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Cronaca

Cornavirus, altri 420 morti “Ora il pericolo è la diffusione a casa, tra le famiglie”

Per il Professore Massimo Galli, il numero di contagi verificatosi in questi giorni sono anche da attribuire ad infezioni avvenute tra le mura domestiche. Un allarme che era già stato lanciato nelle settimane scorse dall’Istituto Superiore della Sanità.

I dati di venerdì 24 aprile forniti dalla Protezione Civile sull’andamento del Coronavirus lasciano ben sperare gli italiani. Il totale dei casi positivi sale a 192.994 e segna un + 3021 rispetto a ieri. Ma si abbassa ancora la pressione sui reparti di terapia intensiva che oggi segnano un -94 rispetto a ieri e scendono a 2173. I deceduti nelle ultime 24 ore sono 420 e raggiungono la soglia di 25.969. Ma si registrano anche +2922 guariti rispetto a ieri per un totale di 60.498. Si procede a passo svelto anche con i tamponi: 62447 nelle ultime ore.

Ma, nonostante il trend positivo, non è ancora il momento per abbassare la guardia e gridare vittoria. Infatti Massimo Galli, responsabile del Dipartimento delle Malattie Infettive presso l’Ospedale Sacco di Milano, in un’intervista rilasciata a SkyTg24, ha parlato delle prossime tappe che ci attendono in questa emergenza sanitaria da Covid-19. Come spiega Fanpage, il Professore ha parlato dei dati – ormai accertati come rappresentativi della realtà epidemica anche dal Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli – che quotidianamente vengono pubblicati: “A Milano i contagi da Coronavirus sono 5 o 6 volte quelli registrati finora, in Lombardia invece sicuramente sono 10 volte i numeri ufficiali”. Casi che, tuttavia, non vengono annoverati nei dati ufficiali in quanto si tratta di persone non sottoposte a tampone, nonostante manifestassero i classici sintomi oppure fossero venuti a contatto con pazienti già risultati positivi.

Continua Galli: “Ci sono tantissime persone in casa che sanno o sospettano di avere l’infezione e che non hanno potuto ottenere una conferma diagnostica, perché non siamo ancora in grado, come sistema, di garantire loro l’ottenimento di un test che dia una risposta”. Una circostanza che limita la tracciabilità dei contagi. Di conseguenza, queste persone che potrebbero essere infette, non essendo state considerate tali, non sono sottoposte a quarantena vigilata, e ci si deve affidare al buon senso di ognuna di loro sulla limitazione delle uscite.

Il problema più grande è la crescita delle infezioni che avvengono nelle famiglie. Un allarme, come riporta Il Sole 24 Ore, già lanciato due settimane fa da Franco Locatelli, Presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) della Protezione Civile, che si era detto preoccupato dall’enorme mole di positivi isolati a casa. Un aspetto, quello del contagio intrafamiliare, che può alterare sensibilmente la diffusione epidemiologica del Coronavirus. Tesi condivisa anche da Pier Luigi Lopalco, Professore di Igiene dell’Unviersità di Pisa, e membro della task force per l’emergenza in Puglia. Come ha spiegato il noto epidemiologo a Il Tirreno, i contagi all’interno delle famiglie sono il veicolo maggiore, attualmente, di propagazione del virus. La stragrande maggioranza dei nuovi infetti sono parenti di persone infettatesi in precedenza: “Ecco perchè la curva dei contagi scende così lentamente”.

Ecco perchè, ha spiegato Lopalco, con i contagi che scendono più lentamente del previsto, parlare di riaperture, come ha fatto il Governatore lombardo Fontana, è prematuro e rischioso: “Se e aziende riaperte provocassero l’insorgere di nuovi focolai sarebbe un disastro incommensurabile, sforzi vanificati possono essere da scelte dettate da logiche che non tengano conto della gravità della pandemia”. E ancora: “aumentare questa percentuale di movimenti è molto rischioso” in quanto “i conseguenti contatti sociali potrebbero generare altri focolai”.

È quindi fondamentale, sostiene Galli, indagare nell’ambito dei contesti familiari e implementare le misure stringenti di contenimento dei soggetti che sono risultati positivi. Risulta davvero complicato, in tantissimi casi, assicurare il distanziamento sociale: i luoghi condivisi sono troppi, e in tantissimi casi gli spazi sono troppo stretti, per non far venire in contatto le persone. Come riporta Adnkronos, i contagi familiari sono un pericolo anche per Gianni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità, che al programma di Rai Radio2, “Non è un Paese per Giovani”, ha dichiarato: “Una parte di trasmissione intrafamiliare c’è. Noi non facciamo come i cinesi che separano i contatti familiari in strutture diverse. Noi spesso li teniamo a casa e questo non impedisce del tutto la trasmissione all’interno della famiglia”. L’epidemia dunque avanza adesso a cerchi concentrici. Conclude Galli: “Abbiamo poco tempo per organizzare le cose e prepararci alla riapertura. Bisogna avere una capacità diagnostica maggiore di quella che abbiamo avuto finora”.

 

Fonte: Fanpage, Il Sole 24 Ore, Adnkronos, SkyTg24, Il Tirreno

 

Pubblicato da
Mario Cassese

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