Il Governatore del Veneto Luca Zaia ha commentato il caso Romano, la cooperante rapita e liberata lo scorso 10 maggio dopo una prigionia di 18 mesi. Intanto la Procura di Milano indaga sulla ONG Africa Milele, organizzazione per cui lavorava Romano.
Il caso Silvia Romano tiene banco anche nel mondo politico. Il Governatore del Veneto Luca Zaia è intervenuto sulla questione, in merito alla scelta della giovane di andare al villaggio Chakama, ad 80km da Malindi in Kenya, considerato da più parti non sicuro e sul riscatto pagato per il suo rilascio al gruppo jihadista somalo Al-Shabaab. Come spiega Fanpage, il Governatore veneto ha sottolineato come la zona, a causa dell’instabilità politica del vicino corno d’Africa, sia molto pericolosa e le organizzazioni non governative non riescano ad operare in totale sicurezza: “Sono felice che Silvia Romano sia stata riportata a casa ma forse val la pena di fare un ragionamento sul fatto che ci sono luoghi del mondo dove è pericoloso andare”. E continua: “Serve un’intesa chiara, senza fare polemiche: chi si spinge oltre un certo confine si deve assumere le proprie responsabilità”. Conclude Zaia: “Molti si domandano chi si è assunto la responsabilità di mandare una cooperante in zone come quella? Perchè se poi paga sempre Pantalone”. Sulla pericolosità del luogo si era espresso, giorni fa, anche l’imprenditore Flavio Briatore, che conosce bene Malindi essendo stato proprietario del resort “Lion in The Sun” che si trova nella città keniota: “Conosco la Ong Africa Milele con cui è arrivata, ma lei ha deciso di unirsi ad un gruppo e andare a Chakama un posto più isolato, forse voleva sentirsi più libera, nonostante le autorità l’avessero sconsigliata di recarsi in quelle zone. Se vai in certi posti è inevitabile che avrai dei problemi”.
E proprio sulla ONG “Africa Milele”, si stanno concentrando in queste ore gli sforzi degli inquirenti italiani. Mentre dalla Farnesina fanno sapere che l’organizzazione non è tra quelle che collaborano con lo Stato italiano, la Procura di Milano ritiene che i protocolli di sicurezza della ONG siano stati carenti da più punti di vista. Come spiega Il Fatto Quotidiano, per Silvia Romano si trattava della seconda esperienza come volontaria, ma non restò a Malindi, e venne mandato in quel villaggio, per la sua conoscenza della lingua inglese. Lilian Sora, responsabile della “Africa Milele”, ha dichiarato che la giovane: “Non fu mai lasciata sola. Inoltre c’pera due masai, armati di machete, per la sua sicurezza, ma uno di loro era al fiume il giorno del rapimento”. Continua la responsabile dell’organizzazione: “Silvia era arrivata il 5 novembre e fu rapita il 20 non avevamo fatto in tempo ad attivare l’assicurazione”.