Europa, Confindustria, Sanità e sport: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte spiega i piani del Governo per uscire dalla crisi economica e farsi trovare preparati ad un’eventuale nuova ondata di contagi.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – in una lunga intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano – ha parlato del prossimo incontro dell’Eurogruppo a Bruxelles, dove si discuterà ed eventualmente approverà il Mes e gli altri strumenti di intervento economico UE. Il Premier ha parlato anche dei prossimi interventi del Governo. Il Premier cerca di calmare gli animi e chiede un sforzo da parte di tutti gli organi istituzionali. La situazione attuale, infatti, non è delle più rosee. Da una parte un Paese che deve ripartire; dall’altra lo spauracchio di un nuovo lockdown, qualora la curva dei contagi dovesse salire in maniera preoccupante. In tutto questo vediamo un Premier che fatica a tenere unita la sua Maggioranza, che subisce i colpi dell’Opposizione. Particolare preoccupazione desta il continuo slittamento del Decreto Aprile, con i relativi interventi economici a sostegno di lavoratori autonomi e famiglie. Conte attribuisce all’Europa gran parte della responsabilità di questa situazione: “C’è una ragione anche tecnica” per i ritardi, dice: “La commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager sta aggiornando in questi giorni il Temporary framework, clo strumento con cui si introduce un regime di deroga per gli aiuti alle imprese colpite dall’emergenza. Quindi tutte le misure di sostegno alle imprese a cui abbiamo lavorato dovranno attenersi al nuovo quadro. Fino alla versione definitiva non possiamo essere sicuri di essere conformi”
Sul piano economico il Premier conferma che il Mes non serve all’Italia: “Si, resto convinto che il Mes non ci serva“. E non nasconde che ci aspetta una stagione lacrime e sangue: “Non possiamo nasconderci. Questa è la prova più dura dal dopoguerra. Con una tale caduta del Pil, gli effetti economici saranno molto dolorosi. È anche per questo che abbiamo varato una manovra da 25 miliardi e ora un’altra da 55: l’intervento più poderoso degli ultimi anni“. Un dato, quello relativo alla caduta del Pil confermato nelle ultime ore dalla Commissione Europea, nelle Previsioni nelle economiche di primavera, secondo cui nel 2020 l’economia italiana crollerà del 9,5%, per rimbalzare del 6,5% nel 2021 – sempre che, specifica la commissione – il Paese non debba richiudersi nel lockdown per combattere nuovamente la pandemia. Siamo in un grado “eccezionalmente elevato” di incertezza, poiché la principale variabile è la curva epidemiologica. Nel 2019 spiega l’Adnkronos l’Italia era cresciuta dello 0,3%. La pandemia farà schizzare il deficit pubblico dal minimo storico del 2019 – era 1,6% del Pil – all’11,1% quest’anno. Il debito pubblico salirà dal 134,8% del Pil al 158,9% nel 2020. Nel 2021 deficit e debito dovrebbero scendere, rispettivamente, al 5,6% e al 153,6% del Pil. “Con una tale caduta del Pil – commenta Conte – gli effetti economici saranno molto dolorosi. È anche per questo che abbiamo varato una manovra da 25 miliardi e ora un’altra da 55: l’intervento più poderoso degli ultimi anni”.
Ma, nonostante il premier si ritenga più che soddisfatto delle scelte fatte, il mondo delle imprese continua a lamentare ritardi nell’erogazione di liquidità. Liquidità che per moti ora è vitale. Infatti Il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi nei giorni scorsi – riporta Il Corriere della Sera – ha dichiarato:“La risposta del governo alla crisi si esaurisce in una distribuzione di danaro a pioggia. Si tratta di soldi presi a prestito. Se questa è la rotta del Governo, l’approdo non può essere che uno: l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale già a settembre-ottobre”. Ma Conte non si lascia intimorire e ha una spiegazione anche per questo. La responsabilità, anche qui, non è imputabile del tutto al Governo. Le banche giocano, infatti, un ruolo fondamentale. Il premier precisa che i ritardi sono dovuti principalmente alle istruttorie necessarie per i pagamenti superiori ai 25mila euro. E, elemento non da poco, molte banche sono anche preoccupate di poter essere coinvolte in ipotetici reati collegati alla bancarotta. Quale, dunque, la soluzione proposta dal premier? Nazionalizzazione? No. O meglio: non del tutto e non ancora. Anche se non esclude che, vista la situazione di emergenza, lo Stato potrebbe assumere un ruolo meno marginale all’interno del mondo dell’imprenditoria per la ripresa economica. Spiega Conte: “Non escludo, nel contesto che stiamo vivendo, che lo Stato possa assumere, con prudenza, un ruolo più attivo”. Dunque un colpo al cerchio e uno alla botte: un colpo a favore dei Cinque Stelle, da sempre a favore di uno Stato più presente; ma un colpo anche ai renziani da sempre più per la “libera impresa”.
Ma ciò che preoccupa milioni di italiani non è solo la questione economica. Fortissimo è il timore che la curva dei contagi torni a salire. E, ora più che mai, abbiamo appurato che investimenti nella sanità pubblica e salute sono collegati. Infatti, per non ritrovarsi impreparati di fronte ad una ipotetica seconda ondata di contagi, il Governo valuta di potenziare ulteriormente le strutture ospedaliere. Ma purtroppo anche qui si registrano ritardi preoccupanti: in primo luogo sulle le attività di monitoraggio e di contact tracing. In secondo luogo risulta ancora carente il sostegno ai medici del territorio che tanto hanno sofferto durante l’apice dell’emergenza. Il piano del Governo per prevenire un nuovo aumento dei contagi resta – a detta del premier – la gradualità. E la valutazione delle situazioni Regione per Regione.
Conte nel corso dell’intervista ha avuto modo anche di fare un piccolo accenno alla Lega. Riguardo all’ipotesi di un Governo basato su Larghe Intese frena: “Ma mi tengo stretto questo governo. L’esperienza con la Lega l’ho già vissuta” e appare quasi scaramantico sull’ombra di Mario Draghi: “Non mi ha mai testimoniato interesse perla Presidenza del Consiglio e non credo, conoscendolo...”
Fonte: Il Fatto Quotidiano, Corriere della Sera, Adnkronos
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