Le voci degli esperti in merito al Coronavirus sembrano essere sempre più discordanti. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha dubbi sulla letalità del Covid-19.
Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus abbiamo sentito pareri discordanti all’interno del mondo scientifico. Da un lato il virologo Roberto Burioni, fin da principio, ne sottolineava la pericolosità. D’altro canto la virologa dell’ospedale Sacco di Milano, la dottoressa Maria Rita Gismondo, sosteneva si trattasse di “poco più di un’influenza”. Ma ora, a distanza di quasi due mesi dallo scoppio dell’emergenza in Italia è intervenuta l’Organizzazione Mondiale della Sanità per fare chiarezza.
Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adharom Ghebreyesus – riporta l’ Ansa – nel corso di un briefing sul Coronavirus svoltosi a Ginevra, ha dichiarato che questa infezione virale è 10 volte più letale dell’influenza. Queste sono state le sue parole: “Solo un vaccino sicuro ed efficace potrà interrompere la trasmissione del virus. I dati che provengono da diversi Paesi del mondo ci hanno permesso di farci un’idea più chiara del virus. Dunque possiamo dire che è 10 volte più mortale del virus responsabile dell’influenza del 2009”. La pandemia del 2009-2010 a cui fa riferimento Ghebreyesus è quella dell’influenza suina, chiamata anche H1N1, che provocò circa 18mila morti nel mondo e centinaia di migliaia di contagi.
E, pochi giorni fa, è intervenuto anche il direttore aggiunto dell’Oms, il professor Ranieri Guerra. Il professor Guerra – intervistato dal Corriere della Sera – ha ribadito tutte le preoccupazioni già espresse dai suoi colleghi. “E’ aggressivo, si diffonde con estrema velocità. E solo ora stiamo cominciando a capire come funziona. Siamo passati dall’ipotesi di influenza pesante ad una realtà molto diversa. Non abbiamo idea di cosa possa causare, lo scopriamo di giorno in giorno”. E l’Oms, recentemente – riporta Adnkronos – ha smentito una clamorosa fake news: quella secondo la quale l’assunzione di alcool gioverebbe per non contrarre il Covid 19. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha spiegato che, invece, è esattamente l’opposto. L’alcool indebolisce il sistema immunitario e, quindi, non solo non giova in alcun modo ma, anzi, rende più facilmente attaccabili da parte dell’infezione virale. Pertanto si invitano le persone ad evitare, o almeno, ridurre il consumo di alcolici durante la pandemia.
Tuttavia, a fine febbraio, quando i decessi non avevano ancora raggiunto questo numero allarmante in Italia, l’Oms concordava con la dottoressa Gismondo. Infatti – riportava Open – lo stesso direttore generale Ghebreyesus, durante un meeting con i ministri della Sanità, dichiarava: “Più dell’80% dei contagiati ha una malattia lieve e guarisce. L’altro 20% ha bisogno di cure intensive. Solo nel 2% dei casi segnalati il Coronavirus è letale”. Inoltre si evidenziava che i decessi avvenivano in concomitanza con età avanzate e a patologie pregresse. Dunque, a fine febbraio, la linea dell’Oms era uguale, o comunque molto simile, a quella della virologa Gismondo.
Un po’ di confusione da parte dell’Oms anche sulla fase 2. Infatti, a metà aprile, il direttore generale dell’Oms puntualizzava che, vista la facilità con la quale questa infezione virale si diffonde e vista la sua letalità, sarà importante allentare le misure restrittive poco alla volta, gradualmente. Spiegava che prima di tornare ad una semi normalità, bisognerà riuscire a tracciare accuratamente tutti i contatti in modo da evitare una seconda ondata di contagi. E anche il direttore aggiunto Ranieri Guerra, a distanza di qualche settimana, si mostra perplesso sulle riaperture di Francia e Germania. Ma sembra essere in disaccordo il capo del programma di emergenze sanitarie dell’Oms, Mike Ryan, il quale ha recentamente dichiarato alla Repubblica che il modello migliore, per tornare alla normalità, è quello della Svezia dove, a ben vedere, non è stato fatto alcun lockdown.
Molta confusione anche per quanto riguarda l’uso delle mascherine. Infatti, a inizio aprile – rportava il Corriere della Sera – l’Oms sosteneva che erano necessarie solo per gli operatori sanitari e sui soggetti infetti. Dunque non erano necessarie a tutti. Ma solo pochi giorni dopo era intervenuto David Nabarro, il portavoce dell’OMS il quale – riferiva Fanpage – dichiarava che, finché non verrà trovato un vaccino sarà opportuno indossarle.
Forse tutti noi ci aspetteremmo più chiarezza e posizioni più coerenti dalla massima autorità mondiale in fatto di Salute. Soprattutto considerando che gli stipendi di chi lavora all’Oms vengono pagati dai contribuenti dei 194 Paesi membri. Un articolo apparso sulla Repubblica nel 2017, poco dopo che Ghebreyesus divenne il nuovo direttore generale, ha scoperto un grande vaso di Pandora. Il quotidiano italinao riportava l’articolo della giornalista Maria Cheng, uscito su Inquirer.net. La giornalista spiegava che l’Oms ha un budget annuale di circa 2 miliardi ma, a quanto pare, ne sborsa moltissimi per i viaggi e le trasferte. Dal 2013 al 2017 l’Oms ha speso ben 803 milioni di dollari per i viaggi. Senza contare che gli stipendi degli alti dirigenti sono esentasse.
Come cambierà la nostra vita dopo il Coronavirus
Ma al di là della fase pandemica, che cosa ci aspetta? L’Italia tra un paio di settimane potrebbe finalmente entrare nella Fase 2. Come saranno le nostre vite “dopo il Coronavirus”? Come è accaduto per ogni evento grande e sconvolgente – vedi guerre mondiali o Twin Towers – le cose non torneranno più come prima. Certamente – spiegava l’Ansa in un articolo di qualche settimana fa – ci dovremo abituare ad un nuovo concetto di privacy e accettare, per la sicurezza di tutti, di poter anche venire tracciati da apposite App da installare sul cellulare. Le App potrebbero servire non solo ad individuare la vicinanza con persone infette ma anche per segnalare i tempi di attesa per entrare al supermercato. Molti di noi, prima abituati ad andare in ufficio ogni giorno, continueranno a lavorare in modalità smart working. Molte famiglie, dunque, potrebbero non avere più bisogno di ricorrere ad asili nido, scuole materne, baby sitter o colf. Anche le scuole e le università potrebbero optare per lezioni online. Oppure lezioni in aula suddivise per fasce orarie.I luoghi di aggregazione come ristoranti, cinema, teatri e palestre lavoreranno, probabilmente, solo con ingressi contingentati e su prenotazione in modo tale da evitare assembramenti. Le palestre, come sta già avvenendo, lavoreranno sempre di più attraverso lezioni online. Anche il settore trasporti verrà rivoluzionato. Tram, bus e metro e, persino aerei, saranno a “ingressi limitati”. Sanificazioni più frequenti e passeggeri rigorosamente dotati di mascherine e guanti. Questi ultimi dispositivi di protezione individuale, purtroppo, saranno usa e getta. E, pertanto, negli anni futuri dovremo lavorare anche su un altro problema: lo smaltimento dei rifiuti con tutto l’inquinamento annesso e connesso.
Fonte: Fanpage, Ansa, Open, Adnkronos, Repubblica, Corriere della Sera, Inquirer.net