L’Opposizione passa al contrattacco: dalle rivolte delle carceri ai domiciliari per la pena residua per l’emergenza sanitaria passando per le accuse del Pm Di Matteo, il Guardasigilli dovrà rispondere in Aula.
Il Centrodestra unito, a firma della Lega, Forza Italia e Fratelli D’Italia, ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Come riporta Fanpage, la mozione verte sulla scarcerazione di boss e affiliati alla criminalità organizzata e per la vicenda che vede coinvolto il Procuratore di Palermo Nino Di Matteo. Il leader della Lega Matteo Salvini ha tuonato contro il Guardasigilli: “Un Ministero così importante deve garantire che i mafiosi vengano portati in galera non fuori dalla galera”. E ancora: “Non sta a me ricordare le rivolte nelle carceri, con morti e feriti, la scarcerazione. Siamo arrivati a più di 400, fra mafiosi, assassini, delinquenti usciti dalle carceri nell’inattività del Ministero della Giustizia”. Un problema che non riguarda soltanto i rapporti tra Governo ed Opposizione. Alle parole di critica si è unito l’ex Premier Matteo Renzi: “Decideremo in base a quello che dirà Bonafede, in base agli accordi politici e a cosa dirà il governo”.
Tutto ha inizio nel marzo scorso, dal 7 al 9, quando esplodono nelle carceri italiane pesanti rivolte: il Governo ha appena varato il primo Decreto che blocca il Paese e, in base alle normative di prevenzione, sospende i colloqui in carcere tra i detenuti e i loro parenti; le carceri italiane, già sovraffollate, sembrano essere poche sicure se dovesse arrivare il Coronavirus in quelle celle. Scoppia la rivolta: circa 70 penitenziari vengono messi a ferro e fuoco nel Paese e l’Italia assiste attonita alla fuga dalle carceri. Eclatante quella del penitenziario di Foggia, dove si danno alla fuga numerosi detenuti. Si richiede a gran voce lo Stato d’Emergenza per le carceri che non arriva: pochi giorni dopo, a seguito di aspre polemiche che investono tutto il Ministero della Giustizia, il Direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Francesco Basentini si dimette. Lo stesso Basentini rientra nell’altra delicata vicenda, quella relativa alle accuse mosse dal Pm di Matteo nei confronti di Bonafede, che avrebbe preferito proprio Basentini al Procuratore siciliano alla guida del Dap dietro le pressioni di un gruppo di boss carcerati.
Quelle rivolta nascondono le nuove mosse dei Capimafia: da sempre i disordini nelle celle vengono usate per trattare con i dirigenti delle carceri. L’emergenza sanitaria dichiarata dal Governo apre uno spiraglio inaspettato: come spiegò il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in Aula, nel Decreto Italia si prevede, al fine di ridurre i rischi di epidemia nelle carceri, la possibilità durante l’emergenza di scontare agli arresti domiciliari la pena detentiva residua, che non deve essere superiore a 18 mesi. Numerose le richieste pervenute, molte accolte e altre respinte, e tra queste quelle di numerosi storici boss della Mafia, come Francesco Bonura, braccio destro di Bernardo Provenzano, il boss ‘ndranghetista Vincenzo Iannazzo, il mafioso Cataldo Franco e Antonio Zagaria, del clan dei Casalesi.
La posizione dei 5 Stelle e la tensione in Maggioranza
Il rischio che il caso “Bonafede” possa fare implodere la Maggioranza è reale, anche se meno probabile, specie in questa delicata fase dell’emergenza, ma servirà di certo a riassettare gli equilibri e probabilmente a spostare il round finale a qualche mese, o almeno fino a quando sarò possibile andare al voto. Come spiega Repubblica, Bonafede è un uomo di spicco del Movimento 5 Stelle e fedelissimo del Premier Giuseppe Conte: se il Guardasigilli non dovesse ricucire a presentare una proposta soddisfacente, il Capo del Governo sarebbe costretto a scegliere tra sole due strade. Da una parte la richiesta di dimissioni di Bonafede, per non farlo sfiduciare direttamente dall’Aula; in alternativa tenere Bonafede nel Governo, ma con una Maggioranza sul piede di guerra e con lo stesso Ministro della Giustizia ormai delegittimato nel suo operato.
Una doppia scelta che colpisce, allo stesso modo, anche i 5 Stelle, se la situazione non dovesse risolversi in brevissimo tempo: lasciare Bonafede al suo destino o difenderlo a spada tratta sino ad arrivare ad uno scontro diretto con gli alleati di Governo, destabilizzando l’Esecutivo. Ad ogni modo, le minacce di Renzi non sembrano concrete: difficilmente il Senatore fiorentino dirà ai suoi di votare la sfiducia del Centrodestra, ma la situazione permette di avanzare numerose richieste in seno al Consigli dei Ministri, per rafforzare la posizione di Italia Viva.
Fonte: Repubblica, Il Fatto Quotidiano