Libertà calpestate e diritti ignorati. Sotto accusa i governatori e le restrizioni adottate durante l’emergenza Coronavirus. Restrizioni che, dal 18 maggio, potrebbero cominciare ad essere maggiormente allentate.
Fioccano denunce contro i Governanti per la gestione del Coronavirus, l’epidemia che ormai da due mesi impazza in Italia e nel mondo. A Torino, informa La Stampa, due avvocati civilisti hanno depositato una dettagliata querela contro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Salute Roberto Speranza, il Presidente della Regione Alberto Cirio, l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi. Le motivazioni sono diverse, e vanno dal reato di attentato contro la Costituzione dello Stato all’abuso d’ufficio; dal sequestro di persona aggravato alla violenza privata; dall’epidemia colposa all’omicidio colposo plurimo. Sotto accusa sono le scelte d’emergenza imposte con atti amministrativi “mediante la coercizione con l’ausilio delle forze dell’ordine”, si legge nelle carte. Ma anche le strategie per arginare la diffusione del virus e le carenze di dispositivi di protezione per gli operatori sanitari.
Maurizio Giordano, firmatario della querela insieme alla collega Maria Paola Demuru, ha affermato che si è verificata un’alterazione dell’assetto costituzionale che non può essere giustificata neppure da una situazione di emergenza. Come reso noto da altre toghe nei giorni precedenti, il diritto di salute garantito dalla Costituzione è il diritto “individuale” di ricevere o rifiutare cure dal sistema sanitario, mentre la salute “pubblica è un mero interesse collettivo. Nessuna parte della Costituzione consente di interpretare il diritto alla salute come diritto prevalentemente su tutti gli altri. In ogni caso, spiegano gli avvocati, tale scelta andrebbe fatta previo bilanciamento dei diritti in gioco. Le forzature normative di Governo e Regione avrebbero un effetto negativo, dannoso per i cittadini, oltre che per il tessuto economico e sociale del Paese. Inoltre, sostengono gli avvocati elencando atti e documenti, le strategie sanitarie “sono state adottate senza una approfondita valutazione epidemiologica”. Infatti oltre la metà dei decessi sono avvenuti nelle case di riposo, gli altri in ospedale e in ambiente domestico. A favorire i contagi, invece, l’assenza di un’azione tempestiva, efficace, organizzata e coordinata di sanità pubblica. Molti altri cittadini, tra cui operai e casalinghe, si sono presentati nei giorni scorsi nelle caserme dei Carabinieri e in questura per querelare il Presidente Conte. Altri, invece, sono scesi nelle piazze per spingere verso una riapertura tempestiva del commercio.
Intanto, sembra essere quasi certa una riapertura delle Regioni differenziata a partire dal 18 maggio. Come informa Fanpage, attività produttive ed esercizi commerciali potrebbero iniziare a partire dalla prossima settimana. Questo, almeno, quanto emerge dalle parole del Ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, in trattativa con le Regioni che spingono per la riapertura. “Dal 18 maggio ci sarà una nuova fase, che porterà a una differenziazione territoriale. Potranno riaprire gran parte delle attività economiche, con protocolli di sicurezza” ha avvertito Boccia. Attualmente, l’esigenza delle Regioni è di avere un quadro che consenta loro di avviare le riaperture e di farlo in tempi brevi.
Il ministro Boccia avrebbe inoltre confermato che è intenzione del Governo dare piena autonomia ai territori circa le proprie scelte, ovviamente seguendo con attenzioni i dati dell’epidemia. Si attendono, quindi, le linee guida dell’Inail che contengano regole attuabili, in quanto i 4 metri lineari tra i tavoli dei ristoranti che qualcuno ha anticipato come indiscrezione sarebbero inapplicabili per la maggior parte degli esercizi. Nelle prossime ore, attesa una riunione tra i governatori ed Esecutivo alla presenza dello stesso Premier Conte.
Fonte: Fanpage, La Stampa