Per gestire l’emergenza Coronavirus e, ora, per preparare la Fase 2, sono state create ben 15 task force che raggruppano politici e tecnici. Ma le sovrapposizioni stanno solo generando caos.
Fino a 3 mesi fa circa le nostre vite scorrevano tranquille. Sapevamo dell’esistenza di un’infezione virale che portava il nome di Coronavirus ma ci semprava distante anni luce da noi. E anche la Politica era diversa e aveva altri problemi su cui concentrarsi. Poi, all’improvviso, tutto è cambiato. Il 22 gennaio la prima task force. Era quella del Ministero della Salute presieduto dal Ministro Roberto Speranza. Tuttavia all’epoca ancora nessuno immaginava che l’Italia sarebbe diventata l’epicentro europeo della pandemia da coronavirus né che a quel primo gruppo di lavoro dedicato ne sarebbero seguiti alni 14 a livello centrale e almeno altri 30 a livello locale.
Oggi – spiega il Sole24Ore – lo scenario a cui assistiamo è questo: una moltitudine di comitati e commissioni che impegnano in tutto più di 800 persone, tra politici, dirigenti e tecnici delle amministrazioni centrali, regionali e comunali, scienziati, manager, economisti, docenti universitari, esperti di dati e tecnologie. E se in un primo tempo le task force si concentravano, soprattutto, sull’emergenza sanitaria, ora è arrivato il momento dei gruppi di lavoro adibiti a programmare la ripartenza del Paese o Fase 2. Tra queste ultime quella da cui ci aspettiamo di più è, senza dubbio, quella presieduta dall’ex numero uno di Vodafone, Vittorio Colao.
Ogni Dicastero, oggi, conta anche più di una task force. Il ministero che vanta più task force è quello della Giustizia capitanato dal grillino Alfonso Bonafede: c’è la task force sulle carceri, quella sugli uffici giudiziari, più un tavolo virtuale con magistrati e avvocati e un gruppo interdipartimentale. Si prosegue con il dicastero dell’Istruzione, guidato dal ministro Lucia Azzolina che conta due task force: una per il presente e l’altra per la “scuola del futuro”. Segue il gruppo di lavoro voluto al ministero dell’Innovazione da Paola Pisano: 76 esperti suddivisi in otto sottogruppi, chiamati a lavorare su app, dati e tecnologie. E la finanza, nell’attuale esecutivo, si suddivide in finanza ordinaria e finanza etica. Infatti il dicastero dell’Economia del ministro Roberto Gualtieri ha istituito la task force per la liquidità del sistema bancario. Mentre l’ex generale Sergio Costa, oggi Ministro dell’Ambiente, ha creato un gruppo di lavoro sulla finanza sostenibile. E poi ci sono anche i tavoli di lavoro su tematche che, a ben vedere, poco hanno a che vedere con il Coronavirus o la ripresa economica dell’Italia. Come la commissione anti-fake news istituita il 14 aprile dal sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella. O la squadra tutta al femminile voluta dal ministro Elena Bonetti per «un nuovo Rinascimento».
Ma non finisce qui. Infatti ogni Regione ha attivato la sua unità di crisi, cui spesso si affiancano apposite task force. E la fase 2 può contare già su gruppi o comitati ad hoc nel Lazio, in Lombardia, in Liguria, in Piemonte, in Sicilia e in Veneto. Almeno altri 400 esperti mobilitati da Nord a Sud. Gruppi di lavoro locali che, neanche a dirlo, anche troppo spesso si accavallano e sovrappongono a quelli nazionali. Ad oggi un rapporto di Openpolis ha censito ben 212 provvedimenti adottati alivello centrale da 16 diverse entità per gestire l’epidemia. E al conto mancano le decisioni adottate a livello regionale e comunale.
In tutto questo i comuni cittadini restano sempre più confusi e privi di linee guida univoche. Soprattutto si sta generando molta confusione circa le riaperture delle attività produttive e commerciali. Infatti – riferisce Dire – fonti di Palazzo Chigi hanno invitato tutti ad evitare fughe di notizie e anticipazioni e a mostrarsi collaborativi. “In questo momento il Governo, coadiuvato dal comitato tecnico scientifico e dalla task force di esperti, sta lavorando per la fase due e solo quando avrà terminato i lavori comunicherà in maniera chiara i tempi e le modalità di allentamento del lockdown, cosi’ da dare agli italiani un’informazione certa”
Fonte: Sole 24 Ore, Dire