La Procura di Milano indaga sulle minacce e gli insulti indirizzati a Silvia Romano in seguito alla sua liberazione. Si valuta l’ipotesi di una scorta per proteggere la cooperante, la cui vita sarebbe quindi a rischio.
La Procura di Milano – sezione Antiterrorismo guidata da Alberto Nobili – ha aperto un’indagine a seguito delle minacce pervenute via social a Silvia Romano, la giovane cooperante liberata nei giorni scorsi dopo 18 mesi di prigionia e riportata in Italia domenica 10 maggio. Al momento, l’indagine è contro ignoti e l’ipotesi di reato è di minacce aggravate. Come spiega Il Fatto Quotidiano, le indagini si concentrano sulle accuse e sulle minacce ricevute dalla cooperante, soprattutto sui social network; ma al vaglio degli inquirenti ci sono anche delle lettere minatorie che sono state inviate alla sua attuale residenza. Nella giornata di ieri, la 25enne e sua madre Francesca Fumagalli sono state ascoltate dagli inquirenti, mentre in altri dipartimenti della Procura milanese si indaga sul sequestro e su Al-Shabaab, il gruppo terroristico jihadista somalo legato ad Al-Qaeda, autore del rapimento.
Nei pressi dell’abitazione della famiglia Romano, pattuglie di Polizia e Carabinieri passano frequentemente; mentre il presidio fisso degli agenti, motivato soprattutto dalla calca dei giornalisti dei giorni scorsi, è stato smontato. Si starebbe valutando, in particolare, se sia necessario o meno assicurare una scorta alla giovane. Attualmente, gli spostamenti di Silvia sono motivati solo dalla necessità di doversi recare in Procura, per via delle indagini. L’ipotesi della scortaè stata confermata anche dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, durante la trasmissione “Fuori dal Coro” su Rete4. Il Capo della Farnesina, come riporta SkyTg24, ha spiegato: “Nessuno di noi sa cosa significa restare un anno e mezzo in mano ad una cellula terroristica. Aspettiamo che questa ragazza possa ritrovare una sua serenità”.
Serenità che Silvia Romano ha raccontato di avere, davanti agli inquirenti che l’hanno ascoltata in Procura. La campagna d’odio scatenatasi fin dal suo arrivo a Ciampino, ha portato anche alla chiusura del suo profilo Facebook. Al vaglio anche diversi post divenuti virali, come quello del Deputato e critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha accusato Silvia Romano di essere complice dei terroristi, a causa della sua conversione all’Islam, ed invitato l’autorità giudiziaria ad arrestarla per concorso esterno in associazione terroristica. Di questo post, secondo indiscrezioni, avrebbe parlato la stessa giovane durante il suo interrogatorio. Un altro post finito sul tavolo degli inquirenti è quello di Nico Basso, Consigliere Comunale e già Assessore di Asolo, Treviso. Basso, sul suo profilo Facebook, ha pubblicato una foto di Romano scrivendo: “Impiccatela”. Il Sindaco del Comune trevigiano, Mauro Migliorini, ha chiesto le sue dimissioni.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, SkyTg24