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Economia

Romano Prodi: “Non capisco il mio Paese. C’è l’Europa che ci offre il Mes. Perché non usarlo?”

Romano Prodi, intervistato dalla Bologna Business School, si è detto a favore del fondo salva-stati. Si è poi detto speranzoso nell’azione della task-force.

“O ci mettiamo insieme quando arriva una infezione, un morbo. Ma se non c’è solidarietà adesso che Europa è?”. Lo ha detto l’ex Premier Romano Prodi al “Mix delle 5”, su Rai Radiouno. Europeista convinto, sostenitore dell’UE fino all’eccesso, sembra ora aver frenato i freni sull’operato dell’unione. L’ultima riunione del Consiglio UE ha visto infatti i Paesi membri divisi sulle misure da prendere per l’emergenza Coronavirus, e i punti di scontro continuano ad essere gli stessi: Mes ed Eurobond. Una riunione che Prodi ha definito “terribile“: un gioco in cui l’Olanda attacca e la Germania si vede costretta a seguirla. Alla prossima riunione dei vertici UE, secondo Prodi, ci sarà un compromesso sul Mes, ma non una rottura completa. E proprio il Meccanismo europeo di stabilità potrebbe essere una risorsa.

“Ora che il Mes non è più condizionato potrebbe essere utilizzato. Non capisco più il mio Paese”, ha detto Prodi rispondendo a una domanda sul fondo europeo salva-Stati durante un dialogo in diretta Instagram organizzato dalla Bologna Business School. Il Mes, ha ricordato, è uno strumento nato con condizionamenti per intervenire nei Paesi in crisi. Ma, avendo ottenuto nell’ultima riunione il ‘discondizionamento’ del fondo europeo lo si potrebbe accettare. “Si, è un prestito, ma talmente a basso interesse per cui: primo lo ripaghiamo a lunghissimo tempo, secondo ci costa un miliardo e mezzo in meno all’anno”, analizza Prodi.

In un editoriale sul Messaggero, l’ex Premier ha ribadito i suoi pensieri sul vertice tenutosi tra i Ministri dell’Economia degli Stati dell’Unione europea. Secondo Prodi, “il processo di aggiustamento necessario sarà lungo e difficile e la solidarietà europea rimarrà limitata dalla debolezza delle sue istituzioni”. L’ex Premier riconosce però che è stato avviato un percorso per un aumento delle cooperazione europea e che è stato raggiunto un “compromesso” tra i Paesi del Nord e quelli del Vecchio continente. A tal proposto, Prodi sottolinea che i principali partiti di governo di Germania e Olanda sono i sostenitori di uno scontro contro la presunta irresponsabilità dei paesi del sud e in questo vengono minacciati dall’estrema destra interna al loro sistema. Per l’ex Ministro, così, si perde di vista il progetto europeo realizzato per raggiungere scopi comuni. Prodi definisce quindi il compromesso come “una tregua nella disputa che purtroppo durerà fino a che non si cambieranno i poteri e le regole delle istituzioni europee”.

Ciò che sta vivendo invece l’Italia è una tragedia mortale, soprattutto per quella parte del sistema economico – come servizi, turismo, ristorazione – che potrà riprendersi per ultimo. Per questo motivo, serve un sostegno e le strutture produttive dovranno cambiare registro: “Ogni impresa deve fare un piano per mettere in sicurezza gli addetti, finché non c’è il liberi tutti, e poi procedere” ha detto il Professore citando ad esempio il programma di lavoro in sicurezza stilato dalla Ferrari. Un piano che andrebbe esteso anche alle aziende con 5 operai: “Dobbiamo rimettere in azione, adagio adagio, tutto il sistema produttivo, se perdiamo troppo prodotto lordo quest’anno poi la ripresa è più difficile”, ha proseguito Prodi.

C’è certamente nell’aria una grande preoccupazione per i sistemi produttivi. Ma, secondo l’ex Premier, la prima decisione di lasciare aperte solo le attività indispensabili non è stata così sbagliata. Bisognava però agire prima, fare in fretta, ed essere più veloci. Tuttavia, frena l’accusa, “prima di paralizzare un Paese, di dare uno svantaggio a tanta gente, bisogna proprio pensarci”. Prodi ha parlato anche della questione del Parlamento messo ai margini nella prima fase delle scelte del Governo: “Un vulnus non nato ieri, con il Coronavirus. E’ un bel po’ che il Parlamento ha una funzione non dico marginale, ma con un minor dialogo con il governo”.

No alla patrimoniale

Quanto alla Covid-tax – una patrimoniale sotto altro nome proposta da Graziano Delrio, del PD – Prodi ha preso le distanze. “C’è un desiderio di portare più uguaglianza, ma la misura rende appena un miliardo all’anno e produce tensioni”, ha detto l’ex Premier rispondendo a una domanda sulla proposta avanzata dal capogruppo dem alla Camera. Diventerebbe necessario, ora più che mai, aggiustare fiscalmente il bilancio del Paese. Come? Attraverso la lotta all’evasione fiscale, ha sempre sostenuto Prodi.

Un’ultima parola l’ha detta sulla task-force insediatasi al Governo Conte: “Colao va bene, decidere è il suo mestiere, ma una task force da 17 persone? Boh, io avrei detto 7. Sono tutte persone di alto livello”. Tuttavia, a Colao deve essere dato il potere assoluto di ritenere gli altri come dei consulenti e un ruolo di sottosegretario o commissario speciale per far si che il suo ruolo gunzioni. “Però noi dobbiamo dare messaggio opposto alla nostra immagine: cioè un Paese che riesce finalmente di nuovo a decidere”, conclude Prodi.

 

Fonte: Rairadio1, Bologna Business School, Il Messaggero

Pubblicato da
Chiara Feleppa

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