Il primario dell’ospedale Sacco di Milano, il professor Massimo Galli, sostiene che la Lombardia abbia fallito nella gestione dell’emergenza Coronavirus. Pertanto riaprire ora sarebbe un azzardo.
Arriva l’ultimo comunicato della Protezione civile. Il totale dei casi è di 183.957. Gli attualmente positivi sono 107.709, con un calo di 528 unità. I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 534, per un totale di 24.648. I guariti sono 51.600, +2723 nella giornata di oggi. Calano i ricoverati nelle terapie intensive, con un decremento di 102 unità; calano anche i ricoverati con sintomi, con un decremento di 772 unità. I tamponi effettuati sono stati 52.126.
La Lombardia è stata, certamente, la Regione più massacrata dal Coronavirus. Sia per numero di casi e di decessi sia per l’emergenza sanitaria che è venuta a crearsi con ospedali oltre il limite e carenza di respiratori. Ma la Lombardia è anche una delle Regioni che, per ragioni economiche, ha più urgenza di ripartire. Infatti il Presidente Attilio Fontana, in un primo tempo, aveva fatto una certa pressione per poter riaprire tutto il 4 maggio. Salvo poi tornare sui suoi passi e dichiarare che, giustamente, si adeguerà alle direttive degli scienziati. Ora a parlare è una delle voci più autorevoli in materia, il professor Massimo Galli, infettivologo e primario dell’ospedale Sacco di Milano Galli – intervistato da TPI – ha ammesso che la Lombardia, purtroppo, non ha avuto la migliore delle gestioni riguardo il Covid 19. Sia perché, vista l’entità dell’epidemia, è stato praticamente impossibile individuare tutti i casi e tracciare tutti i contatti. Sia perché ci si è concentrati solo sui reparti Covid trascurando altre realtà come le residenze per anziani. Con la conseguenza di assistere a progressivi contagi e decessi sia tra gli anziani ospiti sia tra gli operatori che lavorano all’interno di tali strutture.
Qualche giorno fa è stata elogiata la gestione della Regione Veneto che ha ospedalizzato non oltre il 15-20% dei casi contro oltre il 60% della Lombardia. Il professor Galli insiste, invece, su un altro punto: in Veneto i casi registrati corrispondono a quelli effettivi laddove in Lombardia sono, a suo dire, ampiamente sottostimati. Già il mese scorso, infatti, l’infettivologo – intervistato a Omnibus su La7 – aveva sottolineato che in Lombardia sono stati eseguiti pochi tamponi e, anche per questo, il virus ha continuato a diffondersi. Non solo: l’esiguo numero di tamponi ha fatto anche sballare la proporzione tra contagiati e decessi, che è risultata, cos’, molto più alta della realtà secondo il medico.
Per quanto riguarda l’ingresso nella Fase 2, atteso da tutti, cittadini, imprenditori e Regione, il professor Galli invita a non avere fretta perché potrebbe essere un vero azzardo. Infatti i test non sono così precisi come dovrebbero e, purtroppo, a volte non rilevano la presenza del virus solo perché è stato contratto da pochi giorni. Secondo lo scienziato sono tre le misure da adottare nella fase 2: continuare a indagare su come si comporta l’infezione virale, avere un test epidemiologico nazionale e dare uno schema preciso alle aziende sul modus operandi. Sulla tanto discussa immunità di gregge, il professor Galli si esprime senza peli sulla lingua: troppo rischiosa! “Questo virus potrebbe impiegare qualche generazione per diventare banale come un raffreddore. Non possiamo confidare nell’immunità di gregge perché l’impatto sarebbe devastante!”.
Fonte: TPI, La7