Dopo la Lombardia, anche Veneto e Piemonte chiedono al Governo di ripartire al più presto, anche prima della scadenza del DPCM, sempre a condizione di mettere in sicurezza i lavoratori. La paura della recessione economica sta paralizzando il Paese.
Si fanno sempre più pesanti le pressioni sul Governo del Premier Giuseppe Conte in vista della ripartenza industriale e commerciale del Paese. Giorni fa, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana, aveva annunciato l’intenzione di riaprire, a scaglioni, alcuni settori commerciali dal 4 maggio, ovvero l’indomani della scadenza del Decreto Ministeriale d’Emergenza per le misure di contenimento, mentre aveva chiesto all’Esecutivo di iniziare a preparare la ripresa delle attività industriali -sulle quali decide Palazzo Chigi. La proposta di Fontana è stata contestata duramente dal Governo e dalla Comunità Scientifica. Nonostante si stia registrando un calo dei contagi e dei decessi da Covid-19, la curva scende con meno rapidità rispetto alle previsioni.
Ma se da una parte il Paese è ancora in piena emergenza epidemica, dall’altra preoccupa la crisi economica che all’orizzonte minaccia l’Italia. I Governatori regionali, spinti dalle associazioni di categoria, dalle famiglie sempre più in crisi di liquidità, premono sull’Esecutivo per tempi certi. Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, come riporta Il Corriere della Sera, nella consueta conferenza stampa giornaliera, ha affiancato il Governatore Fontana nel duro braccio di ferro con Roma. Ha spiegato Zaia: “Se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico, dal 4 maggio o anche prima si può aprire con tutto”. E ancora: “Dobbiamo essere tutti pronti con dispositivi, regole, ovviamente negoziati con il mondo delle parti sociali e quello dei datori di lavoro. A me risulta che questo lavoro si stia facendo a livello nazionale con questa prospettiva”. E ha concluso: “Non escludo che alcune attività possono essere anche messe in una griglia di partenza, magari, un po’ prima”.
Zaia ha annunciato che gli Assessori regionali nei prossimi giorni incontreranno associazioni di categoria e sindacati. Desta particolare preoccupazione il settore turistico, rimasto nel limbo tra l’incertezza sulle disposizioni da adottare e l’estate che avanza. Tutto, però, sarà rimandato al 4 maggio quando il Governo varerà il vademecum per gli operatori turistici e per la balneazione e gestione delle spiagge. Si va verso regole ferree per il distanziamento sociale, ma non per la chiusura. In tale prospettiva il Governatore Zaia ha invitato i direttori generali delle ULSS, la cui competenza ricade sulle località turistiche, ad incontrare gli imprenditori del settore per stilare un progetto per le riaperture in sicurezza.
Ha concluso Zaia: “Il vero tema oggi è se tener tutto chiuso e morire in attesa che il virus se ne vada oppure puntare alla convivenza? So per certo che il Comitato scientifico ha dato già le indicazioni, adesso attendiamo la risposta”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Come spiega HuffingtonPost, il Governatore piemontese chiede che non avvenga nessun prolungamento delle misure di quarantena, come successo per due volte dall’inizio dello Stato di Emergenza. Ha spiegato Cirio: “Aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada per ripartire come prima è il più grande errore che si possa fare”. E ancora: “Dobbiamo attrezzarci in questa fase di coda del virus epidemico per ripartire. Parlare di normalità sarebbe imprudente, ma credo che il 4 maggio si possa iniziare una nuova normalità”. Per il Governatore è arrivato il momento di entrare nella cosiddetta fase due, con le tutti i cambiamenti sociali che porterà. Con le dovute precauzioni, sarà possibile iniziare la riapertura. Ma ciò potrà essere confermato soltanto da due cose: le valutazioni scientifiche degli esperti sui dati epidemici e la messa a punto della macchina organizzativa di prevenzione da parte del Governo.
Fonte: Il Corriere della Sera, HuffingtonPost
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