Nel giorno della ripartenza dell’Italia, il premier Giuseppe Conte invita gli italiani a mantenere un comportamento responsabile per evitare passi indietro. E chiarisce che non è il momento di creare instabilità politica.
Il giorno tanto atteso da tutti gli italiani finalmente è arrivato: il 4 maggio si è aperta la fase 2, ovvero la ripartenza del Paese. Un ritorno alla quasi normalità anche se molte attività commerciali resteranno chiuse ancora per un po’. Nel giorno della ripartenza il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – in un’intervista al Corriere della Sera – invita gli italiani a manenere un comportamento responsabile e di massima collaborazione per non essere costretti a fare, poi, passi indietro a causa di nuovi aumenti di contagi. E se nella fase 1 è stato il Governo – attraverso diversi Dpcm – a decidere le regole, ora, a detta del premier, l’onere di fare le scelte giuste ricadrà soprattutto sui singoli individui. “Nella prima fase è stato inevtabile puntare sull’etero-disciplina, cioè su norme imposte dallo Stato per contenere la diffusione del Coronavirus. Adesso, invece, grazie alle informazioni trasmesse dai mass media, si può puntare sull’autodisciplina”. In pratica il premier ribadisce che fase due non è assolutamente sinonimo di “liberi tutti” ma, anzi: ci vorrà un surplus di disciplina, senso civico e senso di responsabilità collettiva. Perché soprattutto ora che molte restrizioni sono cadute, ogni nostro comportamento può avere conseguenze sugli altri.
E intervistato da La Stampa – Conte ha chiarito che il Governo, fino al 3 maggio, ha conseguito ottimi risultati in termini di contenimento, lavorando in modo eccellente. “Entriamo nella fase due non per caso ma grazie al poderoso sforzo che abbiamo fatto e che ci ha permesso di riportare la soglia del contagio ad un livello accettabile”. E ha invitato a non creare instabilità all’interno della politica perchè ora le priorità sono altre. “C’è un costante chiacchiericcio che fa parte del gioco politico italiano. In un momento di estrema difficoltà economica, l’instabilità sarebbe un danno serio per il Paese e non possiamo permettercela”. Anche se le dure critiche ai Dpcm provengono non solo dall’opposizione ma da componenti stessi dell’esecutivo come il leader di Italia Viva Matteo Renzi o il Dem Graziano Delrio che hanno precisato, di recente, che è il momento di ridare al parlamento il ruolo che gli spetta. E il suo modus operandi non ha trovato l’approvazione neppure della Corte Costituzionale né di diversi avvocato che lo hanno denunciato presso le procure di tutta Italia.
Un po’ di “burrasca” anche nei rapporti tra Stato e Regioni.Ora il primo ministro dichiara che alcune ordinanze regionali, ritenute particolarmente estreme rispetto al percorso scelto dal Governo, verranno impugnate. “Dobbiamo mantenere saldo il principio di coordinameto e lo spirito di leale collaborazione”. Ma molte Regioni avevano inziato ad agire autonomamente perché, fino all’ultimo, non è stato reso chiaro cosa si potesse fare e cosa, invece, no, nella fase due. Molte incertezze, soprattutto, per quanto riguarda il termine “affetti stabili” e per l’attività all’aria aperta. Ma ci sono stati anche parecchi dubbi in merito alle seconde case.
Fonte: Corriere della Sera, La Stampa
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