Il Governo cambierà i decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini. Lo ha commentato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che si è espressa sulla situazione del Coronavirus e sugli ultimi provvedimenti di regolarizzazione dei migranti irregolari.
Dopo settimane di discussione, il Governo è riuscito a raggiungere un accordo per la regolarizzazione dei migranti presenti sul territorio dello Stato. Valido soltanto per alcune precise categorie di persone – che lavorano o intendono lavorare nei settori più problematici come agricoltura e allevamento, è stato confermato nel corso della conferenza stampa del 13 maggio, illustrato dal Ministro Teresa Bellanova. La regolarizzazione, informa Diritto.it, “si potrebbe definire parziale e settoriale”. Restano fuori, infatti, diverse categorie: la vera ragione che soggiace al provvedimento sembra essere la necessità di forza-lavoro nelle campagne per i prossimi mesi. La regolarizzazione dei lavoratori, stranieri e italiani, è il frutto di un impegno collettivo dei Ministri Bellanova, Catalfo e Provenzano ma che ha avuto al Viminale un punto di mediazione. “Sul controllo dei flussi migratori, il nostro impegno è stato rafforzato. C’è maggiore disponibilità alle riammissioni informali degli immigrati irregolari”, dice il Ministro Lamorgese intervistata da La Repubblica.
Sul fronte degli sbarchi, secondo il Ministro, il Viminale avrebbe già ottenuto la disponibilità da diversi Paesi per la redistribuzione dei migranti sbarcati dall’Alan Kurdi e dall’Aita Mari. Il nuovo patto europeo su immigrazione e asilo dovrebbe tenere conto del meccanismo di ricollocazione in Europa dei migranti salvati in mare e della responsabilità degli Stati di bandiera della navi delle Ong. Di fatto, la pandemia ha stravolto l’agenda politica. Ma la modifica del decreti sicurezza voluti da Salvini andrà avanti: il lavoro svolto fino a febbraio al Viminale non andrà perduto. “Li cambieremo, certamente”, dice il Ministro dell’Interno. Per i tempi futuri, bisognerà coniugare velocità della ripresa e legalità. Infatti, durante il lockdown il numero di reati è crollato, ma adesso il timore – in alcuni casi diventato realtà – è che ci possa essere anche la ripresa della criminalità comune. “La graduale riapertura porterà, inevitabilmente, ad una ripresa della criminalità comune e predatoria”, dice la Lamorgese. Infatti, c’è un’Italia che non riapre e non riaprirà nei giorni futuri: c’è chi cede l’attività alle mafie; chi chiede prestiti contando su una liquidità immediata. Una crisi che ha colpito soprattutto medi e piccoli imprenditori che si sono rivolti alla criminalità che, in qualche modo, ha preso il posto dello Stato. “Rivolgetevi alle istituzioni perché in gioco non c’ è solo la sopravvivenza delle vostre attività ma anche la salvaguardia dell’economia legale”, l’appello del Ministro che ha chiesto ai cittadini di segnalare alle forze di Polizia proposte di aiuto provenienti da persone sconosciute o con modalità opache. “Lo Stato c’è. E per gli imprenditori che sono già caduti nelle maglie della criminalità mette a disposizione il fondo anti-racket gestito dal Viminale”, dice il Ministro. A suo dire, lo Stato ha saputo muoversi con celerità per andare incontro alle necessità delle famiglie che hanno perso improvvisamente ogni forma di reddito. Eppure, molti sono coloro che attendono ancora la cassa integrazione e gli aiuti promessi dallo Stato. Molte categorie economiche, commerciali e professionali dovranno affrontare mesi difficili e per scongiurare licenziamenti, chiusure e fallimenti bisogna evitare che le procedure rallentino i tempi di erogazione degli aiuti pubblici.
Fonte: Diritto.it, Repubblica
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