La task force guidata da Vittorio Colao lavora per le aperture a tappe: prima i lavori considerati meno a rischio. La Comunità Scientifica monitorerà i contagi, pronta a consigliare l’istituzione di zone rosse delimitate. Dal 4 maggio, quattro tappe per far tornare al lavoro 2,8 milioni di italiani.
La scadenza della quarantena, o se vogliamo l’inizio della nuova fase, si avvicina e il Governo del Premier Giuseppe Conte lavora per riportare, a piccoli passi, l’Italia alla normalità, o quanto meno alla nuova normalità. La task force guidata da Vittorio Colao, che ha il compito di elaborare il piano di uscita dall’emergenza collaborare con la Protezione Civile, l’Istituto Superiore della Sanità e il Commissario Straordinario Domenico Arcuri, che si occupano dell’emergenza nell’ambito sanitario. Perchè gli eventi sono collegati la paura, realistica, di un innalzamento della curva epidemiologica, rende necessario elaborare progetti interventi immediati. Come spiega Il Messaggero, dal 4 maggio torneranno al lavoro 2,8 milioni di italiani, che si sposteranno, almeno tra il 15 e il 20% di essi, con i mezzi pubblici. Ma a poco più di una settimana mancano i dati sierologici e le mappature epidemiologiche, che permettano di certificare l’eventuale l’immunità di questi soggetti.
Il punto di partenza per la riapertura in sicurezza, di negozi, aziende e fabbriche, il “Protocollo del 14 marzo”, accettato dalle maggiori sigle sindacali e dalle associazioni di categoria. Come richiesto da Palazzo Chigi, l’Inail ha stipulato una classifica dei lavori considerati più a rischio, in questa emergenza, in base al rischio di aggregazione che essi comportano. Spiega la relazione, denominata “Riapertura totale e gestione flessibile: idealmente entro 2020” di Colao presentata al Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo: “L’adozione di rigorosi protocolli di sicurezza in ambito lavorativo, condivisi con le parti sociali, in linea con le indicazioni del Comitato tecnico scientifico deve essere pre-condizione per la ripartenza delle singole imprese/attività economiche e sociali”. Il Governo, dopo aver respinto la richiesta di alcune Regioni, Veneto e Lombardia su tutte, di anticipare le aperture, dovrà ad ogni modo, nonostante la volontà di adottare un piano d’azione che valga su tutto il territorio nazionale, specifici protocolli che varieranno da Regione a Regione.
Questo perchè l’epidemia si è sviluppata diversamente in tutto il territorio nazionale, colpendo maggiormente il Nord Italia. In secondo luogo, non si può non tener conto dei diversi Sistemi Sanitari che da Regione in Regione, differenze aumentate nel corso dell’emergenza. Spiega la task force del Governo: “Le valutazioni si faranno sulla situazione epidemiologica (trend giornalieri, indicatori chiave su base locale) e sull’adeguatezza del sistema sanitario locale, sia ospedaliero che di risposta territoriale all’emergenza Covid”.
Come specifica Il Corriere della Sera, saranno quattro le tappe fondamentali per riportare gli italiani fuori dall’isolamento. Sono quattro lunedì, partendo dal 4 maggio. Ogni settimana saranno valutati i dati epidemiologici, la tenuta delle strutture ospedaliere e le valutazioni del Comitato Scientifico, che autorizzeranno di volta in volta il passaggio alle nuove aperture. Moltissime aziende, come quelle del comparto costruzioni o dell’arredamento spingono per un’apertura immediata, e non verso il 14 maggio. Il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, cerca di dialogo, ma è tendenzialmente restio ad andare contro le richieste dei sindacati, che minacciano scioperi ad oltranza. Lunedì 27 aprile partiranno le fabbriche di macchine industriali per l’agricoltura e silvicoltura: un reparto che preoccupa il Governo, con una stagione lavorativa che avanza e una manodopera che scarseggia. Dal 4 maggio via libera alle industrie tessile e al comparto moda, sempre rispettando le le norme sulla prevenzione e distanziamento. Come ha annunciato il Direttore delle Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, dal 4 maggio ripartiranno anche Lotto e Superenalotto. Dall’11 maggio toccherà alla vendita al dettaglio: abbigliamento, calzature, pelletteria e tutti gli altri. Resteranno chiusi centri commerciali e mercati rionali non alimentari. Dal 18 maggio, spazio a parrucchieri, bar e ristoranti.
Preoccupa il Governo il continuo braccio di ferro con i Governatori regionali, specie nel reparto Sanità, di competenza regionale. Come ha spiegato il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia: “Le regole e il calendario di riaperture che concorderemo avranno un punto fermo. Più un territorio è sicuro, più le misure potranno essere allentate. Più il contagio sale, più scatteranno nuove restrizioni”. E ancora: “È evidente che le Regioni non devono mai abbassare la guardia, terapie intensive, subintensive e interventi sanitari immediati sui contagiati devono essere la priorità assoluta”. Ecco che il Governo prevede allora, nel caso, di intervenire tempestivamente. Insieme alla curva epidemiologica e la capienza delle strutture sanitarie, verranno valutate le terapie intensive e la dotazione di mascherine e dispositivi di protezione, che saranno obbligatori.
Spiega Fanpage che i dati epidemiologici terranno conto del valore R0, cioè l’indice di contagiosità del virus, che partito da 2,8 è arrivato in questi giorni a 0,6-0,7 (significa meno di un nuovo contagiato per nuovo positivo). Con tale parametri sarebbe possibile contenere il virus, nella speranza che scenderà ulteriormente nella prossima settimana. Se dovesse invece risalire, come detto, scatterebbero lockdown, della durata probabilmente iniziale di 14 giorni, nelle aree in cui si è evidenziato un focolaio.
Fonte: Il Messaggero, Fanpage, Il Corriere della Sera