Regolarizzazione dei migranti, salta l’accordo. E il premier Conte vede il buio, ancora

I Cinque Stelle hanno fatto saltare, all’ultimo, l’accordo sulla regolarizzazione dei migranti che lavorano in nero nel nostro Paese. Un problema per la Maggioranza, già divisa sul Mes, che deve reggersi su equilibri sempre più precari

Sanatoria immigrati salta l'accordo - Leggilo.org

 

Potevano essere ore di relativa se non di soddisfazione almeno di relativa calma, per il premier Conte dopo la conclusione della vicenda relativa al sequestro di Silvia Romano. E invece no, dovuto anche oggi confrontarsi con la fragilità della sua Maggioranza. Mentre sono ancora moltissime le attività commerciali che attendono indicazioni dal Governo sui tempi e le modalità di riapertura, mentre le Regioni chiedono più chiarezza e più autonomia, il Parlamento, in questi giorni, è stato molto concentrato su un altro fronte: la regolarizzazione di circa 600.000 migranti. La proposta era già sul tavolo da qualche tempo e porta la firma della renziana Teresa Bellanova che presiede il dicastero dell’Agricoltura.

Qualche giorno fa il ministro aveva dichiarato che si sarebbe dimessa se il Governo non avesse approvato la regolarizzazione degli immigrati impiegati nel settore agricolo. Ma poi le carte in tavola hanno iniziato a cambiare grazie, soprattutto, al parziale cambio di rotta dei Cinque Stelle che hanno mostrato i primi segni di cedimento in merito. Infatti – intervistata da TPI – dopo il vertice di venerdì 8 maggio con il premier Giuseppe Conte, il Ministro Bellanova si era mostrata timidamente ottimista e fiduciosa circa le possibilità di trovare un accordo con i grillini. Il Ministro aveva spiegato che la sua proposta, inizialmente più incentrata sui migranti che lavorano nell’agricoltura, si era poi estesa anche a colf, badanti e settore edilizio. Inoltre precisava che le modalità di regolarizzazione saranno due: o tramite il datore di lavoro che dovrà regolarizzare il lavoratore assumendolo; oppure al migrante che, a causa della pandemia in corso, non può rientrare al suo Paese, verrà concesso un periodo di tempo per trovarsi un lavoro.

Una delle ragioni precipue alla base della regolarizzazione è la lotta al caporalato e allo sfruttamento di questi esseri umani. Ma a Bellanova non sono mai sfuggite, inoltre, le motivazioni più pragmatiche, cioè i benefici in termini economici per l’Italia. Già la senatrice Emma Bonino aveva puntualizzato che regolarizzare gli immigrati significherebbe aumentare il gettito fiscale. Anche il Ministro dell’Agricoltura ha fatto leva su questo aspetto: “In un Paese con così tante persone in pensione come il nostro, il contributo, a livello previdenziale, dei migranti, è tutto fuorché irrilevante”.

Le ragioni portate sul tavolo da Bellanova, da Italia Viva e dai Dem , sembravano aver convinto anche i grillini. Infatti – riportava la Repubblica – l’accordo sulla regolarizzazione dei migranti sembrava raggiunto durante una lunga maratona notturna tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione dei partiti della maggioranza giallo-rossa. Già si parlava di regolarizzare circa 500.000 mila stranieri. Al tavolo delle trattative sembrava che ognuno fosse riuscito a portare a casa qualcosa. Il PD aveva ottenuto che il discorso “regolarizzazione” fosse esteso anche a colf e badanti mentre il M5S aveva ottenuto che i permessi temporanei siano subordinati a un controllo dell’Ispettorato del lavoro.

Nella bozza dell’articolo, alla fine della trattativa notturna – riportava AGI – si leggeva che ai cittadini stranieri, con permesso di soggiorno scaduto dalla data 31 ottobre e che avevano svolto lavori nel settore agricolo, poteva essere rilasciato un permesso temporaneo che, nelle intenzioni di Bellanova e Lamorgese, doveva durare circa 6 mesi. Nella bozza si parlava anche di scudo penale per i datori di lavoro che si fossero autodenunciati. In pratica se un datore che aveva fatto lavorare in nero uno straniero si fosse autodenunciato, non sarebbe incorso in alcuna pena. Ed è stato proprio su questo punto che, dopo poche ora dalla riunione notturna, il M5s ha fatto saltare tutto. Infatti – riferisce il Corriere della Sera – dopo qualche ora i Cinque Stelle sono tornati sulle posizioni di partenza. Già nel corso delle trattative, il leader dei grillini Vito Crimi non era affatto soddisfatto in quanto – a suo dire – si trattava di una “sanatoria mascherata”. Ma l’altolà che ha fermato tutto è arrivato da Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno:” Il Movimento Cinque Stelle non accetterà mai alcuna forma di scudo penale”.

Fonte: TPI, Repubblica, Corriere della Sera, AGI

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