Il 23 aprile l’Italia si gioca tutto, e il premier Conte ha la guerra in casa

Sale la tensione all’interno dell’Esecutivo: il Premier Conte spinge per gli Eurobond, mentre per il PD il nuovo Mes andrebbe bene. Grillini sugli scudi, mentre i Dem guardano ormai oltre la Maggioranza giallo-rossa.

Conte trattativa su Mes - Leggilo.org

Aumenta di tensione lo scontro nella Maggioranza mentre ci si avvicina alla riunione del Consiglio Europeo del prossimo 23 aprile in cui l’Italia si gioca praticamente tutto. Ed è questa la prima accusa che da Via del Nazareno muovono al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: con la famosa conferenza stampa in cui si accusava i leader dell’opposizione Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il Premier ha ribadito il suo rifiuto per il Mes e la volontà di alzarsi dal tavolo di Bruxelles soltanto con gli Eurobond in tasca. Eppure, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, nell’ultimo Consiglio dei Ministri, come riporta Il Corriere della Sera, aveva già avvertito l’impossibilità di rinunciare al nuovo Mes, che nell’ultima riunione dei Ministri delle Finanze UE, il Ministro Gualtieri aveva accettato. Un Mes senza condizionalità, se non quella di utilizzare quei fondi, il 2% del Pil degli Stati membri, soltanto per le spese finalizzate all’emergenza medica.

Il Partito Democratico tiene la posizione, forte dell’appoggio anche di Forza Italia con Silvio Berlusconi che, intervenendo al programma condotto da Giovanni Floris, “Di Martedì”, su La7, ha dato il suo avallo alla firma del trattato. Per il Pd non si potrà fare a meno di un prestito a tasso zero garantito dalla BCE, allineandosi così al leader di Italia Viva Matteo Renzi che l’indomani del vertice europeo aveva commentato con queste parole: “L’Italia dovrà usare ogni risorsa offerta dall’Europa per non finire sbranata sui mercati dagli squali”. Conte deve guardarsi però anche dai malumori del Movimento 5 Stelle, e non potrà certo cercare una mediazione a lungo. Il reggente Vito Crimi, per difendere le posizioni grilline sul Mes, come spiega Il Fatto Quotidiano, ha lanciato un chiaro messaggio al PD: “Come si facendo si mettono in discussione le parole stesse del Premier”.

Gli attriti non riguardano soltanto la crisi economica, anche gli aspetti della cosiddetta fase due, ovvero quella della convivenza del virus, dividono la Maggioranza. C’è la consapevolezza che il 3 maggio sia una data irrealistica per iniziare ad alleggerire le misure di contenimento.

La task force guidata da Vittorio Colao, incaricata dal Premier Conte di stilare tappe e programmi dell’uscita dalla quarantena è già paralizzata dai veti incrociati dei partiti della Maggioranza, ed è stata risucchiata nello scontro politico. Alle prime riunioni del gruppo, infatti, hanno partecipato anche i capi gabinetto dei vari Ministeri, che pressano la task force. Inoltre, gli enti pubblici chiamati a gestire la crisi mostrano debolezze e carenze che non fanno altro che alimentare disorganizzazione e malumori nella popolazione. Basti pensare al caso Inps, andato in cortocircuito sulle richieste delle partite Iva in appena due giorni, con il Premier Conte che aveva fatto sua la difesa del Presidente Pasquale Tridico, che aveva paventato un nome meglio precisato attacco hacker ai siti dell’Istituto.

Lo stesso dicasi per l‘Anpal, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro, la cui inefficienza è stata denunciata in Aula dalla Deputata del PD Chiara Gribaudo, che è arrivata a chiedere formalmente la testa del Presidente dell’Agenzia Domenico Parisi, l’uomo del Reddito di Cittadinanza, fedelissimo del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. A tutto questo si andranno ad aggiungere le sempre più crescenti, alla data di scadenza del lockdown, pressioni di imprese, famiglie e sindacati sulle riaperture, mentre gli istituti internazionali stimano una perdita per il 2020 di circa il 9 punti per il PIL. Il Governo potrebbe non reggere alla crisi, e i partiti di Maggioranza stanno correndo ai ripari. Chiaramente molto dipenderà dalla riuscita o meno della missione di Conte: se tornerà a casa con il Mes, i grillini saranno pronti a far saltare il Governo: “Se il Mes verrà attivato non sarà nel nostro nome. Ma in nome del governo Draghi”, si ripete negli uffici grillini in Senato.

A ribadirlo nelle ultime ore è Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo economico, parlando ad Agora’ su Rai 3: “Il no al MES e’ definitivo e sono certo che l’Italia non potrà’ mai attivarlo, poi visto che non sappiamo cosa uscirà’ dal Consiglio Ue” del 23 aprile “vediamo cosa uscirà’ e vedremo cosa fare”. Riferisce Dire. Il Ministro ha aggiunto: “Ora e’ il momento di pensare a misure e risorse per un indennizzo a fondo perduto.Stiamo pensando ad applicare il modello applicato sia in Francia che in Germania, per le piccolissime, un risarcimento a fondo perduto” ha spiegato Patuanelli.

Fonte: Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Dire

 

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