Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, l’Italia sta tardando ad uscire dalla Fase 1 a causa del ritardo nella scoperta dei focolai e dei contagi avvenuti in famiglia.
Il numero dei casi continua a scendere. L’ultimo bollettino della Protezione civile sembra confermare l’andamento positivo dei contagi. I reparti di terapia intensiva si svuotano progressivamente. Eppure, i soggetti che vengono infettati dal Coronavirus restano ancora troppi per poterci dire ufficialmente fuori dalla Fase 1, soprattutto in certe Regioni come la Lombardia. Il dottor Francesco Forastiere – riferisce il Corriere della Sera – impegnato in un tavolo di lavoro sulla fase 2, ha dichiarato che gli sforzi del Paese potrebbero dirsi davvero ripagati se i contagi cominciassero a calare di 300-400 unità al giorno. Una cifra, certo non impossibile (tra venerdì 17 e domenica 19 è avvenuto), ma certamente importante. Il 31 marzo, il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, diceva: “Siamo ancora su questo plateau. Qualcosa non va”. In effetti qualcosa non ha funzionato, è evidente. Nonostante le misure restrittive, le mascherine, il distanziamento di 1 metro. Certo i primi frutti si vedono. Ma sono molto più esigui di quello che ci saremmo aspettati.
Voci autorevoli si aspettavano che la fase 1 dell’epidemia avrebbe visto il suo tramonto per l’inizio di maggio. A quanto pare la questione andrà un po’ più per le lunghe. Perché questo ritardo? Colpa di cittadini irresponsabili che hanno ceduto alla tentazione di uscire troppo spesso? Colpa dei runners? No, a quanto pare no. Gli esperti indicano altre due cause come le più probabili alla base di questo rallentamento. La prima è il ritardo nell’individuazione di certi focolai – come le residenze per anziani – dove si sono infettati non solo moltissimi ospiti ma anche il personale. La seconda ragione sono i contagi tra familiari, avvenuti proprio tra le mura di casa. Proprio tra le mura di casa molti hanno hanno contratto il virus perché, magari, un familiare era infetto senza saperlo e, così, lo ha passato anche agli altri.
Pertanto l’avvio della Fase 2 dovrà essere caratterizzato non solo dai test sierologici, per verificare quanti cittadini hanno sviluppato gli anticorpi al Covid 19, ma anche da una rapida individuazione dei casi che dovranno prontamente essere isolati. Anche dai propri familiari se necessario. Intanto, proprio in quanto ancora fermi sul “plateau”, il professor Brusaferro – riferisce La Stampa – ha messo un freno alla riapertura spinta dal Ministro dello Sviluppo Patuanelli e dalla task force guidata da Vittorio Colao. Il Ministro e l’ex numero uno di Vodafone stavano programmando la riapertura, in alcune Regioni, già per il 22 marzo. E il premier sembrava propenso a concedere proroghe per far riaprire qualcosa il 27. Ma grazie all’intervento del comitato tecnico-scientifico e, in particolare, di Brusaferro, nulla riaprirà prima del 4 maggio.
Fonte: Corriere della Sera, La Stampa