Dietro le mosse del Governo di un piano per la riapertura delle chiese nel Paese ci sarebbe una richiesta di Papa Francesco, che però smentisce gli attacchi sulla gestione dell’emergenza arrivati dalla Chiesa italiana. Intanto in Vaticano il Papa deve fare i conti con l’inchiesta sull’acquisto di un palazzo nel centro di Londra.
Una telefonata tra il Papa Francesco e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, avvenuta poche ore dopo le dichiarazione della CEI, per ristabilire la linea comune tra Roma e il Vaticano. In tal modo, il Premier, sarebbe riuscito a scavalcare la Chiesa Italiana ed evitare uno scontro diretto. Secondo Il Corriere della Sera, nella telefonata intercorsa tra Palazzo Chigi e la Residenza papale di Santa Marta, si è parlato dell’elaborazione, annunciata poche ore dopo, da parte dell’Esecutivo, di un piano per l’apertura in sicurezza delle chiese, ma non certo per il 4 maggio, come richiesto dalla Conferenza Episcopale. In cambio, la fine degli attacchi del mondo cattolico alla gestione dell’emergenza. Ed è in tale ottica che si inserisce il discorso di Bergoglio, che prima delle celebrazioni della messa, aveva mandato un messaggio chiarissimo: “Preghiamo il Signore, perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni”.
Parole che avevano creato non pochi imbarazzi nella Chiesa italiana. E non è la prima volta che le discrepanze tra il Papa e la CEI vengono fuori in maniera così evidente e pubbliche. Nel marzo scorso, il Cardinale Vicario di Roma, Angelo De Donatis, aveva annunciato dopo essersi consultato proprio con il Papa, che la Chiesa italiana condivideva l’idea di chiudere le chiese nel periodo di massima diffusione del virus, salvo poi essere smentito dallo stesso Bergoglio, che con un decreto di fatto annullava quanto dichiarato da De Donatis. Il 15 marzo avviene poi la ormai famosa, passeggiata solitaria per le strade di Roma di Papa Francesco, in visita la Chiesa di San Marcellino in via del Corso.
Dietro questi disaccordi però, si giocherebbe una partita molto più grande. La pandemia ha cambiato molto anche il mondo cattolico, alla perenne ricerca di una guida politica. E mentre Francesco spinge la Chiesa in direzioni precise, intervenendo regolarmente nell’attualità politica del nostro Paese, si modificano di conseguenza anche i rapporti tra Stato e Chiesa. Ma Papa Francesco non vuole lasciare che a quel tavolo si seggano, almeno non soltanto, i vertici della Chiesa italiana. L’attacco al Governo, in questo clima di continua ricerca di dialogo, ha rischiato seriamente di incrinare i rapporti creatisi negli ultimi mesi con il Premier Conte. Lo sanno bene Partito Democratico ed Italia Viva, che hanno immediatamente risposto all’appello del Papa, annunciando l’inizio di lavori per facilitare, al più presto, le riaperture delle chiese.
Intanto, dal Vaticano, arrivano notizie allarmanti. Come scrive Il Giornale, nonostante nell’omelia pronunciata in occasione del 1°maggio pronunciasse queste parole: “Preghiamo per tutti i lavoratori, perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”, il Papa ha licenziato 5 dipendenti che attualmente sono indagati per l’acquisto di un immobile nel centro di Londra. Malgrado non siano stati ancora giudicati colpevoli, i dipendenti vaticani sono stati messi alla porta, senza particolari motivazioni da parte della Segreteria pontificia. L’affare londinese, condotto con i fondi dell’Obolo di San Pietro, rischia di generare un grande scandalo tra le sale vaticane, poichè ad avallare l’operazione sono stati i vertici dello Stato pontificio, tra cui lo stesso Bergoglio. Il Cardinale Angelo Becciu, che si era occupato all’ora dell’operazione in quanto Sostituto, aveva spiegato che, con l’effetto Brexit, l’edificio acquistato risultò avere il triplo dell’operazione iniziale. Un’operazione, definita da più parti, come opaca e poco chiara.
Nella nota diffusa dal Vaticano si legge soltanto: “Nell’ambito delle indagini su alcune operazioni finanziarie sono stati disposti provvedimenti individuali per alcuni dipendenti della Santa Sede, alla scadenza di quelli adottati all’inizio dell’indagine sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato”. Due sono dirigenti della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, insieme ad un’addetta all’amministrazione, Caterina Sansone, e di due importanti funzionari vaticani, Don Maurizio Carlino, Capo dell’Ufficio Informazione e Documentazione, e Tommaso Di Ruzza, Direttore dell’Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria, che aveva già lasciato il suo mandato per fine mandato. Alla lista si è aggiunge monsignor Alberto Perlasca, che poco tempo fa era stato trasferito ad altri incarichi. Gli indagati erano stati sospesi ad ottobre, quando la vicenda era ormai divenuta di dominio pubblico, ma erano stati parzialmente integrati all’inizio dell’anno.
Fonte: Il Giornale, Il Corriere della Sera
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