Le multe emesse durante il lockdown ammontano a ben 150 milioni di euro. Ma le sanzioni, secondo i giuristi, sarebbero state ingiuste.
Erano le idi di marzo quando Giuseppe Conte dichiarava lo Stato d’emergenza, emettendo un lockdown a causa del Coronavirus che si sarebbe protratto, lo ipotizzavamo, per qualche mese. Durante la chiusura del nostro Paese sono state prese misure straordinarie che hanno limitato la mobilità dei cittadini, obbligati ad autocertificazioni e al rispetto delle regole imposte da Palazzo Chigi quali misure di prevenzione contro il Coronavirus. Ma le multe, per i trasgressori, sono state tante e diverse. Le Forze dell’Ordine, a detta di alcuni cittadini, si sono dimostrate sorde alle spiegazioni delle persone, multate quindi in maniera ingiusta. A titolo esemplificativo, riporta Repubblica , una famiglia è stata sanzionata per aver portato la figlia di otto anni ad un controllo post trapianto di midollo osseo. Non meno stupore ha suscitato il caso di una ragazza multata per aver fatto la spesa in tuta da jogging e quello di una sessantenne colpevole di essersi seduta fuori da un supermercato.
A fare il punto della situazione è il Giornale, che elenca tutti i mezzi e agenti messi in strada per vigilare sulla popolazione: elicotteri, droni, satelliti, posti di blocco, agenti in borghese, volanti sguinzagliate ovunque, fuoristrada per pattugliare le spiagge, forze aeronavali. L’Italia ha raggiunto così numeri da record: dall’11 marzo all’11 maggio sono stati controllati ben 13.877.487; sanzionati in 321.255; 115 mila denunciati per non aver rispettato le ordinanze amministrative. Facendo un calcolo, lo Stato avrebbe incassato circa 150 milioni di euro.
A occuparsi della questione è Mauro Sandri, avvocato del Foro di Milano e attivo anche in Germania, esperto di diritto internazionale. L’avvocato, già a fine aprile, aveva dichiarato che si sarebbe occupato di organizzare una class action contro le cosiddette “multe illegittime per il Coronavirus”. Intervistato da Libero, l’avvocato affermava di voler richiedere un risarcimento, appellandosi all’incostituzionalità dei vari Dpcm varati da Palazzo Chigi. Infatti, non sarebbe stato nei diritti del Presidente del Consiglio emanare decreti volti a limitare la libera circolazione delle persone, in quanto “l’articolo 16 della Costituzione prevede che le restrizioni al diritto di circolazione possono essere approvate unicamente per legge”. Inoltre, la norma europea prevede che le leggi siano soggette al “Principio di proporzionalità” che impone, per esempio, che nell’ambito della libera circolazione degli individui non vengano imposte condizioni eccessive né sanzioni sproporzionate.
“L’indiscriminata e lunghissima sospensione delle libertà personali e di lavoro, abbia violato gli articoli 45 e 49 del Trattato Funzionamento Unione Europea e gli articoli 2, 5, 8, 9, 11, 14 e 15 della Carta europea dei Diritti dell’ Uomo”, spiega Sandri. A suo avviso, sono state troppo drastiche le misure di distanziamento e di fermo dell’economia, oltre che non realmente necessarie. La sua opinione si fonda sull’osservazione degli altri Paesi che, non entrati in lockdown, hanno ugualmente registrato un numero di contagi e decessi come l’Italia. Questa la dichiarazione conclusiva dell’avvocato Sandri: “I dati concreti statistici costituiscono prove inconfutabili dell’ inefficacia delle misure restrittive italiane”.
Simona Contaldi
Fonte: Il Giornale, Libero, Repubblica
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