Il professor Luca Richeldi afferma che riaprire tutto e subito sarebbe un errore imperdonabile in quanto ci sono ancora troppe dinamiche sconosciute intorno al Coronavirus.
Sono 106.607 le persone positive, con un incremento di +1189 casi nelle ultime 24 ore. Il 72% del totale, ha riferito Angelo Borrelli nella consueta conferenza stampa delle 18.00, è in isolamento domiciliare senza sintomi. Il 3% è in terapia intensiva, mentre il 25% è ricoverato con sintomi. I decessi sono stati invece 525, mentre il totale dei guariti è di 40164, con un incremento di 2072 unità. I tamponi effettuati sono stati 61mila.
Solo 4 mesi fa il Coronavirus non era ancora entrato nelle nostre vite. Anzi – come specifica il professor Luca Richeldi – “non era neppure nei libri di scienza”. Il professor Richieldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e membro del comitato tecnico – scientifico – in un’intervista a Il Messaggero – ha spiegato che ci sono ancora troppe dinamiche sconosciute sul Cronavirus per poter pensare di tornare alla normalità tutto d’un colpo. I Paesi Ue – complice la paura di un crollo vertiginoso del Pil e di un aumento spropositato del debito – stanno già programmando le riaperture. Il premier francese, Emmanuel Macron, punta a riaprire l’11 maggio e a fare tornare a lavoro quante più persone possibile per rimettere in moto l’economia. In Italia, secondo quanto dichiarato nella conferenza stampa pre-pasquale dal premier Giuseppe Conte, il lockdown finirà il 4 maggio. Tuttavia alcune attività hanno riaperto i battenti subito dopo Pasqua come librerie, cartolerie e negozi di abbigliamento per bambini. C’è chi, come il leade di Italia Viva Matteo Renzi, spinge affinché si riapra tutto quanto prima. Ma Richeldi non è d’accordo. I rischi – sostiene il dottore – sono ancora troppi, si andrebbe incontro, quasi certamente, ad una seconda ondata. I rischi sono legati soprattutto all’imprevedibilità del Covid 19 che ha colto tutti impreparati. “Ci sono degli elementi di imprevedibilità. Osserviamo pazienti che sembrano stabili e poi hanno peggioramenti improvvisi. Ricordiamoci che stiamo parlando di un virus che fino a quattro mesi fa non avevamo neppure sui libri”.
Secondo lo pneumologo, il primo passo in vista della riapertura del Paese sono, senza dubbio, i test sierologici a campione. Essi saranno finalizzati ad avere dati utili a fini epidemiologici. In pratica serviranno a capire quanto il Covid 19 sia realmente diffuso in Italia, scovando anche i moltissimi casi asintomatici non registrati che hanno fatto sballare i dati sulle percentuali dei decessi. E che, in molti casi, hanno contribuito a diffondere inconsapevolmente l’infezione virale. “I test sierologici devono essere la base della ripartenza altrimenti sarà tutto inutile. ma ovviamente non si potrà decidere solo sulla base di questo per programmare la Fase 2”.
E, qualche giorno fa, il professor Richeldi si era espresso anche sull’utilizzo, tanto discusso, delle mascherine. Il professore – riportava Il Fatto Quotidiano – durante la conferenza della Protezione Civile, spiegava le mascherine, per quanto utili, non ci assicurano né di non venir contagiati né di non trasmettere il Coronavirus. “L’utilizzo della mascherina non ci rende invincibili. Nella fase 2 è possibile un uso più allargato ma non un uso universale 24 ore al giorno”.
Fonte: Il Messaggero, Il Fatto Quotidiano