Italiani sempre più inferociti e divisi, mentre all’orizzonte si ravvede una crisi economica più grande di quella del 2008. Maggioranza spaccata e il Pd – con l’aiuto di Renzi – tesse trame anti-Premier
La fase 2.0, quella delle grande riaperture, fa tornare sotto i riflettori tensioni nella Maggioranza mai sopite – ma di certo accantonate – durante la pandemia. La grande sfida ora è salvare il Paese da una crisi economica che si prospetta essere più grave di quella del 2008. In Italia la tensione è palpabile: sono tante le categorie che ritengono inadeguati gli interventi del Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte; e tante altre che – dopo la fiducia iniziale – guardano ormai con sospetto un Esecutivo che non ha messo in campo un programma di medio-lungo termine per la ripresa economica. Il “Decreto Rilancio” ha un buon indirizzo, ma la liquidità messa a disposizione non sembra all’altezza della sfida. Pesano come un macigno i ritardi per la cassa integrazione e il sostegno agli autonomi di aprile, mentre i prestiti a garanzia statale si sono arenati tra gli uffici delle banche.
Due mesi di lockdown hanno prosciugato i risparmi di quella classe media che, già prima della crisi, faceva fatica ad arrivare a fine mese. L’incubo povertà – in cui molti italiani si sono ritrovati pur essendo occupati – sta avvelenando il clima. Pochi giorni fa, un rapporto pubblicato da La Stampa, ha provato come la più grande preoccupazione per gli italiani sia l’instabilità sociale e le sue conseguenze. Secondo Euromedia, infatti, 7 italiani su 10 temono l’esplosione di rivolte sociali, specie nelle aree più industrializzate del Paese, Lombardia e Piemonte, che sono anche le più colpite dalla pandemia da Covid-19. Un altro dato significativo che emerge dal rapporto è che ormai soltanto il 5 italiani su cento dichiarano di avere ancora fiducia nei politici. Dati che rispecchiano anche lo stato d’animo degli italiani, i quali – come dimostrano i dati sulla mobilità – nella stragrande maggioranza dei casi hanno rispettato il lockdown, ma sentono di essere stati traditi da una classe dirigente che, negli stessi giorni, non ha elaborato un piano d’uscita efficiente.
La sfiducia diviene pessimismo se continuiamo a leggere il rapporto: il 56,8% degli italiani teme l’aggravarsi della situazione economica. Ci sono diversi interventi che l’opinione pubblica non condivide: come le politiche migratorie del Governo, apprezzate soltanto da 1 italiano su 3. Questo clima di insofferenza viene tradotto nel dato più eclatante: il 64,4% degli italiani si dichiara consapevole del rischio di importanti rivolte sociali. Di clima da anni che sembravano essere decisamente superati dal tempo, parla anche il giornalista e filosofo Marcello Veneziani dalle colonne de La Verità. L’inasprimento delle posizioni, l’irrigidimento, la totale mancanza di comunicazione e l’avvelenamento del clima – sostiene Veneziani – hanno diviso in due l’Italia: c’è aria di rivolta sociale. Sul banco degli accusati i provvedimento del Governo, che da una parte hanno inasprito le sanzioni e dall’altra, in quella che il giornalista definisce: “Show inconcludenti su aiuti che non arrivano mai”, hanno affossato la speranza – che pur viveva negli italiani – di inizio pandemia. Ma la miccia è già esplosa, in tutta la sua potenza, sul caso Silvia Romano: in questi giorni, infatti, è venuta a galla in tutta la sua potenza l’insofferenza di una grande parte della popolazione.
In un tale clima – nonostante i colpi bassi nella Maggioranza – nessuno si vorrà assumere la responsabilità di portare alle urne gli italiani. Certo Matteo Renzi e il Partito Democratico sperano che il Movimento 5 Stelle imploda da solo, magari con l’aiuto della frangia più anti-europeista grillina guidata dal redivivo Alessandro Di Battista. C’è però un’alternativa che si incunea nei corridoi del Senato: detronizzare Conte, mantenere l’attuale Maggioranza e portare a Palazzo Chigi un Capo del Governo che possa affrontare la burrasca della crisi economica. Nulla che Renzi e la dirigenza del Pd non abbiano già fatto, Enrico Letta docet.
Perché la grande battaglia – sul campo della ripresa – si giocherà a Bruxelles e in autunno, quando i mercati partiranno all’attacco di un’Italia ferita. Il nome di Mario Draghi è decisamente il più papabile per la corsa: un “tecnico” – stile Mario Monti – che dovrebbe far digerire agli italiani riforme lacrime e sangue. Matteo Renzi, intanto, gioca d’anticipo e chiude la porta ad un ipotetico rimpasto di Governo. Cambi ai Ministeri che, per primo pubblicamente, ha chiesto il Sindaco di Milano Beppe Sala – che dopo il capoluogo meneghino punta a banchi sempre più alti – nel corso dell’ultima puntata di “Accordi e Disaccordi”, su Nove, come riporta Il Corriere della Sera. Il primo cittadino di Milano ha lanciato una frecciata all’Esecutivo: “Non tutti i Ministri sono in grado di gestire questa complessità. In questo momento serve avere i migliori”.
Fonte: La Stampa, La Verità, Il Corriere della Sera
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