A Padova i due titolari di un salone di bellezza si sono incatenati fuori dal loro negozio per protestare contro la decisione del Governo di posticipare la riapertura di parrucchieri e centri estetici.
Lo abbiamo atteso con ansia come i bambini attendono Babbo Natale la notte del 24 dicembre. Ed è arrivato. Il discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla fase 2 è arrivato domenica 26 aprile poco dopo le ore 20. Una diretta che, per molti, è stata peggio di una doccia gelida. Già perché, al contrario di quanti molti si aspettavano, saranno ancora tante le attività che il 4 maggio non potranno ripartire. E tra queste figurano parrucchieri ed estetisti. In un primo momento si pensava di farli ripartire intorno al 18 maggio. Ma, invece, il Premier ha comunicato che i saloni dedicati alla bellezza e i barbieri non tireranno su la saracinesca prima dell’1 giugno.
E così due titolari di un salone di bellezza di Padova, Stefano Torresin e Agostino Da Villi – spiega l’Ansa – la mattina di lunedì 27 aprile si sono incatenati fuori dal loro negozio “La Dolce Vita”. Muniti di mascherine e guanti, i due uomini hanno voluto manifestare simbolicamente il disagio che condividono insieme a milioni di altri loro colleghi che versano nella medesima situazione. “Abbiamo 20.000 euro di costi fissi mensili. E il Governo ci dà 600 euro per campare. Ci aspettavamo di aprire tra l’11 e il 18 e invece dobbiamo restare chiusi ancora a lungo. Non ce lo possiamo permettere”. Tossesin e Da Villi spiegano che, in virtù del loro stesso lavoro, loro sono sempre stati abituati a lavorare secondo scrupolose norme igieniche. Infatti – riporta Fanpage – in vista della ripartenza che prevedevano imminente, avevano già acquistato tutto il necessario come dispenser con igienizzante, mascherine e termometri laser per misurare la temperatura ai clienti prima di farli entrare.Inoltre i due parrucchieri trovano contraddittoria la decisione del primo ministro Conte di lasciare chiusi i saloni di parrucchieri e centri estetici ma far lavorare i mezzi di trasporto dove, in spazi molto più angusti, si annidano molte più persone. “Conte vuole farci forse credere che un centro estetico di 100 metri quadri con due lavoratori e due clienti è meno sicuro di un autobus con 20 passeggeri?”
E c’è anche un’altra categoria che dovrà attendere l’1 giugno per riaprire: bar e ristoranti. Proprio qualche giorno fa, Carmelo Serva, storico ristoratore di Palinuro, non ce l’ha fatta e il 18 aprile si è tragicamente tolto la vita con un colpo di fucile. Anche lui, in un certo senso, è una vittima del Coronavirus.
Fonte: Fanpage, Ansa
Il morbo di Alzheimer è una delle malattie più devastanti del nostro tempo, colpisce circa…
Il tumore è una delle patologie più diffuse a livello globale, eppure poche persone…
Una nuova minaccia sta mettendo in allerta i cittadini italiani, e potrebbe provenire direttamente dal…
Un'opzione nascosta su WhatsApp che potrebbe cambiare il modo in cui usi l'app ogni giorno.…
Acquistare una nuova abitazione richiede un impegno economico rilevante. Che si tratti di una prima…
Sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di lavorare in smart working, ovvero di svolgere…