Molta confusione nel Governo circa le riaperture di attività produttive e commerciali e il fatidico inizio della Fase 2. Il comitato tecnico scientifico frena il premier. E probabilmente avremo brutte sorprese, prima del 4 Maggio.
Molte idee, moltissime proposte, 15 task force. Risultato? Un’enorme confusione. E se fino al mese scorso il pomo della discordia era la corretta gestione dell’emergenza Coronavirus, ora il nuovo campo su cui darsi battaglia è come e, soprattutto quando, entrare nella Fase 2. La fase del “ritorno alla quasi normalità”. O, quantomeno,la fase di riapertura per filiere produttive e attività commerciali. Che, per moltissimi italiani significa il ritorno al lavoro.
Nelle scorse settimane aveva fatto molto discutere la richiesta del Governatore della Lombardia Attilio Fontana che premeva per riaprire tutto, con le dovute precauzioni, il 4 maggio. Data, tuttavia, indicata anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza pre pasquale di venerdì 10 aprile. Questo – riportava Fanpage – aveva amplificato la confusione tra quali sono le competenze del Governo nazionale e quelle invece che spettano a Regioni e Comuni. E aveva inoltre esasperato il clima già non buono tra Fontana e il premier Giuseppe Conte. Nell’ultimo decreto emanato da Palazzo Chigi, infatti, veniva lasciato un certo spazio di manovra agli amministratori locali. Tuttavia essi possono solo inasprire ulteriormente le restrizioni e solo qualora vi sia un effettivo peggioramento in relazione al Coronavirus nel loro territorio di competenza. Non è previsto che possano entrare nella Fase 2 autonomamente senza il consenso del Governo centrale. Il Governatore lombardo, comunque, è presto tornato sulle sue posizioni e, pochi giorni fa, ha dichiarato che se gli scienziati riterranno che il 4 maggio non è ancora il momento di ripartire, allora lui si adeguerà. “Se la scienza ci dirà che dobbiamo stare chiusi, staremo chiusi”. Queste sono state le parole di Fontana ai microfoni della trasmissione Mattino Cinque.
Tuttavia, all’interno del Governo stesso, qualcuno voleva premere l’acceleratore ancora più forte programmando l’inizio della Fase 2 ancor prima del 4 maggio. Infatti – spiegava la Repubblica – il team del Ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e la task force di Vittorio Colao la scorsa settimana stavano lavorando per far ripartire il Paese il 22 aprile. Prima di quando richiesto da Fontana ma anche prima del 25 aprile, festività dove si è soliti agli spostamenti. Secondo il Ministro Patuanelli le riaperture si potevano diversificare per Regione. E infatti – riporta Il Messaggero – per mercoledì 22 aprile era previsto che il Governo emani nuove linee guida per una ripartenza in sicurezza. L’Oms si era detta scettica e il consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza, il professor Walter Ricciardi, invitava a non avere fretta e a continuare ad adottare la massima prudenza perché molte Regioni sono ancora nella Fase 1. Inizialmente non si escludeva che qualcosa potesse riaprire prima del 4 maggio. Si pensava di concedere qualche deroga e far ripartire qualche attività giàlunedì 27 aprile. Ma – riferisce La Stampa – a frenare gli entusiasmi si è fatto avanti il comitato tecnico- scientifico capitanato da Silvio Brusaferro. E alla fine la sicurezza ha avuto la meglio e il Presidente del Consiglio sembra aver deciso: nulla riaprirà prima del 4 maggio. Le linee portanti per le prime riaperture, comunque, sono già pronte. Prevedono orari lavorativi spalmati su fasce orarie più lunghe e, magari includendo anche i weekend, con turni più brevi. Numero massimo di persone sui mezzi pubblici con posti a sedere alternati e uscite separate per salire e scendere. Le attività commerciali come bar, ristoranti e negozi, però, non ripartiranno subito. Dovranno attendere altre 2 settimane almeno. Se la situazione dei contagi, dopo le prime riaperture, resterà stabile, allora è prevista una seconda categoria di attività che potranno tornare ad alzare le saracinesche il 18 maggio.
Ma potrebbe esserci un ulteriore rinvio e un’ulteriore comunicazione del Premier non fa presagire niente di buono. O meglio, chiarisce che non ci sarà affatto quel “liberi tutti” che gli italiani attendono da quasi due mesi ormai: “Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza – ha ribadito il premier Conte – Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni”. E ha aggiunto: “Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina. Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo. Ma una decisione del genere sarebbe irresponsabile“. Lo stesso premier ha chiarito che le aperture averanno con estrema cautela e che, di fatto, il lockdown, almeno parzialmente permarrà fino a data da destinarsi. Insomma, quella del 4 maggio non sarà affatto la data in cui verrò messa la parola “fine” alla quarantena. Tanto vale capirlo subito. E tenerci pronti.
https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/photos/a.389411158207522/909520656196567/?type=3
Fonte: Fanpage, Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Giuseppe Conte FB