Depositata la bozza del Mes su cui i Governi lavoreranno in vista dell’ultimo incontro dell’Eurogruppo. Tanti dubbi da chiarire: in primo luogo sul controllo della Commissione UE e della BCE sui conti dei Paesi aderenti. Questioni che vanno risolte al più presto.
Nella serata di ieri, il Direttore Generale del Meccanismo di Stabilità Europea, Klaus Regling, ha inviato alle Cancellerie degli Stati dell’UE, il “Term sheet”, i termini dell’accordo del nuovo Mes. Oltre 13 paragrafi che andranno studiati dai Ministri delle Finanze di ciascun Stato fino all’ 8 maggio, termine di scadenza oltre il quale i Governi dovranno comunicare la loro adesione o meno. Il Mes contro la crisi pandemica, che ha come una condizionalità la spesa obbligata nell’ambito medico per affrontare l’emergenza sanitaria, è ormai l’argomento principale dei 27 Stati membri. Da una parte la richiesta dell’Italia, e appoggiata da Spagna e Portogallo, della caduta delle condizionalità di sorveglianza dei conti pubblici; dall’altra la proposta della Germania e dell’Olanda di un importante controllo di Commissione UE e BCE sulle finanze degli Stati aderenti. Già, perché l’adesione al Mes sarà volontaria: in totale, per il momento, 240 miliardi. Per il nostro Paese, se il Governo del Capo del Governo Giuseppe Conte decidesse di accedervi, sarebbero 36 miliardi a titolo di prestito a basso interesse.
Come spiega Repubblica, sono già iniziate le riunioni dei Ministeri delle Finanze degli Stati UE, che si incontreranno alla vigilia del voto dell’Eurogruppo, il 7 maggio. Il Mes, definito come “Pandemic Crisis Support”, come detto, prevede una sola condizione, messa nero su bianco: “I partner che richiederanno l’attivazione si devono impegnare a usare i fondi per finanziare i costi sanitari diretti e indiretti, cure e prevenzione”. Un documento figlio del compromesso tra il Ministro italiano Roberto Gualtieri e l’omologo olandese Wopke Hoekstra nell’ultimo incontro di aprile. Ma scenari ampi si aprono su diversi fronti, dai “costi indiretti” a “prevenzione”. La fama distruttiva che si porta addosso il Meccanismo di Stabilità, con la Grecia che da poco si è liberata, ad un prezzo altissimo, dalla tenaglia del controllo dei conti pubblici, ha reso necessario l’inserimento di alcuni parametri: sarà accessibile per tutti, con una valutazione sulla sostenibilità del debito condotta ad ogni modo dalla Commissione. Inoltre, i Paesi aderenti, dovranno sottoscrivere un piano standardizzato, uguale per tutti.
Nel documento inviato nella serata di ieri, si parla di un rimborso dei prestiti previsto in 10 anni, anche se su tale data i Governi continuano a trattare, con i Paesi come l’Italia, maggiormente colpiti dalla pandemia, che spingono per periodi più lunghi, almeno il doppio. Il prestito potrà arrivare fino al 2% del Pil del 2019 e i soldi dovranno essere spesi entro un anno, con la possibilità di effettuare due tanche semestrali. Come ha spiegato il Direttore Regling, il Mes si avvarrà anche di “Social Bonds”, che renderanno i titoli più appetibili per gli investitori internazionali sul mercato. Titoli che opereranno con una valutazione di Tripla A, con tassi sotto lo zero, anche se alcuni costi di gestione potrebbero portare il tasso di restituzione leggermente al di sopra. Inoltre il Mes adotterà un “Sistema di Early Warning” per garantire che i soldi vengano rimborsati in tempo dai Paesi creditori.
Il punto sul quale si battaglierà l’8 maggio è un articolo del documento che preoccupa gli Stati mediterranei e recita: “La Commissione europea chiarirà monitoraggio e sorveglianza in accordo con le regole del “Two Pack”. Il concetto di “sorveglianza rafforzata” andrà certamente affrontato sui tavoli di Bruxelles. Il pericolo del controllo della vecchia Troika, uscita dalla porta e rientrata dalla finestra, è reale. La Commissione UE ha specificato che chiarirà il punto. Ad ogni modo vi è bisogno di garanzie reali circa il fatto che il monitoraggio trimestrale delle Istituzioni UE non farà scattare, in caso di valutazione negativa, condizionalità aggiuntive o richieste di attuazione di programmi di rientro. L’UE dovrà valutare se i fondi sono stati spesi effettivamente per la crisi sanitaria o meno.
Il documento, per molti economisti, non ha chiarito alcuni aspetti fondamentali, che pure avrebbero potuto poi influire sul dibattito all’interno degli Stati. Chiaramente la scelta spetta ad ogni Parlamento, ma la valutazione è complicata da alcuni dubbi, in primis sull’effettivo controllo dell’UE. Come ha spiegato l’economista Carlo Cottarelli, dalle colonne di Repubblica, le condizioni per l’accesso al fondo dovranno essere valutate, nell’ambito economico e giuridico minuziosamente. Per Cottarelli, pur essendo chiara l’unica condizionalità espressa, l’art.12 del Mes specifica che le condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al richiamo dell’unica condizionalita. E quindi: “Se ne deduce che esiste un margine di discrezionalità nel fissare le condizioni. Ne usufruiscono gli organi decisionali del Mes e la Commissione europea quando negoziano il formale accordo con lo Stato che chiede aiuto”. Per l’economista, da un punto di vista giuridico, va messo nero su bianco l’impossibilità del Mes di aggiungere condizioni post accettazione da parte di uno Stato dei fondi.
Preoccupazione anche per la sorveglianza indiretta. Continua Cottarelli: “Si prevede una più attenta indagine sulle sue finanze, con l’obbligo di fornire a livello Ue le medesime informazioni previste dalla procedura d’infrazione per disavanzi eccessivi”. E ancora: “Previste ‘missioni di verifica periodiche’ della Commissione, della Bce e ‘se del caso, con l’Fmi’, stessi attori, pur con ruolo diverso. della Troika”. Ma questa, spiega l’economista, è una possibilità che potrebbe ad ogni modo verificarsi, con o senza Mes, se l’Italia vedesse aumentare durante la crisi il suo rapporto debito/Pil. In un ultimo si chiede Cottarelli, se la scelta sia davvero conveniente: “Si parla di 36 miliardi, con un tasso di mezzo punto percentuale, prestito settennale. A tali cifre, il risparmio cumulato su sette anni sarebbe, al netto della tassazione, di 2-2.5 miliardi”.
Intanto stamane alla Camera, il Presidente del Consiglio Conte, in un’informativa sulle misure che intende adottare il Governo per la crisi economica, ha difeso le scelte fin qui operate dall’Esecutivo. Come spiega Adnkronos, il Premier ha dichiarato: “Questo non è un programma elettorale finalizzato a raccogliere consenso. Il governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente”. E ancora: “Ci piacerebbe ma dobbiamo avere la consapevolezza che il virus sta continuando a circolare: abbiamo 105mila casi accertati senza contare casi asintomatici non accertati”. Conte, dopo aver ribadito che le scelte dell’Esecutivo sono figlie delle valutazioni del Comitato Tecnico-Scientifico, ha aperto alla possibilità, magari dal 18 maggio, di misure diverse per il territorio nazionale: “Si potrà anche attuare un differenziamento geografico nell’allentamento delle misure, ma guidato da precisi presupposti scientifici e non rimesso a improvvide iniziative di singoli enti locali”.
Fonte: Repubblica, Adnkronos
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