Il senatore Mario Monti è stato tirato in ballo da Giorgia Meloni che, nel replicare a Giuseppe Conte, ha chiarito che al momento della firma del Mes, nel lontano 2011, al governo non c’era lei, ma Monti. Quest’ultimo, però, sembra smentire.
Il Mes rappresenta l’evoluzione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Fesf). Il Fesf prima, e il Mes poi, sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo. Queste le parole di Mario Monti in un articolo sul Correre della sera. Secondo le parole del senatore, quel Governo si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega. Giorgia Meloni ne faceva parte come Ministro per il Pdl, mentre Matteo Salvini era europarlamentare della Lega.
Mario Monti è stato tirato in ballo nella polemica sul Meccanismo europeo di stabilità quando Giuseppe Conte, in Conferenza stampa, ha a sua volta detto che era stata proprio la Meloni a firmare il Mes. Una tesi smentita dalla leader di Fratelli d’Italia che ha ricordato come invece, a quel tempo, ci fosse al Governo proprio Monti. Quest’ultimo ha preso parola nell’editoriale, in cui ha spiegato come la decisione di istituire il Mes fu presa a livello Ecofin II il 9-10 maggio 2010 e che la sua attivazione è stata soggetta a forte condizionalità, nel contesto di un sostegno congiunto Unione Europea e Fondo monetario internazionale.
“L’umiliante esperienza fatta dalla Grecia con la troika, creata con il Fesf, fu tra le ragioni che mi indussero ad escludere la richiesta di aiuti, che avrebbe comportato la calata della Troika su Roma, e a chiedere al Parlamento di approvare una dura manovra”, ricorda Monti, che fu chiamato al Governo dopo la caduta di Berlusconi, abbandonato dalla Lega. In sostanza, Monti si trovò ad affrontare meccanismi preparati in Europa da un governo Berlusconi-Lega, che poi passò ad altri l’onere di evitare il default dell’Italia. Il senatore sarebbe stato quindi obbligato a rispettare le condizioni draconiane imposte da Trichet e Draghi, accettate a loro volta dal governo Berlusconi per non perdere il sostegno della Banca centrale europea ai titoli italiani.
“L’Europa stia zitta”
Guardando ad oggi, riferisce Adnkronos, l’accordo raggiunto all’Eurogruppo è un altro passo in avanti verso una risposta europea alla crisi da Coronavirus. Il governo italiano, spiega Monti, deve guardarsi bene dal fare uso del Meccanismo europeo di stabilità a condizioni leggere. Poi l’attacco alla gretta Europa: “Non creda di aver fatto qualcosa a favore dell’Italia e degli altri Paesi più colpiti; ha respinto i Coronabond, quindi stia zitta, l’Italia dovrà fare da sé”. Tuttavia, l’economista spiega che in questo caso i crediti del Mes verrebbero erogati con la sola condizione che i fondi siano utilizzati per le finalità prestabilite. Un aspetto, quello della condizionalità leggera, non macroeconomica, su cui il governo italiano avrebbe tuttavia dovuto ottenere assicurazioni ancora più esplicite.
Proprio su questo punto, Giuseppe Conte dovrebbe insistere in vista del Consiglio europeo, piuttosto che spingere per i coronabond per esigenze di politica interna. “Sono favorevole agli eurobond da molti anni. E penso che mai come questa volta il contesto culturale, politico ed etico fosse favorevole per ottenere l’accordo su una prima sperimentazione”, scrive Monti. Sarebbe stato tuttavia l’opportunismo di larga parte della politica italiana, ad accrescere la riluttanza da parte delle opinioni pubbliche di altri Paesi all’idea di condividere anche solo una piccola parte del debito pubblico italiano.
Poi Mario Monti elenca alcuni fatti, senza commentarli. “Il Governo giallo-verde chiede, nella prima bozza del suo programma, che la Bce condoni all’Italia 300 miliardi di euro di debito pubblico”. Successivamente, tutti i partiti fanno a gara a chi promette tasse più basse e tutti rifiutano di considerare tasse sul patrimonio. In seguito, apprendono che l’Italia non riesce a utilizzare i fondi che già riceve dalla UE. Intanto, il grillino Beppe Grillo al Parlamento europeo invita l’Europa a non finanziare l’Italia perché in quel modo finanzia la mafia. Ma quegli stessi politici italiani esigono solidarietà dall’Europa. “Io sono convinto, con testardaggine illuministica, che un giorno anche la Germania darà luce verde agli eurobond“, afferma Monti che poi conclude: “Gli eurobond verranno ma, per favore, non facciamo l’esatto contrario di ciò che occorre fare per averli”.
Fonte: Corriere, Adnkronos