Stanno facendo scalpore in questi giorni gli interventi del professor Giulio Tarro. Il primario dell’ospedale Cotugno di Napoli propone una soluzione al Coronavirus decisamente in contrasto con le posizioni della comunità scientifica.
Durante la pandemia di Coronavirus che sta circolando ormai da più di due mesi nel mondo intero, sconvolgendo gli equilibri, sono stati innumerevoli i professori, virologi, medici e statisti intervenuti per dire la loro su un virus che sembra più complicato da debellare del previsto. Alcuni hanno esposto teorie con fondamento scientifico, mentre altre voci sembrano meno autorevoli. Giulio Tarro, primario emerito dell’ospedale Cotugno di Napoli, ha più volte dichiarato che la questione della pandemia sarebbe un “uovo di Colombo”, ovvero una situazione con una facile soluzione che nessuno riesce a vedere. Già durante il secondo mese di quarantena, Tarro aveva dichiarato che il caldo avrebbe rallentato i contagi e che per tutelare gli anziani sarebbe stato meglio mandare al mare i giovani allontanandoli dalle famiglie.
Un articolo riportato sull’ Espresso la settimana scorsa, si è scagliato duramente contro il professore, accusato di aver gonfiato il suo curriculum millantando meriti e titoli accademici conferiti in modo discutibile. Le lauree honoris causa che Tarro dichiara di possedere provengono da entità pittoresche come l’Università Costantiniana di Cranston che lo ha insignito – scrive nel suo curriculum – di un “titolo honoris causa” in bioetica nel 1996, “Università” che fu al centro di una polemica proprio con Albert Sabin, il virologo che trovò il vaccino per la poliomelite di cui Tarro fu allievo. Tuttavia, non si tratta di un’università riconosciuta ma di un ente filantropico.
In un altro passaggio dell’articolo, viene citato il libro “Balle Spaziali” del virologo Roberto Burioni, altro personaggio salito agli onori della cronaca durante la pandemia, nel quale il medico afferma che il suo collega Tarro avrebbe collaborato con un veterinario di nome Liborio Bonifacio che aveva sperimentato un siero a base di feci di capra nella convinzione che tali ovini non potessero sviluppare il cancro e che tale farmaco potesse combattere le metastasi. Tutto questo sarebbe avvenuto nel 1980, dieci anni dopo che era stato già dimostrato che quella riguardante le capre, se vogliamo usare un gioco di parole, era solo una bufala. Queste ed altre accuse sembrano insomma gettare fango intorno alla figura del professore.
Il primario si è difeso, dichiarando – in un intervista su Codacons, asserendo di aver già depositato tre querele, di cui si sta occupando di tutto l’avvocato Carlo Taormina. “Non è la prima volta che subisco questi attacchi. Ci stanno togliendo la libertà con la scusa del Coronavirus: non ci fosse la pandemia, li prenderemmo a calci nel sedere”, ha proseguito. A prescindere dal fatto che si possano condividere o respingere decisamente le dichiarazioni del professore, alcune sue pubblicazioni sono uscite sulla raccolta “Journal of Cellular Physilology”, una rivista autorevole in campo medico.
Il professor Giulio Tarro ha recentemente rilasciato nuove dichiarazioni sulla pandemia in un’intervista con Byoblu, ribadendo che, a suo parere, una soluzione efficace sarebbe la somministrazione di 200ml di plasma proveniente dal sangue di una persona guarita al Virus: “In quarantotto ore il virus recede, anche se la persona che riceve l’iniezione è attaccata al respiratore. Stanno già sperimentando questo metodo a Salerno, Pavia e Mantova, è stato discusso anche a Cambridge”. Dichiarazioni controcorrente rispetto a quelle di altri medici, convinti che le immunoglobuline nei pazienti guariti non siano sufficienti per combattere il Covid-19. A proposito delle misure prese dal premier Conte nella fase due del lockdown invece, Tarrono ha detto la sua: “Gli altri paesi hanno preso misure diverse ma dipende da una situazione economica migliore”.
Fonte: Espresso, Codacons, Journal of Cellular Phisilology, Byoblu, Giulio Tarro
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