Coronavirus: la vitamina D può ridurre il rischio di contagio

Secondo uno studio condotto da medici di Torino, assumere vitamina D potrebbe essere utile a prevenire il contagio da Coronavirus.

Coronavirus, vitamina D - Leggilo.org

Il bollettino della Protezione Civile di oggi ci informa che i casi scendono a 84.842, con una decrescita di 3119 unità rispetto a ieri. Contiamo 194 nuovi decessi che, in totale, arrivano a 30.395. Nelle ultime ventiquattro ore i guariti sono stati + 4008 e raggiungono quota 103.031. Migliora ulteriormente la situazione degli ospedali: le persone ricoverate scendono a 13.834 con un decremento di 802 pazienti rispetto a ieri. Mentre in terapia intensiva si trovano 1.034 pazienti, – 134 rispetto a ieri.

In Italia, ad oggi, i casi totali sono 218.268, + 1083 da ieri.

E, nonostante la situazione dei contagi continui a migliorare, negli ultimi giorni le già poche certezze che avevamo sul Coronavirus, sembrano andare in frantumi. Da alcune autopsie eseguite all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo sulle vittime, infatti, è emerso che il virus potrebbe colpire la circolazione e non i polmoni. La causa primaria sarebbero dunque i trombi che, a loro volta, scatenerebbero la polmonite. Ipotesi non ancora avvalorata ufficialmente ma che comunque sta già rovesciando le carte in tavola e presentando una nuova prospettiva sui farmaci sui quali puntare. E ora entra in scena un’altra variabile: la vitamina D. Se in principio, a scopo preventivo, si era puntato tanto sulla vitamina C, ora si scopre che è la D la vitamina che potrebbe essere più funzionale. Infatti – riferisce la Republica da uno studio svolto a marzo dai medici Giancarlo Isaia e Enzo Medico e sottoposto poi al vaglio dell’Accademia di Medicina di Torino, è emerso che la maggior parte dei pazienti ricoverati per infezione da Covid 19 presenta una forte carenza di vitamina D. Carenza purtroppo altamente diffusa tra la popolazione italiana. Gli esperti sono giunti alla conclusione che somministrare vitamina D può essere utilissimo soprattutto per prevenire il rischio di contrarre l’infezione. Infatti hanno spiegato che la vitamina D è in grado di ridurre il rischio di infezioni respiratorie di origine virale e di contrastare i danni polmonari da iperinfiammazione. “Numerose evidenze scientifiche hanno messo in luce il ruolo attivo della vitamina D sulla modulazione del sistema immune e la frequente associazione dell’ipovitaminosi D con numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita delle persone anziane”. Gli scienziati hanno, inoltre, suggerito ai medici di assicurare un’adeguata dose di vitamina D ai soggetti già contagiati e a tutte le persone che entrano in contatto con loro per ridurre il rischio di contagio. Hanno specificato che, al fine di assicurarsi un adeguato apporto di questo micronutriente, è importante trascorrere ogni giorno del tempo al sole e, dunque, all’aria aperta, mangiare cibi ricchi di questa vitamina e, se necessario, integrare con prodotti specifici sotto la supervisione del medico.

Il fatto che i bambini non siano stati colpiti quasi per nulla dal Covid 19 potrebbe andare ad avvalorare la tesi degli esperti. Infatti – riporta Il Giornale – gli scienziati hanno commentato che nei bambini, dopo le campagne contro il rachitismo, è più rara la carenza di vitamina D proprio perché i genitori stanno molto attenti. mentre altrettanta attenzione non si riscontra nella fascia adulta e anziana della popolazione. Anche il fatto che il Covid 19 abbia colpito soprattutto le Regioni del Nord come Lombardia e Veneto, dove, a causa delle scarse giornate di sole, gran parte degli abitanti presenta ipovitaminosi D, va a supporto dei risultati dello studio torinese.

Fonte: Repubblica, Il Giornale, Protezione Civile

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