L’economia globale sta vivendo un tracollo senza precedenti, paragonabile a quello del dopoguerra. Gli effetti negativi si fanno già sentire, con il crollo delle produzioni e del Pil, ma secondo gli esperti il peggio deve ancora arrivare.
Salvare delle vite o salvare l’economia. Due opzioni, una scelta, che il Premier Giuseppe Conte ha preso non senza consapevolezza. Alla prima conferenza stampa, quando ha annunciato il lockdown, il Presidente del Consiglio lo ha detto senza mezzi termini: “Scelgo di mettere al primo posto la salute degli italiani“. Nelle prime settimane dell’epidemia da Coronavirus, ancor prima che si entrasse nella fase di emergenza, l’interrogativo che più faceva discutere, in Italia, era questo: misure restrittive molto severe rischiano di creare danni superiori a quelli che potrebbe causare il virus? Ovvero, il gioco vale la candela? Quasi tutti i Governi del mondo, dopo qualche ripulsa iniziale, hanno seguito il modello italiano – quindi quello cinese -imponendo ai loro cittadini restrizioni delle loro libertà di movimento e frenando le attività economiche. Decisioni difficili e dalle enormi conseguenze, giustificate dall’idea che non ci fossero alternative possibili partendo dal presupposto che, obiettivo dei governi, è quello di salvare migliaia di vite umane e di mettere al sicuro la salute dei cittadini.
Un argomento che ha acceso gli animi degli economisti di tutto il mando, tanto che l’Economist ha dedicato al tema diversi approfondimenti. L’esempio della Cina, il primo Paese a fare i conti con l’epidemia, è stato estremamente convincente, spiega il settimanale inglese. I modelli epidemiologici hanno infatti mostrato gli effetti benefici di severe politiche di distanziamento sociale, effetti che in Italia cominciano a vedersi in questi giorni. Secondo le stime degli economisti, le misure imposte avranno costi enormi, ma per un’analisi precisa servirebbe sapere quanto bene le restrizioni funzioneranno, quanto dureranno e in che modo finiranno. La Fitch Ratings, agenzia internazionale di valutazione del credito, stima una riduzione dell’attività economica globale dell’1,9% nel 2020, con un Pil degli Stati Uniti in calo del 3,3%, l’eurozona in calo del 4,2% e il Regno Unito in calo del 3,9%. Le cifre, riportate dall’agenzia di stampa Adnkronos, parlano di un calo del Pil in Italia del 4,7% con un rimbalzo, nel 2021, di appena il 2,3% – la metà del prodotto perso quest’anno.
Secondo alcuni, i rischi di tenere metà del mondo in quarantena supereranno i benefici. A sua volta, il crollo economico avrà un forte impatto sul sociale. La chiusura di aziende e negozi, il fallimento di intere società, la perdita di routine e abitudini, avrà una ricaduta sullo stato delle famiglie e sul benessere psico-fisico delle persone. Tutto questo, causerà suicidi, altre malattie e quindi altri morti. Ci sono poi i rischi dovuti ad una lunga permanenza forzata in casa: problemi di salute mentale, aumento dei casi di violenze domestiche. Infine, da non sottovalutare, le conseguenze che i medici e il personale sanitario attivo nel fronteggiare l’emergenza si porterà dietro. Tant’è vero che i suicidi tra i camici bianchi sono già 3, e aumenteranno.
Ancora secondo l’Economist, dire che non si avrà scelta non sarà più abbastanza: gli effetti negativi delle misure di distanziamento sociale e delle chiusure delle attività economiche cresceranno e bisognerà prendere delle decisioni difficili, che dovranno essere giustificate sia dal punto di vista economico che da quello sociale. D’altra parte, spingere per un riavvio dell’economia potrebbe avere un effetto opposto. Oltre ad una tanto temuta ondata di ritorno, c’è il fatto che riaprire i negozi, i bar e i cinema non significa che la gente tornerà a frequentarli. La paura del contagio potrebbe portare le persone ad evitare posti affollati; quindi, riapertura di attività non significa ripresa immediata, tutt’altro.
Se per ora sembrerebbe quindi che un’analisi costi – benefici su cosa sia più sensato fare dia ragione ai paesi che hanno imposto misure restrittive come quelle in vigore in Italia, in futuro i costi del lockdown continueranno ad aumentare. Più a lungo resterà tutto chiuso, più difficile sarà ripartire. La soluzione potrebbe dipendere dagli strumenti che ci saranno per affrontare un graduale ritorno alla normalità. Non solo il vaccino, ma anche la capacità di adattare i sistemi sanitari a nuove possibili crisi, l’abilità di tracciare nuovi casi, la possibilità di mettere in quarantena chi sarà trovato positivo al virus. Come per la chiusura, anche la riapertura potrebbe seguire lo stesso percorso. Si potrebbe cioè procedere per imitazione, valutando gli effetti che una riapertura in un dato Paese comporterà nell’andamento dei contagi.
Ciò che è certo, secondo gli esperti, è che dopo lo tsunami della recessione non ci sarà un rapido ritorno ai livelli passati di Pil e occupazione. Anzi, le propensioni al consumo e all’investimento rimarranno basse, gli utili aziendali crolleranno e l’inflazione resterà molto contenuta. Secondo l’analisi degli economisti Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi, su First, l’economia mondiale sta conoscendo la recessione, intesa nel suo significato letterale di crescita sotto zero. La Cina, prima economia mondiale, si sta riprendendo; “ma le famiglie hanno poca voglia di spendere e il resto del mondo, fino a ieri grande consumatore di prodotti cinesi, è prostrato“, spiegano i due esperti.
Le propensioni al consumo e all’investimento rimarranno basse. Infatti, quando negli andamenti ciclici dell’economia internazionale c’è una ripresa, questa viene rafforzata se la risalita è corale. Ma oggi, allarmano gli esperti, anche se qualche Paese dovesse ripartire prima degli altri, nel resto del coro ci sarebbero molte voci stonate. “C’è ragione di pensare che, malgrado l’immane creazione di moneta resa necessaria dal contrasto alla crisi, l’inflazione rimarrà bassa”, spiegano i due economisti. Ad esempio, il prezzo del petrolio, scrive Agi, rimbalza: sui mercati asiatici si registra un aumento del 5% a 21,31 dollari al barile; quelli sul Brent avanzano del 6% a 26,24 dollari al barile.
L’ondata di liquidità, avviata da Banche centrali e Governi, non avrà effetti sull’inflazione. Il crollo delle Borse rende difficile pensare ad una risalita piuttosto stabile. In presenza di un virus ancora non domato e di una economia prostrata il riprezzamento del valore delle azioni appare una scommessa azzardata: gli utili aziendali crolleranno per molti ordini di grandezza più dell’economia in questa crisi epocale. L’economia reale, la fiducia del settore privato e i mercati finanziari stanno crollando uno dietro l’altro. Ma, secondo gli esperti, il peggio deve ancora arrivare.
L’Indice Tiger elaborato da Brookings Institution con il Financial Times analizza che, rispetto al passato, questa volta a essere colpito è l’intero pianeta. Il crollo finanziario avvenuto a cavallo tra il 2008 e il 2009 ha provocato diversi danni ma ha risparmiato alcune economie, come quella cinese e indiana. Il Covid-19 non fa sconti, e ha bloccato l’economia del mondo, causando enormi problemi strutturali. “Senza alcun Paese immune dalla crisi innescata da Covid-19, una volta allentato il lockdown la ripresa sarà probabilmente molto più lenta del previsto”, ha sottolineato sempre al Financial Times Eswar Prasad, docente del Brookings Institution. A pesare, ancora secondo le parole dell’economista riportate da Il Giornale, è l’assenza di una risposta politica coordinata da parte dei governi. “Si assiste ad una pericolosa frattura della cooperazione internazionale e ciò sta danneggiando ulteriormente la fiducia delle imprese e dei consumatori, che sono già in caduta libera”, ha concluso Prasad.
Fonte: Economist, Adnkronos, First, Agi, Il Giornale
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