, con sede in Sicilia e Lombardia.
Gli inquirenti – riferisce Adnkronos – hanno spiegato che i pubblici ufficiali coinvolti nel giro e i loro intermediari guadagnavano, circa, il 5% del valore della commessa aggiudicata. E hanno precisato: “Gli operatori economici vincitori delle gare, importanti società di livello nazionale, erano consapevoli e partecipi delle dinamiche criminali, dalle quali traevano un vantaggio che avrebbe remunerato nel tempo il pagamento delle tangenti”. Lo schema – secondo le ricostruzioni degli specialisti anticorruzione del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria – era il seguente: l’imprenditore interessato all’appalto avvicinava il mediatore, cioè il “presta faccia” del pubblico ufficiale corrotto e venivano concordate le strategie per favorire l’aggiudicazione della gara. A quel punto la società, dopo aver ricevuto informazioni riservate, presentava l’offerta accuratamente “guidata” e otteneva l’appalto. La maxi truffa toccava più aspetti: attribuzione di punteggi discrezionali e non in conformità al merito del progetto presentato; sostituzione delle buste contenenti le offerte economiche;diffusione di informazioni riservate. Antonio Candela, all’interno di questo ingranaggio, si sentiva il “capo condominio”. Dalle intercettazioni, infatti, sono emerse forti e chiare le sue parole: “Ricordati che la sanità è un condominio. Io sempre capo condominio rimango“.

Fonte: Adnkronos, SkyTg24, Giornale di Sicilia, Corriere della Sera

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