In queste settimane tutti abbiamo riscontrato un certo aumento del prezzo di frutta e verdura. Secondo il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova ciò è da imputare alla mancanza di manodopera immigrata.
Continua la battaglia del Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova sul fronte “regolarizzazione degli immigrati”. Nonostante siano circa 24.000 gli italiani rimasti senza lavoro che, nelle scorse settimane, si sono resi disponibili per lavorare nel settore agricolo, la renziana Bellanova non ci sta: a suo dire all’agricoltura italiana manca la manodopera immigrata. E se parlare di lotta al caporalato e diritti non basta, ora il ministro non esita a far leva sul “portafogli”. Infatti – spiega Il Giornale – Bellanova ha portato un’altra ragione sul suo piatto della bilancia. Ha spiegato che se in queste settimane il prezzo della frutta – delle fragole ad esempio – è lievitato è perché se ne raccoglie poca. E se ne raccoglie poca perché mancano gli immigrati. “Se oggi paghiamo di più le fragole è perché non ci sono sufficienti persone per la raccolta. E avremo lo stesso problema con moltissimi altri raccolti, a partire dalle albicocche”. Dai diritti alla convenienza, dunque. Discorsi questi che, qualche giorno fa, hanno indotto diversi immigrati a scioperare perché – sostengono – la sanatoria proposta da Bellanova non risolverebbe il problema dello sfuttamento ai loro danni.
E, risparmio a parte, ma siamo sicuri che questa sanatoria migliorerebbe davvero le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati? Secondo quanto emerge dai numeri riportati da Termometro Politico la risposta è no. Analizzando la sanatoria fatta nel 2012 dal Governo Monti che ha permesso di regolarizzare 134.747 migranti vengono fuori dati piuttosto chiari. Inizialmente vi fu l’esplosione dei lavoratori in regola: ben 1.008.540. Ma già dopo un solo anno 100.000 mancavano all’appello. Che fine avevano fatto? La risposta non certa ma più probabile è che siano tornati a lavorare in nero. E anche negli anni successivi – dal 2012 al 2014 – il numero di lavoratori dipendenti ha continuato a scendere. Senza contare che la sanatoria aveva dato il via ad un mercato di permessi di soggiorno: in pratica gli immigrati pagavano dai 3 agli 8000 euro per il loro permesso finendo poi a vivere non si sa bene in quali condizioni. Inoltre la sanatoria voluta da Bellanova potrebbe non essere neppure così utile in quanto, in base ai dati dell’Ispettorato del lavoro relativi al 2019, il 90% dei lavoratori ha già un permesso di soggiorno.
E le aziende in tutto questo cosa dicono? Sono davvero indispensabili gli immigrati per la raccolta? A quanto pare anche qui la risposta è no. A spiegarlo è stato Marco Salvi, presidente di Fruitimprese. Il dottor Salvi – intervistato da Il Giornale – ha messo in chiaro che la maggior parte delle aziende agricole, in questi anni, ha sopperito alla mancanza di manodopera italiana ricorrendo a braccianti rumeni e polacchi. Operai specializzati e non improvvisati. “Noi abbiamo bisogno di personale specializzato. Non ci serve manodopera generica. Qui la questione non è economica e non c’entra niente con le esigenze delle imprese. La questione è meramente politica”. A suo dire questa sanatoria non aiuterebbe in alcun modo le imprese che dovrebbero investire nella formazione degli immigrati da mettere a lavorare nei campi. Ed essendo già a maggio non vi sarebbe neppure il tempo. Cosa potrebbe fare, dunque, il Governo per aiutare davvero gli agricoltori? Intanto togliere l’obbligo di quarantena per la manodopera che arriva da altri Paesi. Infatti nessun bracciante è disposto a venire sapendo che perderà due settimane di lavoro a causa della quarantena obbligatoria. “Quest’anno i braccianti rumeni o polacchi che venivano ogni anno preferiscono andare in Francia dove non c’è obbligo di quarantena o in Germania dove c’è la quarantena attiva. Le imprese italiane da anni si sono organizzate per ospitare la manodopera. Basterebbe solo il via libera del Governo e sarebbe pure a costo zero per le casse dell’Erario”.
Fonte: Il Giornale, Termometro Politico