I governi propongono una “patente d’immunità” ma gli esperti ne smentiscono subito l’efficacia: “Sull’immunità nessuna certezza, i test un rischio”. Intanto arrivano le prime sperimentazioni di vaccini.
Pochi giorni fa si diffondevano le prime ipotesi avanzate sulle “patenti d’immunità“, ovvero delle certificazioni circa la situazione del nostro sistema immunitario. Avrebbero permesso un ritorno alla normalità, concedendoci di avere contatti con gli altri con serenità, ma a smentirne l’efficacia arrivano subito le parole degli esperti. A esprimersi era già stato l’epidemiologo Andrea Crisanti in un’intervista con la 7, dichiarando poco efficaci i test sierologici su cui si sarebbe la Patente.
A pochi giorni di distanza arrivano altre dichiarazioni, tra le quali quella di Alberto Mantovani, medico ed esperto in Oncologia, – riportata anche da il Corriere : “Sull’immunità nessuna certezza” afferma, per poi continuare, “Il virus si comporta in modo diverso da quelli della stessa famiglia. Non è vero che si è attenuato, i pazienti arrivano in ospedale prima e sappiamo curarli meglio.”
Ma cosa vuol dire che il virus ha un comportamento anomalo? La risposta del’esperto non tarda ad arrivare. Spiega che, a differenza del solito, gli anticorpi non intervengono subito in difesa dell’organismo, ma dopo be 15-16 giorni dalla comparsa di sintomi, impedendo una difesa immediata. “Questo virus è un professionista nel sopprimere e deviare la risposta immunitaria, come mostrano studi svolti in Cina.” Ma non finisco qui le stranezze, continua: in una determinata fase del processo di malattia, il contagiato può presentare virus e anticorpi contemporaneamente. Solitamente, invece, se vi è l’uno l’altro si esclude automaticamente. “In questo caso si ha dunque una fase di perfetto equilibrio tra immunità e agente patogeno.”
Mantovani, inoltre, ci tiene a precisare che se contagiati una volta, non si diventa immuni per sempre. Queste le sue parole: “Potremmo essere ragionevolmente sicuri che per un certo periodo di tempo una persona resterà protetta dal Sars-CoV-2 a condizione che non abbia più il virus e abbia un alto livello di anticorpi di tipo IgG, quelli neutralizzanti.” Allora l’idea della Patente d’Immunità avrebbe validità solo per qualche mese, un tempo determinato e breve. “Tutti i dati suggeriscono che il rischio di una seconda infezione è basso se la malattia si è realmente esaurita,” continua “I rari casi di reinfezione sono forse legati al fatto che il virus non era davvero scomparso. I tamponi hanno un alto tasso di falsi negativi.”
Altre informazioni sul arrivano anche dall’Oms, Organizzazione Mondiale di Sanità, riferisce il Giornale, che esclude qualsiasi conclusione ottimistica: “Chi è guarito non è al riparo da un nuovo contagio”. Il Sars-Cov-2 è dunque un virus spietato, ingannevole e soprattutto soggetto a grande mutevolezza, motivi per i quali un guarito non può ritenersi automaticamente salvo per eventuali “ricadute”. In un comunicato, l’Oms dichiara l’assenza di prove attendibili che possano garantire l’efficacia dell’immunità data dagli anticorpi – che, come ipotizzato da Mantovani, potrebbe al massimo essere limitata a un arco di tempo.
“Alcuni governi hanno suggerito che trovare gli anticorpi al Sars-Cov-2 possa servire come base per un ‘passaporto di immunità'” aggiunge l’Oms. “Non c’è al momento alcuna prova che le persone che sono state colpite dal Covid-19, ed abbiano per questo sviluppato degli anticorpi, siano protette da una seconda infezione“. Il motivo è semplice: alcuni dei guariti, spiega, hanno livelli “estremamente bassi di anticorpi neutralizzanti nel sangue”. L’Oms si sofferma inoltre sull’efficacia o meno dei test di laboratorio al momento disponibili, dichiarandoli inaffidabili. Ad oggi occorrerebbero ulteriori convalide più dettagliati, altrimenti si rischia di incorrere in imprecisioni che classificherebbero le persone in due modi:” Il primo è che possono etichettare falsamente le persone che sono state infettate come negative (falsi negativi), e il secondo è che le persone che non sono state infettate sono erroneamente etichettate come positive (falsi positivi)”
La risposta è quindi chiara: no a ‘patenti d’immunità’ perchè darebbero sicurezze non effettive, l’unica salvezza dal Coronavirus resta ancora il vaccino – chiarisce Mantovani: la ricerca del vaccino, è per lui indispensabile perché gli anticopri “se neutralizzanti e indotti dal vaccino intervengono nella fase iniziale dell’infezione e la bloccano. Per questo è importante che tanti vaccini siano attualmente in fase di sviluppo utilizzando strategie diverse.” Questo sarebbe il primo vaccino contro il Coronavirus provato sul campo, visto che quello per la Sars si era fermato alle fasi preliminari.
Proprio in questi giorni, arrivano i primi segnali positivi da alcune proposte e iniziano i primi test sugli essere umani. Elisa Granato – racconta anche Rainews – è la prima italiana ad essersi prestata alla sperimentazione di un vaccino che arriva dall’Università di Oxford dal team del Jener Institute e si chiama Chadox1 nCoV-19. Dopo due giorni dall’inoculazione del virus, la donna rassicura su Twitter circa le sue condizioni: “Ciao a tutti! Volevo solo ringraziare per tutti i messaggi positivo che ho ricevuto. Non riesco a rispondere a tutti ma volevo assicurarvi che li ho apprezzati.”
“Sto benissimo finora, e il team sta facendo un lavoro fantastico nel seguirci e sostenere tutti i partecipanti”
Simona Contaldi
Fonte: Il Corriere, OMS, Il Giornale, Elisa Granato Twitter
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