Il Coronavirus in Portogallo non fa paura, o almeno non come in Italia. Il governo di Lisbona ha arginato la pandemia molto meglio di altre nazioni europee. E a parlare sono i numeri.
Un caso anomalo quello relativo all’evoluzione della pandemia di Covid-19 in Portogallo. La piccola nazione conta infatti una percentuale di contagi e decessi per il virus decisamente irrisoria se paragonata a quella di molte nazioni del continente europeo: sono circa 20.000 i casi accertati, su una popolazione di più di 10 milioni di abitanti, informa Adnkronos. Per quanto riguarda i decessi, l’ultimo bollettino riporta un totale di 735 vittime dall’inizio della pandemia, un numero decisamente contenuto se consideriamo che la confinante Spagna è al momento il secondo paese più colpito al mondo, con più di 200.000 casi e oltre 20.000 morti. Altre nazioni europee con un PIL più elevato come Italia, Francia e Germania contano tutte decine di migliaia di decessi, scalando posizioni nella triste classifica dei paesi più colpiti, superando perfino la Cina. Come si spiega, dunque, che una nazione piuttosto povera sia riuscita a contenere la pandemia molto meglio dei suoi ricchi vicini?
Qualcosa di simile è accaduto anche in Grecia. La prima ragione dietro il successo del contenimento del Coronavirus in Portogallo è senz’altro la tempestiva azione del Governo, rappresentato dal Primo ministro socialista Antonio Costa. Ignorando i pareri di molti esperti che ancora minimizzavano l’epidemia parlando banalmente di “una lieve influenza”, Costa ha chiuso tutte le scuole a metà marzo, quando i casi erano poco più di un centinaio in tutto il Paese. Sei giorni dopo, scrive Il Corriere, il Portogallo è stato sottoposto a un lockdown totale. L’opposizione, guidata dal rappresentante del Centro-Destra Rui Rio, ha subito appoggiato il Primo ministro capendo la gravità della situazione. Lo stesso Rio ha espresso il suo totale sostegno a Costa sostenendo che, in una situazione così grave, la fortuna della guida dello Stato corrisponde alla fortuna di tutti.
Un altra ragione dietro i successi del Portogallo nella lotta contro il Covid-19 riguarda gli importanti investimenti effettuati nel campo della Sanità ben prima che la pandemia entrasse di prepotenza nella quotidianità dei portoghesi. Fino a pochi anni fa il Portogallo non aveva i soldi per fare il pieno di benzina alle sue ambulanze. Negli ultimi anni, il Paese ha versato consistenti fondi per aumentare i posti in terapia intensiva e migliorare i mezzi a disposizione degli operatori sanitari, a partire dalle autoambulanze. Inoltre, il Governo ha provveduto all’assunzione di 3700 medici e 6600 infermieri. All’inizio della crisi, sono aumentati i test in laboratorio fino toccare i 10.000 al giorno ed è stato avviato un progetto per garantire anche agli immigrati irregolari l’accesso ai servizi sanitari, impedendo che il virus si diffondesse in una fascia a rischio della popolazione.
Infine, per quanto possa sembrare paradossale, bisogna considerare che anche i problemi che affliggono la nazione si sono rivelati delle utili armi per affrontare l’emergenza: l’arretrato sistema di trasporto portoghese ha contribuito a rallentare la diffusione del contagio. I molti anziani che già vivevano isolati sono stati meno esposti al virus e non hanno avuto problemi a gestire la permanenza domiciliare obbligatoria. Lo scarso collegamento tra i maggiori centri urbani e le campagne ha altresì rallentato gli spostamenti del virus, che si è concentrato come era prevedibile nelle città e nei quartieri più affollati.
Queste situazioni di disagio che sono diventate un modo per combattere il virus ma soprattutto la collaborazione tra Governo e Opposizione, gli investimenti nella Sanità, iniziative per proteggere tutte le fasce della popolazione e la fermezza del primo ministro, hanno inflitto una dura sconfitta al nemico invisibile che sta tenendo in scacco l’Europa da mesi. Parlano i numeri: il tasso di mortalità per Coronavirus in Portogallo è del 3.5%, tra i più bassi in Europa e poco più alto di Austria e Lussemburgo, due dei paesi meno colpiti al mondo dalla crisi. Certo, le ripercussioni di natura economica saranno un duro scoglio da affrontare per una nazione che basa sul turismo gran parte del suo PIL. Ma perlomeno, Costa è riuscito ad evitare una terribile tragedia umanitaria, a differenza di tanti altri colleghi in Europa, e a proteggere davvero la vita di chi gli ha affidato il compito di guidare il paese.
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