La linea dei contagi si abbassa sempre di più e diminuiscono i ricoverati in terapia intensiva. Il Veneto vuole riaprire e dichiara le linee guida dell’Inail inapplicabili: “Certo, sono prudenziali ma non funzionano”.
Il 4 maggio l’italia si è lasciata alle spalle la fase 1 e il rigido lockdown che aveva coinvolto tutto il paese: i cittadini hanno ora la possibilità di visitare i congiunti, vi è una graduale ripresa delle attività e si sta assistendo a un ribasso della linea contagi. Siamo quindi ufficialmente entrati nella fase della convivenza con il Covid-19 – il virus che ha portato il mondo interno in una pandemia e l’Italia interamente zona rossa agli inizi di marzo. Dopo quasi due mesi di totale inattività le regioni ora cominciano a chiedere maggiori libertà ed emergono le richiesta di Luca Zaia, presidente del Veneto.
Già agli inizi del mese, a pochi giorni dalla fine del lockdown, le Regioni avevano espresso le proprie proposte, palesando il desiderio di agire autonomamente nel corso della fase 2. Come riporta Repubblica, il presidente Zaia, sicuro di poter “affrontare qualsiasi tipo di apertura”, aveva dichiarato che il Veneto poteva riaprire sin da subito. Ad oggi, ben due settimane dopo, i suoi desideri non sono mutati ma risultano anzi rafforzati. Si ritrova così a commentare, durante il punto stampa riportato da Adnkronos, le linee guida prefissate dall’Inail – istituto nazionale per l’assicurazione contro infortuni sul lavoro – lnee guida che definisce inapplicabili. E’ il caso dei canonici “4 metri” di distanza che impedirebbero il funzionamento di qualsiasi attività ristorativa. “Abbiamo il massimo rispetto del lavoro fatto dall’Inail, ma le loro guida sono inapplicabili: così non si apre” dice Zaia.
Sono certamente delle “regole” che invitano alla prudenza e alla cautela, ma non per questo sempre valide e adatte a ogni contesto sottolinea il Governatore che chiede maggiore libertà per i settori ancora penalizzati – commercio, ristorazione, estetica, centri sportivi. Le sue richieste sono semplici e dirette; Zaia propone una maggiore autonomia delle Regioni, lasciando libertà ai presidenti. In concreto auspica che nel Dpcm ci sia la delega alle Regioni di applicare linee guida alternative a quelle dell’Inail. “Se così con fosse – dice – nessuno può derogare e non si può aprire. Deve essere il Dpcm che ce lo permette“.
Zaia pone inoltre l’accento sulla gestione dei minori, i cui servizi non sono inclusi nella fase 2: “Noi inseriremo nell’ordinanza del Veneto l’apertura di tutti i servizi dagli 0 ai 14 anni” annuncia deciso, rassicurando così i genitori in difficoltà. In ultimo si dice contrario alla regolarizzazione dei migranti, in quanto vi sono molti italiani in difficoltà che potrebbero fornire manodopera nelle campagne. ” Io ho visto tanti frutteti e campagne in Veneto dove a lavorare sono tutti italiani e quindi io non avrei fatto una sanatoria per i migranti“.
L’importante, secondo lui, è avere tutti un’idea chiara della situazione che si sta vivendo oltre che del modus operandi: l’emergenza è ben lontana dall’ essere superata e si dovrà convivere con il virus ancora per molto. E’ il momento di accettare le mascherine, i tamponi e tutte le forme precauzionali messe in atto ma non per questo si deve bloccare il paese, fa ben capire Zaia. Il contrasto con il Governo sembra destinato a durare, e molto.
Simona Contaldi
Fonte: Repubblica, Adnkronos