La BCE, sulle cui azioni vigila la Corte di Giustizia Europea, ha ricevuto un dik-tat dall’Alta Corte di Berlino: se non chiarirà sulle modalità del programma di aiuti agli Stati in difficoltà, la Bundesbank si ritirerà dall’acquisto dei pacchetti dei titoli.
La Corte costituzionale tedesca, che ha come indicato come precedente la sentenza del dicembre 2018 della Corte di Giustizia europea, ha comunicato che, il il programma Pspp – Public Sector Purchase Programme – nel QE1 della Bce, lanciato nel marzo 2015 e concluso nel dicembre 2018 e nel QE2 avviato nel novembre 2019 e ora in corso, è da considerarsi legale e non in contrasto con il divieto del Trattato sul finanziamento diretto degli Stati. Una notizia importante per la Banca Centrale Europea, che ha superato i contrasti della Germania sulla monetizzazione del debito pubblico attraverso l’acquisto dei titoli di Stato con lo strumento del cosiddetto “quantitative easing”.
C’è però un “ma”, come spiega Il Sole 24 Ore, che lascia aperti spiragli preoccupanti per l’UE. L’Alta Corte tedesca ha sollevato dubbi sul effettivo rispetto del principio di proporzionalità contenuto nello stesso Pspp. Una posizione forzata ulteriormente dai giudici tedeschi che hanno intimato al Consiglio Direttivo della BCE di chiarire la proporzionalità nel programma di acquisto dei titoli di Stato. E dovrà farlo entro tre mesi: se ciò non dovesse accadere, la Bundesbank dovrà lasciare la partecipazione al Pspp e vendere i titoli in suo possesso. Questa è la prima occasione in cui l’Alta Corte tedesca si pronuncia contro la BCE, e non ci si aspettava tra l’altro toni così duri e sprezzanti. Il Ministro delle Finanze bavarese Albert Füracker, ha parlato di “un risonante schiaffo in faccia alla Corte europea”.
Un ritiro della Bundesbank dal programma di sostegno agli Stati in difficoltà, e in piena emergenza, sarebbe impensabile. Il Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in un comunicato diramato nella serata di ieri, si è dichiarato favorevole alla richiesta di chiarimenti da parte dell’Alta Corte. Ma cosa accadrebbe se la Corte tedesca si ritenesse insoddisfatta dei chiarimenti ricevuti? In quel caso la banca tedesca sarebbe costretta a scegliere tra il rispetto delle regole dell’Eurosistema e quelle della Corte sugli aiuti nell’emergenza. Spiega Weidmann in un comunicato: “Pur rispettando l’indipendenza del Consiglio direttivo della Bce, sosterrò gli sforzi per soddisfare questo requisito”. E continua: “Nel suo giudizio la Corte costituzionale mette in luce caratteristiche importanti del Pspp che complessivamente garantiscono un margine sufficiente di sicurezza al finanziamento monetario dei governi. Avevo indicato l’importanza di questo margine già in passato”. Dalla BCE è arrivata una prima risposta, a seguito di una riunione del Consiglio Direttivo convocato d’urgenza per discutere proprio della sentenza dell’Alta Corte tedesca. La BCE ha chiarito che, come riconosciuto nelle sue funzione dalla Corte Europea, si impegnerà e centrare l’obiettivo della stabilità dei prezzi. Ci si aspetta per le prossime settimane ulteriori comunicato da parte della Banca Centrale.
A Bruxelles si può esultare sul riconoscimento, da parte dei giudici tedeschi, della conformità degli acquisti dei titoli di Stato effettuati finora nel QE della BCE, che era in fondo il nodo principale da sciogliere. Ma il fatto che tale giudizio non sia stato esteso al “programma pandemico” lanciato dalla stessa Banca Centrale, per contrastare l’emergenza legata al Covid-19, ha lasciato più di qualche malumore. Ma c’è anche un’altra considerazione da fare: il Pepp è rimasto escluso perché non inserito nei ricorsi, presentati dai cittadini tedeschi, inoltrati alla Corte sui QE del 2015. I dubbi sollevati dall’Alta Corte, potrebbero aprire la strada ad altri ricorsi, specie sui meccanismi di salvaguardia del programma, tra i quali la chiave capitale e il limite del 33% su emittente ed emissione.
Come sottolinea Repubblica, il nodo è contenuto nella Costituzione tedesca, che annovera tra i suoi pilastri la proporzionalità sul caso. Il timore dell’Alta Corte tedesca è quello di uno sforamento dalla politica monetaria alla politica economica. Chiaramente la Corte Costituzionale sa bene di non poter intervenire sulle azioni della BCE, che risponde alla Corte Europea, ed ha quindi deciso di fare leva sul ruolo di vigilanza della Costituzione tedesca e sul Trattato rimandando tutto al Parlamento, al quale chiede di valutare se effettivamente vi è stata proporzionalità nel Pspp. Il conflitto decreterà se davvero le istituzioni Europee sono comunitarie o sono subalterne al potere dello Stato più economicamente forte, ovvero la Germania. Un problema che riguarda l’Italia da vicino.
Per i giudici tedeschi gli acquisti sui titoli dovrebbero essere eseguiti in proporzione al peso economico dei singoli Paesi e l’Eurosistema non dovrebbe poter comprare più di un terzo di ogni bond emesso, dunque non più di un terzo del debito totale di ogni Stato. In queste ultime settimane la BCE sta comprando titoli francesi, spagnoli e soprattutto italiani, ovvero i Paesi più colpiti dall’emergenza. Un eventuale vincolo di un terzo, permetterebbe interventi in tal senso solo per altri 18 mesi. Azione che sarebbe molto lontana dalla promessa del Presidente Christine Lagarde, che parlò di “nessun limite di tempo”. Se la Bundesbank dovesse effettivamente ritirarsi, la mancanza della banca tedesca potrebbe essere avvertita dai mercati come una debolezza dell’intero sistema creditizio. La palla spetta alla Cancelliera Angela Merkel, dal momento che la BCE ha già fatto sapere che non spetta alla Corte tedesca giudicare il suo operato. Ma con una BCE più debole, e un mercato destabilizzato, si potrebbe andare incontro ad un salvataggio ad hoc per la sola Italia.
Fonte: Il Corriere della Sera, Repubblica