Il Ministro della Giustizia ha fissato i nuovi termini per le scarcerazioni dei mafiosi, che dovrebbe permettere il rientro in cella di buona parte dei malavitosi. Il 20 maggio si voterà sulla sfiducia al Guardasigilli: le opposizioni chiedono la sua uscita dal Governo.
Fissata, a seguito della riunione dei Capigruppo, la data della votazione della mozione di sfiducia presentata da Forza Italia, Lega e Fratelli D’Italia nei confronti del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: il voto avverrà mercoledì 20 maggio alle ore 9.30 a Palazzo Madama, come scrive Repubblica. Non sembrano in discussione i numeri del suo salvataggio: più che alle eventuali responsabilità di Bonafede, si guarda alla sopravvivenza del Governo. Il Premier Giuseppe Conte conosce bene l’importanza del Ministro nelle file del Movimento 5 Stelle e sa quanto interessi il salvataggio del Guardasigilli ai grillini. Inoltre, Bonafede, si potrebbe trasformare in un’inaspettata arma con cui chiedere ai pentastellati di ricambiare il favore sul Mes. Partito Democratico, Italia Viva e Leu non hanno posto particolari obiezioni, anche se non si contano le frecciate di Matteo Renzi verso quell’alleato che, durante il suo Governo, chiese la testa di diversi Ministri per molto meno.
Il 12 maggio il Guardasigilli si era recato in Aula per l’informativa sul caso Di Matteo, le scarcerazioni dei mafiosi e le rivolte carcerarie del marzo scorso. In quell’occasione, l’opposizione aveva chiesto le dimissioni di Bonafede, anche a seguito della notizia dell’allontanamento dalla guida del Dap di Francesco Basentini, quello stesso Dap al centro della querelle con il Pm Di Matteo. Le scarcerazioni, spiegava Repubblica, hanno riguardato 376 persone, di cui però solo 3 erano sottoposte al regime di carcere duro e sono state scarcerate principalmente per motivi di salute. Gli altri 373 si trovavano nel circuito detentivo di alta sicurezza che si applica anche per fattispecie di reato non collegate direttamente all’associazione mafiosa, come quelli di corruzione e le rapine aggravati. Tra questi 196, erano invece in attesa di giudizio
In quell’occasione è parso particolarmente duro l’intervento dell’ex Ministro Maurizio Lupi, che dopo aver elencato a Bonafede tutti i casi discutibili del Ministero che guida, ha ricordato al Guardasigilli che adesso è vittima di una gogna mediatica che lui, e il suo partito, hanno di fatto trasformato in arma politica negli anni. Lupi si è così espresso: “Di Matteo dice che lei non lo ha nominato al Dap per pressioni di gruppi mafiosi. Il 7 e l’8 marzo c’è una rivolta nelle carceri con 13 morti. 376 mafiosi sono scarcerati, 1 su 3 ancora in attesa di giudizio. Dopo averlo difeso ha mandato a casa Basentini capo del Dap. Lei è responsabile del Ministero”. L’ex Ministro delle Infrastrutture aveva poi rincarato la dose sui social: “5 anni fa in tv, Bonafede diceva: ‘Non capisco perché non si sia ancora dimesso. In un qualsiasi altro Paese civile del mondo un ministro si dimette se la struttura centrale del suo ministero si rende responsabile di fatti che non sono condivisi’. Ha cambiato idea?”.
Bonafede ha cercato di corre ai ripari. Nello scorso fine settimana, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il Decreto del Ministero della Giustizia che cerca di rimediare alla scarcerazione dei mafiosi, avvenuta ad inizio mese, per motivi di salute e per l’emergenza da Covid-19 nel Paese. Come scrive Il Fatto Quotidiano, il provvedimento ha iniziato a sortire i suoi effetti: il boss di Palermo Antonino Sacco, che aveva ottenuto gli arresti domiciliari dal Tribunale di Sorveglianza a causa dell’emergenza sanitaria, tornerà in carcere. Lo ha disposto lo stesso Tribunale, applicando però il nuovo Decreto di Bonafede. Parliamo di una delle scarcerazioni che più avevano sconvolto l’opinione pubblica, dal momento che Sacco era ai vertici del mandamento del quartiere Brancaccio della città. Il Dap ha individuato per lui una struttura sanitaria carceraria.
Il cavillo giuridico utilizzato dagli Uffici del Ministero, contenuto nel Decreto, consiste nella possibilità da parte dei giudici di rivalutare, in base a diversi criteri sanitari – che sono mutati nel Paese passato nel frattempo alla fase 2 – ed a valutare nuove disponibilità di strutture penitenziare e ospedaliere. Il tutto deve avvenire in breve tempo, dal momento che si impone ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di rivalutare in 15 giorni se sussistono ancora i motivi che li spinsero a concedere i domiciliari. Bonafede ha inoltre cercato di risolvere la questione Dap: al posto di Basentini è arrivato Bernardo Petralia, ex Procuratore Generale di Reggio Calabria. Ma intanto, spiega Il Giornale, una nuova tegola arriva sul Ministero: si è dimesso il Capo di Gabinetto della Giustizia Fulvio Baldi, dopo un colloquio avvenuto nella serata di ieri proprio con il Ministro Bonafede. La Guardia di Finanza, nell’ambito dell’inchiesta sulla corsa alla Procura di Perugia, ha intercettato l’ex Pm Luca Palomara proprio con Baldi. Dalle conversazioni si intuisce una forte influenza di Palamara nel Ministero della Giustizia, anche se l’ex Capo di Gabinetto è al momento estraneo alle indagini. Con le dimissioni di Baldi e Basentini, Bonafede perde di suoi uomini di fiducia al Ministero, mentre lo scandalo che coinvolge Palomara potrebbe ora allagarsi agli uffici del Ministero. Reggente dell’ufficio legislativo è ora Mauro Vitiello, in attesa di un’eventuale nomina del Ministro grillino.
Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano
Il morbo di Alzheimer è una delle malattie più devastanti del nostro tempo, colpisce circa…
Il tumore è una delle patologie più diffuse a livello globale, eppure poche persone…
Una nuova minaccia sta mettendo in allerta i cittadini italiani, e potrebbe provenire direttamente dal…
Un'opzione nascosta su WhatsApp che potrebbe cambiare il modo in cui usi l'app ogni giorno.…
Acquistare una nuova abitazione richiede un impegno economico rilevante. Che si tratti di una prima…
Sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di lavorare in smart working, ovvero di svolgere…