Coronavirus, 172 morti nelle ultime 24 ore. Ci siamo accorti del virus con cinque mesi di ritardo, forse

In Italia l’emergenza Coronavirus è scattata verso la fine di febbraio. Ma secondo diversi studi il virus era in Italia già da molto prima.

Coronavirus com'è si è diffuso - Leggilo.org

Il Bollettino della Protezione Civile di oggi ci informa che il numero totale di attualmente positivi è di 81.266, – 1.222 assistiti rispetto a ieri. Nelle ultime ventiquattro ore si registrano 172 nuovi deceduti che portano il totale a 30.911. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 109.039, + 2.452 persone rispetto a ieri.
Continua a migliorare la situazione degli ospedali. Infatti le persone ricoverate con sintomi scendono a 12.865, segnando un decremento di 674 pazienti rispetto a ieri. E nelle terapie intensive, in totale, si trovano 952 pazienti, – 47 di ieri. L’83% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.
il totale delle persone che hanno contratto il virus è 221.216, + 1.402 di ieri. Ma la Regione Lombardia ha comunicato che dei nuovi casi conteggiati oggi, 419 sono riferiti alle settimane precedenti e non alle ultime 24 ore.

Il virus scoperto in ritardo

I dati delle ultime settimane segnano un importante calo di contagi e di ricoveri. Le nostre vite sono cambiate all’improvviso e in molti ci chiediamo se i nostri politici avrebbero potuto fare di più in termini di contenimeto. La risposta ceta non l’avremo mai forse. Ma alcuni studi, quantomeno, ci dicono che il virus era per le nostre strade molto prima di quanto pensiamo. Se fosse un libro il titolo potrebbe essere “Tutto cominciò il 21 febbraio”. Perché è quella la data in cui la vita degli italiani è stata stravolta con l’inizio del lockdown per l’emergenza Coronavirus. Fino ad allora sapevamo che la Cina era stata messa in ginocchio da questa terribile e sconosciuta infezione virale che aveva fatto il salto da una specie all’altra. Ma la Cina è lontana, in fondo. Bastava chiudere i collegamenti diretti con quel lontanissimo Paese- pensavamo noi e pensava forse anche il nostro Governo. Poi il primo caso, il paziente 0 di Codogno. Fino al moltiplicarsi, nel giro di pochissimo, di contagi e decessi. Ma se nella nostra mente tutto è iniziato a fine febbraio, le cose potrebbero stare molto diversamente.

Infatti, secondo uno studio condotto a marzo dal direttore dell’Ospedale Sacco di Milano, il professor Massimo Galli, il virus sarebbe arrivato dalla Germania tra il 25 e il 26 gennaio. Il paziente zero, secondo galli, sarebbe arrivato non dalla lontana Cina ma dalla vicina Germania. Ad indicarlo – riferiva Tgcom24 – l’analisi di cinque sequenze genetiche, tre delle quali relative ai virus isolati in Lombardia. Lo studio – spiegava Galli – riguarda sequenze genetiche vicine fra loro nel ramo dell’albero filogenetico del virus, successive a una sequenza isolata a Monaco. Come riferiva Il Fatto Quotidiano, Galli aveva fatto riferimento ad un caso di trasmissione asintomatica avvenuto a gennaio in un gruppo di persone contagiate da una collega che arrivava dalla Cina. “Siamo in grado di dire con ogni verosimiglianza che l’epidemia in Italia, per quanto riguarda la zona rossa o gran parte di essa, derivi da questo episodio tedesco”. Spiegava l’infettivologo. Secondo Galli, in pratica, c’è un albero filogenetico del Coronavirus che comprende le cinque sequenze italiane, una finlandese, due tedesche, una messicana e una brasiliana. Tutte hanno un’unica derivazione: la più vicina anche cronologicamente è quella di Monaco di Baviera. “L’ipotesi è che qualcuno si sia infettato dopo quelle riunioni a Monaco con la manager arrivata da Shanghai e poi abbia portato l’infezione qui”.

E se secondo Galli tutto iniziò a gennaio, un altro studio ci dice, invece, che il virus potrebbe essere entrato sulla scena addirittura tra settembre e inizio dicembre 2019. I ricercatori dell’Università di Cambridge, insieme ad alcuni colleghi tedeschi – riporta Adnkronos – hanno analizzato genomi virali completamente sequenziati e hanno ricostruito il “viaggio” della pandemia. I risultati dello studio indicano che la prima infezione di Covid 19 si è verificata tra settembre e inizio dicembre. Tuttavia gli scienziati hanno saputo distinguere 3 diverse varianti genetiche del virus. E non è ancora certo che la variante A, la prima ad essere comparsa, sia la medesima del paziente 0 in Italia. Infatti la variante più diffusa in Europa sembrerebbe essere la C, assente in Cina ma presente in Corea del Sud, Singapore e Hong Kong.

Fonte: Tgcom24, Il Fatto Quotidiano, Adnkronos, Protezione Civile

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