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Dopo due mesi Conte aggiunge una riga all’autocertificazione: “Potete visitare i parenti”

Governatori regionali, Sindaci, Confindustria e Chiesa: tutti delusi dal nuovo DPCM del Presidente Giuseppe Conte. A meno di una settimana dal 4 maggio, le istituzioni locali non hanno ancora ricevuto un progetto guida per la ripartenza. 

 

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella conferenza stampa diramata nella serata di ieri, ha annunciato, a grandi linee, i contenuti del nuovo DPCM che caratterizzerà la cosiddetta fase due. In realtà, più che di fase due, si può parlare di fase 1.0: le misure sono state allentate, mentre sono state prorogate per la circolazione dei cittadini, salvo per la visita ai parenti più stretti, e per alcuni settori; nessun accenno alla parte sanitaria più importante, e fondamentale per la riapertura, ovvero quella legata ai test sierologici. Così come non c’è stato alcun accenno alla famosa app per il tracciamento “Immuni”. Nessuno si aspettava di certo un “liberi tutti”, ma la sensazione, alquanto sgradevole, di aver constatato dell’inesistenza di un piano specifico, che a questo punto sarebbe dovuto essere già in atto da settimane, lascia gli italiani in un perenne stato di agitazione. Si continua a navigare a vista.

HuffingtonPost sottolinea come  nella videoconferenza con i Governatori regionali, il Premier Conte, abbia glissato le domande adombrandosi dietro il Comitato Tecnico-Scientifico. La pressione dei Presidenti di Regione è palpabile: ad una settimana dal 4 maggio non è ancora chiaro quale sia il piano per le aperture in sicurezza. Il Presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, Antonio Decaro, durante la videoconferenza ha pressato il Premier sul tema dei trasporti pubblici: torneranno al lavoro quasi 2,8 milioni di italiani e molti di questi si sposteranno coi mezzi. Sarà davvero complicato garantire la sicurezza senza un piano di intervento: assicurare i controlli di accesso e garantire le norme sul distanziamento sociale all’interno del mezzo. Spiega Decaro: “Abbiamo la necessità di capire quali sono le modalità di utilizzo del trasporto pubblico sulla base delle indicazioni che arriveranno dalle autorità sanitarie nazionali”. 

Insoddisfazione espressa anche dal Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: “E’ fondamentale che da qui al 4 maggio ci siano regole chiare, certe e inequivocabili. E penso a quelle per l’utilizzo delle mascherine o a un protocollo univoco da applicare a chi, rientrato al lavoro risultasse positivo al Covid-19”. Le Istituzioni locali sono in subbuglio, ma resta la preoccupazione anche negli ambienti di Confindustria. Il neo Presidente degli industriali, Carlo Bonomi, ospite del programma di Rai Tre “In mezz’ora in più”, ha parlato delle inquietudini che aleggiano sulle aperture delle aziende: “Sono 5 settimane che chiedo come intendono riaprire, siamo alla soglia del 4 maggio senza sapere come si farà”. E ancora: “E’ dal 5 aprile che io chiedo qual è il metodo per arrivare alla riapertura e non tanto la data della riapertura e ad oggi non ho ancora avuto una risposta. Stiamo arrivando alla fatidica soglia del 4 maggio senza sapere ancora quale sarà il metodo”. Critiche sono arrivate anche dalla stessa Maggioranza: Italia Viva ha accusato il Premier di scarso coraggio, che sarebbe servito in questa fase per indicare la strada ai cittadini e alle aziende. Il Capo del Governo è messo alle strette   dall’attacco arrivato dal Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova e il Capogruppo del Partito Democratico a Montecitorio Angelo Marcucci, che spingono per una soluzione con comprometta i rapporti con il mondo cattolico. Spiega l’esponente Dem: “Credo che l’ammonimento della Cei sia corretto. Non poter individuare ipotesi che prevedano il distanziamento sociale ma permettano le funzioni religiose sembra incomprensibile. Spero che il governo ci metta più attenzione”.

 

 

Profonda delusione è arrivata anche dalla Chiesa. Dal 4 maggio saranno consentite le cerimonie funebri, rispettando le norme sul distanziamento sociale e sulla prevenzione, con la sola presenza dei partenti più stretti che non dovranno, ad ogni modo, superare il numero di 15 elementi. Ma saranno ancora sospese le messe: una posizione che ha provocato la dura reazione della Cei. In un lungo articolo pubblicato su Avvenire, il Direttore del quotidiano cattolico Marco Tarquinio, ha parlato di “ferita incomprensibile e ingiustificabile”. La proroga della sospensione delle celebrazioni religiose, accusano da Roma, è uno schiaffo ad un mondo, quello cattolico, che tanto si è prodigato per l’aiuto nell’emergenza sanitaria. Scrive Tarquinio: “È un errore molto grave. Non si può pensare di rinunciare a valorizzare la generosa responsabilità con cui i cattolici italiani, e di altre religioni, hanno accettato rinunce e sacrifici e, dunque, senza dare risposta a legittime, sentite e del tutto ragionevoli attese della nostra gente”. E ancora: “È una scelta miope e ingiusta. E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no”. Risposta dura che ha scosso profondamente Palazzo Chigi. Come aggiunge Repubblica, dagli uffici del Premier hanno già fatto sapere che è allo studio un protocollo che possa permettere l’accesso alle chiese in maniera sicura.

 

Fonte: HuffingtonPost, Avvenire, Repubblica

Pubblicato da
Mario Cassese

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